“Circoli Arci, Feste de L’Unità, spazio ai giovani: vi racconto il nostro Partito Democratico” – intervista a Francesco Martini, segretario PD Rignano sull’Arno 

Francesco Martini nella sede del Partito Democratico di Rignano sull'Arno

Il 12 giugno, a Rignano sull’Arno i cittadini hanno votato per rinnovare il consiglio comunale ed eleggere il sindaco. Ha vinto le elezioni Rignano Unita, la coalizione composta da forze di sinistra e centro sinistra (Partito Democratico, Gruppo Misto e Laboratorio Politico). 

Che ruolo ha avuto il PD nella coalizione? Come si sta muovendo a livello nazionale? Lo abbiamo chiesto a Francesco Martini, giovane segretario del circolo di Rignano dall’autunno scorso. 

Hai voluto fortemente che il Partito Democratico fosse parte della coalizione Rignano Unita. Cosa provi adesso, dopo avere vinto le elezioni? 

Il Partito Democratico è stato tra i fondatori della coalizione. Abbiamo scommesso tutto sul fatto che il modo giusto di aggregare più forze politiche fosse tramite una visione comune. Abbiamo creato uno spirito di squadra forte, con le persone pronte a difendersi e a darsi una mano. Una volta mi hanno detto che i bravi leader tengono insieme i gruppi con la fiducia anziché con la lealtà. Penso che io, Giacomo Certosi (Gruppo Misto, neo sindaco del paese, ndr) e Alberto Mariotti (Laboratorio Politico, neo assessore, ndr) che abbiamo guidato le forze politiche in questa alleanza, abbiamo operato seguendo questo principio. 
Con tutti gli iscritti del PD che si sono messi a disposizione e che hanno dato fiducia al progetto saremo per sempre in debito. Essere premiati dai cittadini, poi, è per noi una soddisfazione enorme, che ci onora. 

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Davanti alla sede del PD a Rignano sull’Arno dopo le elezioni del 12 giugno. Da sinistra a destra: Monica Marini (segretaria metropolitana PD); Giacomo Certosi (neo sindaco di Rignano); Francesco Martini (segretario del circolo di Rignano); Francesco Pignotti (assessore a Bagno a Ripoli). Foto di Jacopo Cane.

Letta sta cercando di creare un campo progressista che va da Italia Viva fino a Sinistra Italiana. Come mai non è entrata Italia Viva in Rignano Unita? 

Credo che il progetto di Letta sia quello giusto e l’ultima tornata elettorale sembra averlo avvalorato. Ovviamente ogni realtà locale ha le sue declinazioni, e nel nostro caso non ci sono state le condizioni per un ingresso di Italia Viva nella coalizione. Non dimentichiamo, comunque, che fino a pochi giorni fa avevamo da riprendere un comune in cui eravamo all’opposizione. Ora si apre una stagione nuova, quella in cui siamo ad amministrare. L’obiettivo oggi non è più quello di vincere le elezioni, ma di governare bene e pacificare il nostro territorio, e questo passa anche dal rispetto politico delle opposizioni. 

Come mai è rimasta fuori anche la lista civica del sindaco uscente, Insieme per Rignano? Cosa pensi del fatto che l’ex sindaco Lorenzini abbia definito, durante la campagna elettorale, Rignano Unita come un “mappazzone”? 

Vale la risposta che ho dato alla domanda precedente. Aggiungo che spesso è mancata la sintesi tra noi e loro, nella scorsa consiliatura. Credo che presiedendo il prossimo consiglio comunale avremo la responsabilità di segnare un cambio di passo in questo senso: se è possibile un dialogo con le opposizioni, allora è necessario cercarlo per il bene della nostra comunità, perché il contributo dell’opposizione può essere costruttivo per chi governa. E soprattutto è necessario trattare tutte le forze politiche con rispetto e dignità. Quanto al mappazzone ora la palla è in mano a noi, è nostro dovere dimostrare di essere un gruppo compatto e coeso: possiamo farlo solo amministrando bene. 

Come valuti l’operato di Lorenzini? 

Dal punto di vista amministrativo alcune cose sono state fatte bene, e credo che avranno un valore ancora maggiore se avremo modo di constatare, nelle prossime settimane, che c’è stata lasciata una situazione di solidità e governabilità. Credo che in termini generali la mancanza principale dell’amministrazione uscente sia stata di non essere riuscita ad avvicinare abbastanza i cittadini alla vita politica e amministrativa -e secondo me è un limite delle forze civiche- oltre alla gestione in consiglio comunale dell’opposizione: anche quest’ultima ne fa parte, ed è giusto renderla partecipe della vita politica. 
In generale, comunque, i dieci anni dell’ex sindaco rimarranno certamente nella storia del nostro comune e probabilmente tra un po’ di tempo sarà più facile valutare l’operato con lucidità. Noi non abbiamo nessuna intenzione di smantellare quanto di buono è stato fatto. Condurremo i cinque anni come abbiamo fatto in campagna elettorale, parlando di idee e cercando di mettere fine a ogni personalismo

Sembra che la segreteria metropolitana e regionale del PD non abbia accolto, almeno inizialmente, in modo favorevole l’idea di formare la coalizione senza Italia Viva e Insieme per Rignano. Come mai? 

È normale che il Partito Democratico, attraverso i suoi organi federali, dia delle indicazioni ai circoli locali sui percorsi da intraprendere per le elezioni amministrative. Sta poi ai circoli, assieme ai dirigenti, verificare se le condizioni per le alleanze ci siano. Credo che la storia di Rignano non abbia niente di strano: c’è stata proposta una strada, abbiamo provato a percorrerla ma le condizioni per andare fino in fondo non ci sono state. Noi abbiamo scommesso che quello di Rignano Unita fosse il percorso migliore per Rignano, che potesse essere quello che serviva alla comunità e che avessimo i numeri per vincere. Abbiamo convinto i nostri dirigenti: quando un circolo è in salute, lavora bene e coinvolge tante persone, è giusto che venga ascoltato. È un grande onore vedere che abbiamo convinto anche i cittadini. 

Non è successo spesso che il PD abbia deciso di allearsi con forze di sinistra/centrosinistra rinunciando a chi sta al centro. Com’è nata questa alleanza? 

Credo che parlare di Rignano rapportandolo troppo ad altri contesti ci faccia perdere di vista la realtà. Siamo un paese di circa 8.600 abitanti, in consiglio comunale ci chiamiamo per nome. Noi abbiamo parlato dei nostri sogni nei luoghi di questa comunità: il Cinema Bruschi, i circoli ARCI, le Feste de l’Unità. Abbiamo poi chiamato a raccolta i cittadini per cercare di essere più rappresentativi possibile: in realtà piccole come la nostra si può avere quest’ambizione. Il progetto politico è nato e cresciuto sulle spalle delle forze che hanno una visione comune del futuro di Rignano: se questo farà da scuola in altri comuni sarà solo perché anche altrove ci sarà un’idea corale e condivisa, che parte dai temi ed è portata avanti da gente che conosce bene le comunità. 

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La festa nella sede del PD a Rignano dopo le elezioni del 12 giugno. Foto di Jacopo Cane.

Sei stato il primo segretario eletto nel PD di Rignano dopo che Matteo Renzi ha fondato Italia Viva e Tiziano Renzi ha lasciato la segreteria. Com’è stato gestire il dopo Renzi nel suo paese natale? 

Come gestire un circolo del Partito Democratico in un territorio in cui andava riconquistato il comune. Nessuno lo ha vissuto come un dopo Renzi. È stato possibile impostare un percorso così perché è quello che i cittadini ci hanno sempre chiesto: parlare dei bisogni e delle idee dei rignanesi. 
In generale, comunque, credo sia opportuno superare la fase in cui si scandisce il tempo in pre e post fondazione Italia Viva, come credo non giovi a nessuno, soprattutto alla politica, continuare a utilizzare etichette come renziani e anti renziani. A Rignano questo ha segnato lo scontro del 2017, ma nel 2022 è stato premiato chi ha tenuto questo tema fuori dal dibattito elettorale, perché ha permesso di rimettere al centro il paese. Cito le parole del sindaco Certosi, che qualche giorno fa alla domanda “non siete più solo il paese dei Renzi?” ha risposto: “non siamo il paese di nessuno, se non dei rignanesi”. 

Hai vissuto da segretario di partito la tua prima campagna elettorale. Com’è andata? 

È stata l’esperienza più bella della mia vita. Non credo di poter trovare parole che la descrivano meglio. 

Come si sta muovendo il Partito Democratico a livello nazionale? Pensi che un campo progressista largo sia la strada giusta da seguire per sconfiggere la destra, ad oggi prima nei sondaggi? 

Senz’altro. Aggiungerei che è necessario far passare questa coesione per alcuni temi identitari importanti, sui quali dobbiamo essere coraggiosi. Penso a europeismo, accoglienza e lavoro, inteso come dare a tutti le stesse opportunità. Su questi argomenti il Partito Democratico deve fare da guida in questo campo largo.  
A livello nazionale il PD sta perdendo terreno con i Millennials e con la Generazione Z. In queste fasce d’età (rispettivamente dal 1981 alla fine degli anni ‘90 e dalla fine degli anni ‘90 al 2010, ndr) raccogliamo pochi voti e soprattutto poca partecipazione alla vita politica. Per contro, c’è tutta una generazione di attivisti nel PD che scalpita per farsi sentire e che, quando investita di responsabilità e potere decisionale, è in grado di lavorare benissimo, perché competente e dotata di visione. Rignano ne è una piccola testimonianza, giacché la metà dei membri della segreteria sono under 35. Se “faremo scuola” su qualcosa mi piacerebbe che fosse su questo, perché è strategico che la mia generazione si senta rappresentata dal Partito Democratico, tramite le persone e tramite le proposte. 

Come mai non eri tra i candidati di Rignano Unita? 

Credo che il ruolo del segretario debba essere, quando possibile, distinto da quello di candidato. È utile per far sì che la squadra sia sostenuta a dovere, che i candidati arrivino tutti alle elezioni con una buona base di consenso e che gli accordi di coalizione siano garantiti. Non sempre è possibile, perché le forze di cui la politica dispone sono spesso limitate. Nel nostro caso, per fortuna, avevamo avvicinato moltissime persone, rappresentate dalla disponibilità di 12 candidati davvero molto competenti e credibili. 

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Francesco Martini davanti alla sede PD di Rignano. Foto di Silvia Montevecchi, autrice anche della prima fotografia in alto.

Cosa farai adesso? 

Rimango al servizio della mia comunità e del nostro partito. Credo ci siano alcune cose da portare a termine nel passaggio da partito di opposizione a partito di maggioranza, delle quali spetta a me e alla mia segreteria occuparsi. E poi vedremo: ho ancora negli occhi l’esperienza bellissima dell’ultimo mese. Se mi convincerò in futuro di poter fare qualcosa di altrettanto bello, magari raccoglierò una nuova sfida: se accadrà, spero di farlo assieme a chi è stato al mio fianco in questi anni. Devo, in questo senso, un ringraziamento speciale a chi ha lavorato nella mia segreteria: Andrea, Emanuele, Enrico, Federica, Grazia, Federico, Sara, e i miei due angeli custodi, Maurizio e Claudio. Sono stati la nostra forza. Credo che il partito dovrà servirsi sempre di persone come loro, perché è gente straordinaria, e la politica ha bisogno di persone così.