Iconografia familiare: le opere di Elia Mauceri

elia mauceri

Pittore dell’Accademia fiorentina, Mauceri lavora con slancio lirico partendo dalla propria famiglia, come fosse un ordine religioso che trasmette tutto l’umano secondo uno stile.

Elia Mauceri è nato e si è formato a Firenze. Diplomato al Liceo Artistico Leon Battista Alberti, si è poi iscritto all’Accademia delle Belle Arti, alla scuola di pittura di Adriano Bimbi, con cui ha partecipato a lunghi stage di pittura nel Mugello e nell’Amiata. Tra i vari premi che gli sono stati conferiti, nel 2014 è il Vincitore del Premio Internazionale Limen Arte 2013 per la sezione pittura Accademie artisti italiani, a cura di Lara Caccia e con intervento del prof. Philippe Daverio.

L’arte di Elia Mauceri è particolarmente influenzata dalle vicende familiari dell’autore, così che quasi l’intera opera può essere letta come una biografia su tela. Non c’è accordo tra gli studiosi su come definire la famiglia, studi antropologici e sociologici ne hanno messo in evidenza una grande varietà di forme: il tema è più che mai attuale, troppo spesso, purtroppo, si parla di famiglia come luogo di disaccordo, di filiazioni generate da solitudini, di disamore assistito.

elia mauceri

Elia insieme con Dasha: da quell’amore, i compagni sono diventati genitori, hanno dato vita a Sofia.
Lo sguardo di Mauceri si concentra su questo avvenimento e il suo sguardo è intimo, quasi intrusivo, tra gli ambienti consueti: si sbircia nel contingente, nella quotidianità, nel desco e perfino nei letti, tra le lenzuola domestiche. Sofia gioca, i suoi disegni sulle pareti, dorme e sogna, in compagnia del gatto Basilio. Dasha nel sonno, con la febbre addirittura, riposa e posa, inconsapevole.

Lo sguardo di Elia entra nella sacralità del suo scrigno domestico e tutto si trasforma in un’ode profonda, evocativa di sentimenti di gratitudine e grazia. Mauceri prende forse spunto dalla tradizione figurativa della classicità rinascimentale italiana del Trecento e del Quattrocento: i suoi soggetti sono fissi come torri al centro di scene eloquenti. Ma molto ricorda anche Klimt, o Schiele, Casorati.

I tratti di questa pittura hanno una resa della realtà precisa, quasi fotografica, curata nei particolari e ben definita nello spazio, lo scenario è immobile, incantato, immerso in una magica sospensione, i personaggi vivono una situazione di classicità assorta. E c’è un che di solido che arriva da lì. E anche di semplice, di materialmente vero. Le immagini di Mauceri mescolano realtà e surrealtà, verità e fiaba, sono potenti e suggestive, atteggiate in varia staticità, tra l’attonito e il pensoso, sono immagini nutrite di «assenze» e di «attese», di domestica attendibilità, che si risolve anche in preferenze iconografiche: dettagli minuziosi, un ago nei capelli, piccoli animaletti, uccellini, esseri antropomorfi, una mela sbocconcellata… vi è una visione lucidamente attonita del reale, una tersa e minuziosa resa dei dettagli dall’effetto straniante.

elia mauceri
Dasha con la febbre

Mauceri conia un proprio personalissimo stile che sa fondere colore, simbolismo, sacralità e realtà, diventando esso stesso buona novella, una sorta di parabola in cui si configura la condizione di una famiglia che ama, un mondo in cui la dimensione sensoriale del sentimento è amplificata.
Si è chiusa lo scorso primo dicembre la mostra di Elia Mauceri e Dasha Vigori Oussova, Creazioni Condivise, curata da Antonio Natali e Adriano Bimbi nella Sala delle Colonne del Palazzo Comunale di Pontassieve. Ma le opere di Mauceri, per chi volesse vederle, si trovano in esposizione alla Galleria B.east, in via di Mezzo 40, galleria nuova e insolita per Firenze, nata dal matrimonio tra lo storico dell’arte Yan Blusseau e l’imprenditrice Anna Bowcock, dove sono raccolti lavori unici di artisti fiorentini più o meno noti al mondo delle gallerie mainstream. La Galleria B si fonde con EAST: creazione di eventi a tema gastronomico, catering privato e a domicilio. Un piacevole ritrovo con cucina, con le preziose opere di Mauceri in galleria. Andate a visitarla.