Calcio, football, rugby. Sono svariati gli sport che vengono praticati ormai da secoli con palle ovali o rotonde. Non tutti, però, avranno sentito parlare forse del calcio storico fiorentino, noto anche come “calcio in livrea” o “calcio in costume”, una disciplina sportiva che si rifa all’harpastum o alla sferomachia dei greci. Anche qui si gioca in squadre e la palla, curiosamente, è gonfia d’aria. Secondo alcuni studiosi questo gioco può essere considerato l’antesignano del calcio, ma sembrano maggiori i punti in comune con il rugby. Si tratta infatti di uno sport di cui si ha conoscenza almeno dal 1314, quando iniziò a diffondersi in Inghilterra dopo aver visto la luce a Firenze.
Va da sé che nel corso degli anni le regole del calcio storico fiorentino siano cambiate in numerose occasioni. Quelle attuali vogliono che le partite durino 50 minuti e si disputino su campi rettangolari, divisi in 2 quadrati da una sola linea bianca. Alle estremità del terreno di gioco è presente una rete che si estende per l’intera larghezza del campo. Già solo per l’attrezzatura necessaria risulta abbastanza complicato organizzare un incontro fra amici, ma se si aggiunge il fatto che ogni squadra deve essere composta da 27 persone i problemi si moltiplicano ulteriormente.
I calcianti sono suddivisi infatti in ruoli specifici: 4 Datori Indietro (portieri), 3 Datori Innanzi (terzini), 5 Sconciatori (centrocampisti) e 15 Innanzi o Corridori (attaccanti). Insieme al cosiddetto Alfiere, il Capitano è chiamato a sedare eventuali dibattiti tra i giocatori. Il Giudice Arbitro, supportato da 6 Segnalinee e dal Giudice Commissario, vigila sulle varie azioni di gioco, ma è Il Maestro di Campo ad avere l’ultima parola su tutto. Insomma, una bella baraonda. Non a caso il calcio storico fiorentino veniva praticato in epoca medievale in occasione del Carnevale, quando era più facile radunare capannelli di persone disponibili a giocare.
Quando la partita inizia, i calcianti devono tentare di condurre la palla fino alla fine della metà campo avversaria per segnare la “caccia”, senza disdegnare placcaggi o metodi più rudi, ma a patto che gli scontri riguardino un solo giocatore per squadra e che entrambi accettino dichiaratamente il duello fisico; a tal proposito, non sorprende apprendere che in passato il calcio storico fiorentino
è stato anche sospeso per eccessiva violenza. Se si sbaglia un tiro e la sfera termina sopra la rete, viene attribuita mezza caccia all’altra squadra. Dopo ogni caccia le formazioni si devono cambiare di campo. Come intuibile, vince chi ha realizzato più cacce allo scadere del tempo.
Tra i più grandi protagonisti del calcio storico fiorentino figurano anche personalità di tutto rispetto. Numerosi erano i membri della famiglia de’ Medici che erano soliti dilettarsi in questo gioco, ma anche alcuni papi si sono divertiti spesso e volentieri nelle vesti di calcianti. Un tempo anche i premi in palio risultavano piuttosto bizzarri e interessanti: più volte il Maestro di Campo si è ritrovato a consegnare una vitella di razza chianina alle formazioni che riuscivano ad aggiudicarsi interi tornei. Lo sviluppo del gioco non si è fermato nel terzo millennio, anzi. Le quote delle scommesse su eventi live riguardano perlopiù calcio e football, ma dal 2008 il calcio storico fiorentino aderisce alla FIGeST (Federazione Italiana Giochi e Sport Tradizionali), che è associata al CONI. Ancora oggi, a Firenze, le manifestazioni annuali dedicate a questo sport fanno parte di una tradizione radicata nella cultura della città e in tanti si divertono a prodursi nei pronostici sui possibili vincitori.
Ph cover by Giuseppe Sabella