Storia di Federico Bria, un giovane illustratore fiorentino con l’ossessione del dettaglio.
Un giorno ti alzi, hai finito l’università, ti sei laureto in Scienze politiche, la prospettiva di una specialistica che ripete cose già studiate non ti alletta, e ti accorgi che è meglio tornare sui tuoi passi.
Nato a Monaco, classe ’87, Federico Bria è un giovane illustratore fiorentino autodidatta con l’ossessione per il dettaglio. Nel 2012 la reazione si innesca: Federico inizia a prendere sul serio il suo sogno quando un giorno il padre, di ritorno da un viaggio, gli porta due penne, una nera e una verde. Comincia a schizzare realizzando disegni molto elaborati come faceva da bambino, ma finalmente le cose nella sua testa prendono forma sulla carta esattamente come le immagina.
I ferri del mestiere sono china, pigmento, acrilico e Uniposca, tutti rigorosamente in bianco e nero; danno vita a una composizione di dettagli simile a un frattale di spazi surrealisti, generati dallo scontro di elementi naturali e artificiali che si combinano nel vuoto dell’universo. Come nella scrittura per associazione, il suo disegno nasce da un monologo interiore che segue una rapida successione di immagini trovando posto sul foglio.
Alcuni si sviluppano a partire da un’idea precisa, ma più spesso cominciano per caso da una conversazione, un risveglio, o semplicemente da un momento di stallo davanti al foglio bianco di un altro progetto. Allora la penna scorre libera e Federico ricostruisce a posteriori i significati. «L’ispirazione non è una cosa che dipende da te, anche se cerco sempre di costruirmi una storia e trovargli un senso.»
Il disegno a mano è la prerogativa delle sue illustrazioni, il rischio di sbagliare e sfruttare l’errore per sviluppare il disegno a poco a poco è un aspetto che lo affascina da sempre. «Adesso con i lavori su commissione i margini per sbagliare sono minori», quindi lavora su fotocopie fino a raggiungere l’effetto desiderato passando tanto tempo alla scrivania, dalle sei alle otto ore di fila, talvolta per mesi interi.
Non avendo avuto maestri, al di fuori degli artisti che ammira, come i due illustratori francesi Mcbess e Ugo Gattoni, impiega molte ore nello studio della teoria. «Il tempo che dedico a un’illustrazione dipende dai dettagli che voglio dare, perché è sempre una ricerca di nuove tecniche che possono realizzare quello che mi frulla in testa.»
Federico collabora a tempo pieno con Threefaces dal 2012, dove si occupa del reparto grafica e illustrazioni insieme ad altri sei colleghi. Il nucleo di amici che conosceva da anni lo ha introdotto a un giro di persone con cui lavora con piacere. «Ho trovato un humus in cui le diverse teste si incastrano bene nonostante gli stili differenti.» Inoltre gli piace l’idea di interdisciplinarità tra disegno e letteratura «Ogni volta che saltano fuori dei racconti per il numero nuovo, parliamo e ci confrontiamo in modo che ognuno sceglie quello che vuole fare, cercando di adattarci e venirci in contro.»
Nell’ultimo anno ha esposto in diverse realtà fiorentine come il Glue, il Vinile e il bar Magnelli in via Gioberti. Tra le collaborazioni che ha portato a termine ci sono la copertina del nuovo disco del rapper K!dust, una serie di orologi per madisonwatch.com, e delle tavole da skate in legno per woodo.it, oltre a un progetto per Ecomoods Atelier di illustrazione su tovagliette e cuscini.
L’ultima opera a cui sta lavorando è un puzzle di pattern geometrici sviluppato su otto supporti di legno.
Per ulteriori informazioni https://www.behance.net/FedericoBria •
Testo di Cristina Verrienti
Illustrazioni di Federico Bria