La storia della Cupola del Duomo di Firenze, il mistero svelato dell’opera che fa da spartiacque tra il Medioevo e il Rinascimento.
“Signori Operai, non è in dubbio che le grandi imprese sono sempre difficili da realizzare. Neppure gli Antichi, immensi maestri, sono mai riusciti a voltare una cupola così gigantesca. Ho pensato senza sosta ad armature, dentro e fuori, per permettere ai muratori di lavorare in sicurezza, notti insonni senza una risposta: ciò che mi preoccupa non è soltanto l’altezza, ma soprattutto la larghezza dell’edificio. Se fosse stata tonda, si sarebbe potuto utilizzare il metodo dei Romani, col quale costruirono il Pantheon, che ho studiato con grande attenzione nei miei viaggi a Roma, ma in questo caso dobbiamo rispettare una base ottagonale, un dettaglio che rende il progetto ai limiti del possibile. Ma si tratta di un tempio sacro, dedicato a Dio e alla Vergine, per questo ho grande fiducia che saranno proprio Loro, a conferire la forza, la conoscenza e l’ingegno, all’autore di questa immane opera.
Posso esservi d’aiuto, dato che il progetto così com’è, l’ho concepito io? No. Ancora no. Ho pensato e ripensato alla soluzione, ma credo che le Signorie Vostre dovranno fidarsi del mio intuito e valutare il mio lavoro sul momento, anche se non penso di essere in grado di risultare il prescelto. Per questo propongo che vengano convocati a Firenze i più grandi architetti, non solo toscani e italiani, ma anche tedeschi, francesi e di tutto il mondo intero. Chi riuscirà a definire la via giusta per costruire la cupola, ne sarà l’esecutore. Non posso darvi consiglio migliore di questo”.
Ironico, sfrontato, visionario, geniale: con questo discorso da lui tenuto – riportato da Giorgio Vasari e diretto ai responsabili della costruzione della cupola del Duomo di Firenze – Filippo di Ser Brunellesco Lapi, conosciuto semplicemente come Filippo Brunelleschi, comincia il racconto di una delle più grandi imprese della storia, un viaggio tra terra e cielo. Per capire meglio, però, dobbiamo fare un passo indietro.
Firenze, anno 1350, per le vie e le piazze della città regna un silenzio assordante, gran parte della popolazione è stata massacrata da un’epidemia micidiale: la “peste nera”. L’Europa è in ginocchio, il progresso si ferma, l’arte si dimentica. Ora il peggio sembra passato ed è tempo di riprendersi, ripartire, s’iniziano a gettare le basi per l’avvento di una delle epoche più floride della Storia dell’uomo: il Rinascimento.
Il sole torna a splendere su Firenze e sulla Toscana intera, che diventa teatro di uno spettacolo in cui prende avvio una vera e propria corsa per la dimostrazione di potenza. Siena e Firenze si sfidano: chi costruirà la chiesa più grande avrà la supremazia morale. L’orgoglio dei fiorentini si spinge oltre ogni limite e viene realizzata una basilica immensa, un progetto mastodontico che, come tradizione dell’epoca, non tiene conto degli eventuali problemi che si presenteranno nella costruzione. Il modo attuale di concepire l’architettura e l’ingegneria sono frutto proprio della svolta rivoluzionaria legata al Brunelleschi.
La costruzione del Duomo di Firenze – ovvero la Cattedrale di Santa Maria del Fiore – era iniziata molti anni prima, nel 1296, ad opera di Francesco Talenti. I lavori erano ormai terminati, restava soltanto un piccolo dettaglio da considerare: mancava la copertura, mancava la cupola! Quello che doveva essere il gioiello della città, il capolavoro da sfoggiare, di cui vantarsi e inorgoglirsi, era in realtà uno sfregio nel cuore di Firenze. Per quasi cento anni nessuno riuscì a risolvere un problema che sembrava destinato a restare insoluto per sempre, gettando nello sconforto la popolazione fiorentina, profondamente orgogliosa e delusa.
È il 1418 quando viene indetto un bando ufficiale per la realizzazione della cupola, di fronte agli Operai delle Fabbriche del Duomo di Fiorenza, si presenta un uomo dalle strane fattezze. È piccolo, mingherlino, decisamente sgraziato, un po’ bruttino, in città è conosciuto per la sua irresistibile ironia e la voglia di scherzare, prepara burle elaborate, intelligenti, geniali, proprio come lui. Proveniente da un’agiata famiglia della città che gli ha permesso di godere di un’intensa formazione umanistica, è un curioso, un viaggiatore, Filippo Brunelleschi, detto “Pippo da Firenze”, è un orafo tremendamente affascinato dall’architettura. Si presenta con una serie di appunti scritti su fogli volanti; se conservati, avrebbero svelato gli intrighi di un mistero che dura fino a noi, ma questa è un’altra storia.
Il progetto presentato da Filippo è oltremodo ambizioso, si propone di realizzare due cupole, una a protezione dell’altra, senza impalcature. Queste strutture emisferiche immense e pesantissime, dovevano essere costruite senza l’ausilio delle centine, i classici archi semicircolari in legno, tipici dell’architettura gotica del periodo. Le centine non avrebbero potuto sorreggere il peso delle cupole, che sarebbero crollate durante la costruzione, mettendo a repentaglio l’intero progetto e minando la sicurezza dei lavoratori. Brunelleschi pensa a giganteschi archi di mattoni, all’interno degli spicchi della cupola dispone anelli di pietra e legno orizzontali, che come i cerchi di una botte, avrebbero impedito alla struttura di cedere alle spinte laterali.
Il consiglio direttivo, responsabile della costruzione dell’edificio, si sbalordisce di fronte agli schizzi del genio, ma si dimostra scettico nei confronti delle possibilità di realizzazione, si prende tempo e delibera. Sarà Filippo Brunelleschi l’incaricato del progetto ma con riserva: non ha abbastanza esperienza per condurre i lavori da solo, verrà perciò affiancato dal grande scultore Lorenzo Ghiberti. È un affronto per Filippo. Chiunque altro si sarebbe ribellato, avrebbe minacciato di andarsene, stracciato i progetti sbattendo la porta, lui invece scelse, come al solito, l’ingegno.
La costruzione della cupola procede sotto le indicazioni del Brunelleschi e la supervisione del Ghiberti, fin quando una mattina del 1425 Filippo non si presenta in cantiere: è malato. La cosa getta nello sconforto i muratori che non riescono ad andare avanti, allora bussano alla sua porta per ricevere istruzioni, la risposta è quella di far riferimento al Ghiberti, responsabile anche lui del progetto. Il Ghiberti non ha idea di come procedere, la costruzione della cupola è a un punto morto. Filippo, dopo dieci giorni di finta malattia, si ripresenta in cantiere, i lavori ripartono e diventa così l’unico responsabile dell’impresa. Con l’inganno, con una delle sue burle ingegnose, si è preso la scena, definitivamente.
Così, mentre il Ghiberti, gli Operai delle Fabbriche del Duomo e tutta Firenze si domandavano come fosse possibile che la cupola non crollasse su se stessa dato che si stavano sfidando le leggi della fisica, a passo di lumaca e al ritmo di 30 centimetri al mese, l’opera di architettura più maestosa mai realizzata, si innalzò nella volta celeste, raggiungendo – sedici anni dopo dall’inizio dei lavori – l’altezza di 55 metri dal suolo. Il 25 marzo 1436 la scala verso il firmamento era terminata e il Medioevo lasciava spazio all’era Moderna.
Si dibatte ancora oggi su come il Brunelleschi sia riuscito a portare a compimento la cupola, oggi simbolo della città, esistono delle teorie che spiegano i segreti del maestro. La disposizione a spina di pesce, mattoni verticali che tengono fermi i mattoni orizzontali, corde e fili a piombo che ne stabiliscono l’esatta posizione di posa, marchingegni, gru per sollevare i materiali, estrema cura del dettaglio: grandi verità svelate dagli studiosi. Ma nessuna dimostrazione basterà mai per capire il genio folle di uomo incredibile, che ha scalato i gradini del cielo, portando con sé i segreti del suo sapere.
Foto di Francesco Sani; Illustrazione di Antrasat