Ghiberti, Verrocchio e Giambologna, ospiti “illustri” da Orsanmichele al Museo Nazionale del Bargello

immagine: archivio Museo Nazionale del Bargello

dal 5 aprile al 4 settembre 2023 il Museo Nazionale del Bargello ospita in mostra il San Giovanni Battista di Lorenzo Ghiberti, l’Incredulità di San Tommaso di Andrea del Verrocchio e il San Luca del Giambologna, tre tra i massimi capolavori della statuaria bronzea rinascimentale.

Breve premessa, circa la chiesa di Orsanmichele a Firenze.

Tra Piazza del Duomo e Piazza della Signoria, nella affollata Via dei Calziuoli, sorge una chiesa imponente e unica nel suo genere, anche per la sua pianta rettangolare: è Orsanmichele e deve il suo nome all’origine della sua storia.

In quel luogo sorgeva anticamente un convento femminile con orti annessi, dove fu poi costruita una piccola chiesa dedicata a San Michele Arcangelo chiamata, per l’esistenza degli orti sopravvissuti al monastero, San Michele in Orto. Nel 1240 la chiesa fu demolita per ospitare il mercato delle granaglie, ma nel 1304 un devastante incendio obbligò il mercato a spostarsi e l’edificio fu convertito in chiesa. La pianta rettangolare, tipica della loggia del mercato, è stata conservata. I lavori per la chiesa di Orsanmichele furono lunghi e insidiosi, avvennero tra il 1337 e il 1366 con interruzione obbligata, dovuta alla peste nera.

Nel 1406 venne decretato che le Arti di Firenze decorassero la chiesa con statue raffiguranti i protettori della città, da esporsi nelle nicchie esterne della chiesa di Orsanmichele; così furono edificate le effigie dei santi protettori delle varie Corporazioni delle Arti, che diedero vita a un ciclo scultoreo eccezionale, con opere dei maggiori artisti fiorentini come Donatello, Brunelleschi, Ghiberti, Giambologna e Verrocchio. Il nuovo cantiere scultoreo andava a sommarsi al fermento della vicina Opera di Santa Maria del Fiore, all’epoca caratterizzata dallo stile vicino a Lorenzo Ghiberti.


Orsanmichele è un edificio unico per Firenze: mezzo granaio, mezza chiesa. L’interno di Orsanmichele contiene testimonianze di grande valore storico e artistico, mentre si possono notare ancora particolari che testimoniano l’originale destinazione dell’edificio. Sopra la porta si trova lo staio, antica unità di misura per biada e granaglie, sono inoltre identificabili il luogo dove venivano issati i sacchi e le bocche di scarico dove venivano raccolte le granaglie dai canali del piano superiore, ora adibito a museo, parte dei Musei del Bargello.


La chiesa è appunto ornata all’esterno di nicchie con le statue dei santi protettori delle Arti, così Giovanni Villani nella sua Nuova Cronica descrive l’evoluzione di Orsanmichele da mercato delle granaglie a splendida chiesa delle Arti: “E ordinossi che ciascuna arte di Firenze prendesse il suo pilastro, e in quello facesse fare la figura di quel Santo in cui l’arte ha riverenza; e ogni anno per la festa del detto santo i consoli della detta arte facessono co’ suoi artefici offerta e quella fosse della compagnia di Santa Maria d’Orto San Michele per dispensare a’ poveri di Dio; che fu bello ordine e divoto e onorevole a tutta la città”.

La mostra Ghiberti, Verrocchio e Giambologna, ospiti “illustri” da Orsanmichele al Museo Nazionale del Bargello.


Si è tenuta ieri la conferenza stampa della nuova mostra al Museo Nazionale del Bargello, alla presenza del direttore dei Musei del Bargello, Paola D’Agostino insieme alla funzionaria storica dell’arte, responsabile del complesso di Orsanmichele e del Museo di Palazzo Davanzati nonché curatrice della mostra, Benedetta Matucci e al Direttore del Settore restauro Bronzi e Armi antiche dell’Opificio delle Pietre Dure, Laura Speranza.


Da domani 5 aprile – sino al 4 settembre 2023 – il Museo Nazionale del Bargello ospiterà in mostra le tre opere del celebre ciclo scultoreo di Orsanmichele, trasferite presso l’antica sede del Palazzo del Podestà durante la temporanea chiusura del Complesso monumentale (12 dicembre 2022 – 22 settembre 2023) per lavori straordinari di restauro, messa in sicurezza, riallestimento e miglioria degli accessi.


Le opere selezionate per l’esposizione temporanea al Bargello provengono tutte dalle edicole situate sulla facciata orientale di via de’ Calzaiuoli: il San Giovanni Battista di Ghiberti (1413-1416), la prima statua monumentale del Rinascimento (con un particolare: la sclera degli occhi in argento), viene dal tabernacolo dell’Arte di Calimala, mentre il San Luca del Giambologna (1602) fu commissionato dall’Arte dei Giudici e dei Notai. L’opera dello scultore fiammingo si contraddistingue per la grande potenza espressiva e, a differenza degli altri due bronzi, non aveva mai avuto altre occasioni fino ad oggi per lasciare il palazzo di Orsanmichele, se non per la necessaria messa in sicurezza durante la seconda guerra mondiale e per il restauro del 2001. Infine, il gruppo verrocchiesco dell’Incredulità (1467-1483), scenograficamente allestito in mostra entro una nicchia sopraelevata ad una altezza prossima a quella del tabernacolo originale, rappresenta l’Università della Mercanzia. Notevole l’espressione del San Tommaso, quasi beffarda innanzi alle piaghe del Cristo.

Questa piccola mostra focalizzata su tre grandi capolavori in bronzo mira non soltanto a rendere visibili alcune tra le più importanti statue del rinascimento, che scandiscono passaggi fondamentali del Rinascimento fiorentino, durante i lavori straordinari previsti quest’anno ad Orsanmichele – ha dichiarato Paola D’Agostino, Direttore dei Musei del Bargello – ma anche a mettere in collegamento più stretto le collezioni dei Musei del Bargello, uniche nel mostrare il dominio della statuaria fiorentina in bronzo dal Quattrocento all’inizio del Seicento. Ringrazio Benedetta Matucci per aver curato la mostra arricchendola anche di tanti dati visivi e documentari che danno conto della storia singolare delle statue di Orsanmichele dal Rinascimento ad oggi”.

Orsamichele è un monumento chiave della storia artistica fiorentina, e i suoi tabernacoli hanno ospitato per secoli alcuni dei più rilevanti capolavori della scultura rinascimentale, oggi conservati presso il museo – ha dichiarato Benedetta Matucci funzionaria storica dell’arte, responsabile del complesso di Orsnamichele e del Museo di Palazzo Davanzati e curatrice della mostra. – L’esposizione dei bronzi di via de’ Calzaiuoli al Bargello potrà essere l’occasione per approfondirne le vicende storiche e conservative, o più semplicemente per soffermarsi ad ammirare gli esiti della prodigiosa tecnica fusoria ad opera di grandi maestri quali Ghiberti, Verrocchio e Giambologna“.

La mostra è stata realizzata grazie alla collaborazione della Firenze Musei, con l’allestimento a cura di Opera Laboratori diretto da Pietro Alongi.

Un video prodotto per l’occasione e realizzato dalla SenzaFiltro Comunicazione, documenta in mostra le vicende conservative e allestitive del Complesso di Orsanmichele durante il corso del Novecento, attraverso la riproduzione di numerose fotografie storiche e moderne acquisite digitalmente, che mostrano le protezioni antiaeree predisposte dinanzi ai tabernacoli nel 1940-1943, i restauri dei bronzi intrapresi dagli anni Ottanta, l’apertura del museo nel 1996, e l’esecuzione dei calchi dagli originali per derivare le matrici necessarie alla fusione delle copie. L’ampia serie di fotografie testimonia inoltre l’evidente complessità delle operazioni di movimentazione che, come in passato, anche in occasione della mostra, ha richiesto l’impegno delle professionalità tecniche coinvolte nell’allestimento dei tre bronzi monumentali.

Nel percorso attraverso le sale del Bargello sono state predisposte apposite didascalie per individuare quelle opere che, in virtù di legami storici e artistici con le vicende di Orsanmichele, o con gli scultori in mostra, possono essere idealmente messe in dialogo con questi ospiti “illustri”. L’esempio più significativo è il San Giorgio di Donatello (1415-1417 circa), scolpito per il tabernacolo dell’Arte dei Corazzai e degli Spadai, e trasferito nel 1891 da Orsanmichele al Museo Nazionale del Bargello, entro una nicchia, replica dell’originale, dove oggi è esposta anche la celebre predella con il San Giorgio che uccide il drago e libera la principessa. Sul lato settentrionale del cortile si trova poi la statua marmorea del San Luca di Niccolò di Pietro Lamberti (1403-1406), un tempo collocata nella nicchia dell’Arte dei Giudici e dei Notai, e sostituita nel 1602 dal monumentale bronzo del Giambologna. Mentre al secondo piano, nella sala del Verrocchio, il raffinato busto marmoreo scolpito da Mino da Fiesole ritrae Piero de’ Medici (1453-1454), uno dei cinque operai che, incaricati dalla Mercanzia di far eseguire una statua per il proprio tabernacolo ad Orsanmichele, commissionarono al celebre scultore il gruppo dell’Incredulità.