Uno studioso americano, Robert Merton, nel 1948 scoprì la “profezia che si autoavvera” e dimostrò attraverso un esperimento di psicologia sociale, che “una supposizione o profezia per il solo fatto di essere stata pronunciata, fa realizzare l’avvenimento presunto confermando in tal modo la propria veridicità». Dopo di lui molti altri produssero esperimenti del genere e tutti, con modalità e teorizzazioni diverse si trovarono d’accordo (per chi vuole approfondire, Tauber e Green, L’Esperienza Prelogica, 1959). Per adesso ci è dato di capire che il nostro cervello, formato da miliardi di connessioni sinaptiche, possiede una capacità unica di captare dall’esterno innumerevoli informazioni in brevissimo tempo, in buona parte senza accorgersene, ovvero in modo inconscio.
Ritornando al concetto di impotenza, la mente si struttura fin da subito a contatto con la percezione di forze naturali non propriamente gestibili. E’ l’impotenza nei confronti di un mondo gigantesco e complicato (ma altrettanto interessante e stimolante) che ci regala la forza di andarlo a scoprire. Ogni scoperta che facciamo, però, è sempre relazionale, ovvero procede nella nostra vita attraverso le relazioni: da bambini, i genitori fanno da interlocutori principali e ci insegnano come loro vedono il mondo, da adulti attraverso le persone che incontriamo, le amicizie e gli amori.
Ma c’è forse un elemento ancor più profondo che ci dirige in questo percorso, il desiderio. E’ proprio il desiderio la benzina ufficiale dei nostri motori mentali. Individuare e seguire i nostri desideri è probabilmente l’impegno più nobile e utile che abbiamo nei confronti di noi stessi e di chi ci circonda. Ma per farlo dobbiamo investire del tempo: i desideri non parlano in frazioni di secondo, come gli istinti. I nostri desideri si nutrono di molte cose e maturano come benzine raffinatissime in recipienti che vanno analizzati al riparo da agenti chimici. In un momento storico in cui viviamo buona parte del Tempo (T) impegnati nella frenesia e nel lavoro (L), attività nelle quali spendiamo buona parte delle nostre forze (F), forse dobbiamo chiuderci in un laboratorio di fisica e studiare una nuova formula che potrebbe essere Forza= L(Love) x T(Tempo) .
(Fine seconda parte. La prima sempre su FUL… e dove sennò?)
MARIO PUCCIONI
Psicoanalista e docente universitario