Nel primo Novecento, lo sport è stato fondamentale per lo sviluppo della città di Firenze e il Parco delle Cascine – fondato il Club Sportivo – ne è stato protagonista indiscusso: ciclismo, tennis, calcio, podismo e tamburello. Tutt’intorno fioriscono bar, circoli e un’atmosfera indimenticabile.
È proprio sulla riva sgretolata di brecciolino e fango sciolto dalle piogge del Parco delle Cascine che un gruppo di nobili e borghesi fiorentini fondò nel lontanissimo 1870 il Veloce Club Firenze, la più antica società ciclistica italiana dotata di statuto, che raccoglieva la passione di cinquantasette velocipedisti guidati dall’avvocato Giovanni Fazzini e dal presidente Gustavo Langlade, originario del Belgio. Quel gruppo di simpatici pionieri della bicicletta era a tutti gli effetti considerato un manipolo di svitati che, ondeggiando su mezzi tanto alti da non permettere di toccare terra con i piedi, rischiava di cadere ad ogni pedalata mal assestata.
Nonostante la loro pessima reputazione, il Club riuscì in un’altra impresa leggendaria: organizzare la prima gara su strada mai corsa in Italia. Partenza da Firenze e arrivo a Pistoia, dopo aver percorso 33 chilometri. A testimonianza della cattiva fama di questi “cavalieri”, in prossimità della gara, uscì un articolo dedicato su La Nazione del 2 febbraio 1870, che recitava: “Quest’oggi stesso avrà luogo la gara dei velocipedi nella corsa già annunciata fra Firenze e Pistoia. Gli iscritti raggiungono quasi il numero di 40, e perché l’insolita prova non sia turbata per via, alcuni dragoni a cavallo perlustreranno il terreno della corsa. La partenza è fissata per le 8 antimeridiane dal Ponte alle Mosse”. Vinse l’americano Rynner Van Hest che impiegò quasi tre ore per arrivare al traguardo, conducendo con eroismo il suo mezzo di oltre 20 chilogrammi.
Le attività del gruppo proseguirono sotto il nome di Club Velocipedistico Fiorentino dal 1884 al 1903. In quell’anno infatti la società si fuse con un club motociclistico cittadino, chiamato Club Sportivo Ardire, dando i natali al Club Sportivo Firenze.
Il 1908, poi, è l’anno dell’apertura di una sezione dedicata al calcio del Club Sportivo Firenze, che incorpora i giocatori della Florence Football Club. Si crea una rivalità accesa con la squadra calcistica della Palestra Fiorentina Ginnastica Libertas, i cui giocatori venivano apostrofati con l’ingiuriante nomignolo di “ghiozzi rossi”, per le casacche di colore rosso acceso e per i caratteristici tuffi nel Fosso Macinante da cui recuperavano i palloni finiti nell’acqua. Eppure è proprio dalla fusione di queste due compagini cittadine che nel 1926 e sotto la presidenza di Luigi Ridolfi nasce la ACF Fiorentina, il cui colore sociale sarà il viola, scelto proprio dal presidente.
Il Parco delle Cascine è, dunque, il teatro in cui il Club Sportivo si prende i suoi spazi. Lo sport è il comune denominatore e Firenze sviluppa attorno a quel pezzo di terra il suo spirito competitivo. I vialetti del parco sono il luogo in cui il ciclismo dilaga, come vezzo di un manipolo di eroi borghesi. Dalla statua di Vittorio Emanuele a cavallo al Monumento all’Indiano e ritorno, un ovale di circa dieci chilometri in cui far mulinare le gambe sui pedali di quei mezzi sconclusionati. Nel 1893 l’attività ciclistica si sposta all’interno del nuovissimo Velodromo. Tutto in terra battuta misura circa 350 metri. Già dall’anno seguente la terra lascia spazio al cemento e le curve iniziano a rialzarsi. Si susseguono interventi di restauro e dagli anni Venti il Velodromo ospita al suo interno anche un campo da calcio, mentre nei pressi si comincia anche a giocare a tennis, un altro sport che arricchisce la Polisportiva del Club.
Il ciclismo resta comunque l’attività centrale, principale attrattiva dell’eccezionale e moderno impianto del Velodromo. Ruote veloci e nomi di rilievo si alternano sul cemento fiorentino del Velodromo delle Cascine, stelle del ciclismo su strada che vengono ad allenarsi e divertirsi. Ma la stella più preziosa del Club Sportivo è proprio un fiorentino: Enzo Sacchi. Non è alto, ma è compatto e potente e quando si lancia in uscita dalla parabolica diventa un missile. Colleziona campionati italiani e a Firenze si comincia a parlare di lui, “reuccio” del Velodromo alle Cascine. È il 1951 e ai Mondiali di Milano Sacchi sfreccia nella Velocità e batte tutti. “La prima maglia dai colori dell’arcobaleno è stata indossata da un italiano: Enzo Sacchi del Club Sportivo Firenze, è il nuovo campione mondiale dilettanti”, scrive Emilio De Martino su Lo Sport del 30 Agosto 1951, chiedendosi se quella vittoria fosse una semplice chimera o un buon auspicio per il futuro. E così sarà. L’anno seguente Sacchi si ripete a Parigi e conquista la medaglia d’oro ai giochi olimpici di Helsinki; continuerà a correre nei professionisti, senza ripetere su strada la straordinaria carriera della pista, nata proprio sul cemento delle Cascine. Resta negli occhi la sua maglia iridata che esce dalla parabolica e trasforma la sua velocità in un arcobaleno lanciato sul traguardo. Per sempre, perché il Velodromo delle Cascine sarà intitolato proprio a Enzo Sacchi, baluardo della velocità su pista per l’eternità.
Agli arbori della storia sportiva di Firenze vi è, però, un altro sport che coinvolge uomini vestiti con completi bianchi che cingono con un braccio un cilindro di legno con aculei sporgenti, lo chiamano “bracciale”. Il pallone col bracciale è uno sport che a Firenze trova il suo tempio nello Sferisterio costruito nel 1893, tra il Fosso Macinante e piazza Vittorio Veneto. Un mix di tennis e pallavolo che si gioca a squadre e muove un forte giro di scommesse e denaro. Ecco perché intorno agli anni Venti i beniamini di questo sport sono tra gli sportivi più ricchi, insieme ai toreri spagnoli e ai lottatori di sumo giapponesi.
Lo Sferisterio è un lungo rettangolo prima di terra e poi di cemento. Su un lato si alza un muro dove batte la palla, sull’altro una marea di gente assiste assiepata sulla tribuna arroccata. E anche questo gioco regala a Firenze un fuoriclasse. Gino Brachetti nasce a Firenze nel 1935 e allo Sferisterio inizia a giocare al pallone col bracciale, fino a diventare, già in tenera età, un campione. Il primo titolo italiano lo vince nel 1951 a Rimini. Gino ha soltanto sedici anni e proprio per questo sarà per tutti “Ginetto”. Quando il pallone col bracciale subirà un lento declino, soppiantato da altri sport più popolari, Ginetto diventerà uno dei primi professionisti del nuovo “palla tamburello”, che nasce dalle ceneri della storica disciplina. Giocherà fino a tarda età, restando tra i migliori anche nella seconda ondata di popolarità del tamburello, negli anni Novanta. Muore a Firenze nel 2000, lasciando un grande vuoto, ma continuando ad essere ricordato da tutti i tamburellisti italiani e sportivi.
La cittadella sportiva si completa così di un’altra costruzione che rende la zona del Parco delle Cascine un centro nevralgico dello sport fiorentino. Ecco dunque che il Club Sportivo, oltre ad essere la società polisportiva più antica di Firenze, incarna lo sport nella sua irrinunciabile accezione di aggregazione, coinvolgimento e coesione di una città.
Ancora oggi sono presenti i gruppi del tennis, del calcio, del ciclismo, del podismo e del tamburello. Le strutture, ristrutturate e riorganizzate rappresentano ancora il cuore pulsante della polisportiva e del Parco delle Cascine. E chissà che non possano regalare a Firenze dei nuovi Enzo Sacchi e Gino Brachetti.
Foto a cura dell’Archivio del Tamburello