Nativi digitali: chi sono e quali sono le loro caratteristiche

nativi digitali

Si parla spesso di nativi digitali ma sapremmo collocarli in una definizione spazio temporale?

È il 1985 quando iniziano a diffondersi i primi personal computer con interfaccia grafica e sistemi operativi Windows ed è proprio con la nascita e lo sviluppo di queste nuove tecnologia che inizia via via a svilupparsi una nuova generazione di ragazzi e ragazze che, al giorno d’oggi, sembrano essere lontani anni luce da come i loro genitori ed i loro nonni erano alla loro stessa età.

Questa nuova generazione prende il nome di nativi digitali, termine coniato dallo scrittore statunitense Mark Prensky proprio per indicare tutti quei giovani che sono nati circondati dalla tecnologia e che hanno sempre vissuto in simbiosi con i mezzi tecnologici, dai personal computer agli smartphone, dalle consolle di gioco ai visori per la realtà aumentata.
Secondo Paolo Ferri, docente all’Università di Milano “Bicocca”, il nativo digitale si può declinare in tre categorie in base alla età ed alla fruizione degli strumenti digitali, categorie che segnano la transizione dall’analogico al digitale nei paesi sviluppati.
Abbiamo quindi i nativi digitali puri, bambini che vanno dagli zero ai 12 anni. Sarebbero loro, secondo gli studi, i veri nativi digitali, giovanissimi che vivono un’esperienza diretta sin dalla nascita con schermi interattivi digitali e che navigano in Internet usufruendo del Web 2.0. I nativi digitali sono coloro che prediligono gli schermi interattivi degli smartphone, dei computer e dei tablet alla televisione.

La seconda categoria prende il nome di millenials e ne fanno parte ragazzi e ragazze dai 14 ai 18 anni; infine ci sono i nativi digitali spuri, che comprendono giovani tra i 18 e i 25 ma che, nonostante, utilizzino molto Internet, continuano ad usare la versione del Web 1.0.
Una caratteristica che accomuna tutte le categorie sopracitate, ma soprattutto i più giovani, è il fatto che, aver vissuto sempre in simbiosi con la tecnologia, ha contribuito a rendere quest’ultima come una sorta di estensione del corpo umano stesso, reale e virtuale si fondono insieme tanto che sembra quasi che l’uno non possa esistere senza l’altro.
Questa fusione tra realtà e virtuale è accentuato, tra l’altro, dalle nuove app e, soprattutto, dai social network che permettono alle persone di connettersi col mondo, di condividere le proprie esperienze con chiunque a qualunque ora del giorno sia che si parli di compagni di scuola che di persone dall’altro lato del globo.

Una caratteristica di queste nuove generazioni è il loro essere multitasking.

Grazie alla rete e agli smartphone, infatti, i giovani d’oggi sono abituati a fare molte cose contemporaneamente: ascoltano musica, mentre navigano in Internet e postano foto e video sui social network, parlano costantemente con i loro amici grazie alle app di messaggistica istantanea come Whatsapp e Telegram, pubblicano stories su Instagram, o ancora fanno delle dirette live in cui mostrano in contemporanea cosa stanno facendo e dove si trovano.
La conseguenza di questo multitasking però è che incide sull’attenzione selettiva e la memoria associativa a lungo termine dei giovani e, soprattutto, dei giovanissimi. I nativi digitali, infatti, si distraggono più facilmente e, a causa anche della messaggistica istantanea che è di per sé breve e immediata, non riescono a mantenere attiva l’attenzione verso testi più lunghi e impegnativi.
Sarebbe opportuno fare, comunque, un’ulteriore distinzione: la popolazione di Internet non si limita soltanto ai nativi digitali, ecco perché sono stati identificati altri gruppi di individui che fanno uso del Web.

CI RIFERIAMO AGLI IMMIGRATI DIGITALI E AI TARDIVI DIGITALI

Non è vero infatti che i nativi digitali sono gli unici a saper utilizzare perfettamente Internet e le nuove tecnologie, solo perché ne sono circondati sin dalla nascita, ma c’è una categoria di individui in particolare che ha una certa dimestichezza con questo universo digitale perché è la stessa categoria che lo ha creato e sono proprio gli immigrati digitali.
Nonostante gli immigrati digitali siano cresciuti prima della nascita delle tecnologie multimediali, le hanno adottate con il tempo e le loro conoscenze relative a questi strumenti si sono sviluppate in contemporanea con l’avanzamento della tecnologia stessa.
Fanno parte di questa categorie quelle persone che hanno vissuto sia il mondo “di prima” che quello “di dopo”, una categoria di individui ridotta ma fondamentale per la costruzione della conoscenza, della cultura e delle elaborazioni relative alla rete perché ne ha seguito la nascita e lo sviluppo.
Diverso è per i tardivi digitali, che sono coloro che sono cresciuti senza tecnologia e che è entrata nella loro vita in età avanzata e che tutt’ora, la guardano con diffidenza.
Va detto comunque che, nonostante i giovanissimi siano nati “con lo smartphone in mano”, si sopravvaluta molto spesso la loro conoscenza della rete. Secondo i dati dellECDL, l’ente che rilascia la patente europea per l’uso del computer, la generazione dei nativi digitali è la prima a non conoscere le norme di base per navigare in Internet in sicurezza.
Infatti, stando ai dati, i giovani sanno come usare Internet nel senso operativo del termine come andare su Google ed effettuare una ricerca per esempio, ma non sanno quali sono le conseguenze di questa operazione.

Cosa succede quando accedo a Google?

I giovani molto spesso non proteggono la propria connessione, né tanto meno la propria privacy o quella degli altri mettendo così alla mercé di chiunque dati sensibili ignorandone la pericolosità.