Coronavirus e crisi economica. Quali scenari in Europa e per Firenze?

coronavirus e crisi economica

I rischi di un’errata risposta di politica economica europea e l’annoso contrasto tra i paesi del Nord e quelli mediterranei.

Quella delle tempistiche ristrette è un’altra caratteristica della situazione eccezionale che stiamo vivendo. Siamo passati da una situazione di tranquillità, che col senno di poi possiamo definire eccessiva, allo stato di emergenza nel giro di pochissimi giorni. I primi pacchetti per garantire il galleggiamento delle economie occidentali sono arrivati con una rapidità senza precedenti in tempo di pace. E, non a caso, in Europa è già iniziato uno scontro molto forte per abbandonare la disciplina di bilancio che ne caratterizza la governance economica in favore di strumenti diversi e più flessibili, ma soprattutto più potenti, capaci di mobilitare sufficienti risorse finanziarie.

È ancora presto per capire quali esiti avrà questa battaglia, ma è chiaro che sono venuti nuovamente al pettine dei vecchi nodi che negli ultimi dieci anni erano rimasti irrisolti. Si dice che il processo di integrazione europea procede proprio grazie alle crisi che, di volta in volta, colpiscono il continente. Se non saranno superate le divergenze tra paesi “nordeuropei” e “mediterranei” c’è il rischio che questa crisi, per l’Unione Europea, sia l’ultima: una comunità politica che impone vincoli sulla libertà di azione dei propri membri senza meccanismi solidaristici è destinata a non durare.

Firenze è colpita in termini di mancato flusso turistico. La nostra città potrebbe soffrire più di altre in termini di recessione?

Per quanto riguarda l’impatto del COVID-19 sulla città, dobbiamo ricordare che non tutti i settori sono colpiti allo stesso modo. Avere un’economia più diversificata sarebbe stato meglio, tuttavia, fortunatamente, la città non vive solo di turismo. Secondo il Centro Studi dell’Istituto Regionale di Statistica, dati 2019, il turismo vale per Firenze 2 miliardi di Euro, pari al 7% del PIL cittadino.

Se è prevedibile che questo settore e quello del commercio saranno colpiti in modo importante per un periodo di tempo forse lungo, i settori dell’abbigliamento e della metalmeccanica probabilmente sono in grado di ripartire con maggiore facilità. O, come nel caso del settore alimentare, di continuare a lavorare anche in questi mesi. Ma non si deve sottovalutare il rischio che le catene internazionali del valore vengano ridisegnate e che i mercati vadano verso un periodo di minore apertura. Questo al netto, come detto sopra, di una politica economica forte che è comunque indispensabile.

Articolo a cura di Francesco Marrangoni

Foto: Michele Borzoni, Workforce