Festival dei Popoli / Looking for Neverland

Il Festival dei Popoli ci porta quest’anno a conoscere le storie di migranti, richiedenti asilo e rifugiati con Looking for Neverland

 
Dopo il primo fine settimana di festival possiamo già asserirne la portata: filo conduttore di quest’anno è infatti Looking for Neverland, rassegna dedicata al delicato tema dell’immigrazione e del movimento dei popoli in Europa, soggetto quotidiano dei media italiani, che spesso non riescono a dare una visione completa del fenomeno ma piuttosto un’immagine distorta. Il festival si rivela cosí l’occasione di entrare in questo mondo, coglierne il senso e il sentimento attraverso i film documentari e gli incontri in programa fino a venerdì 2 dicembre tra il cinema La Compagnia, lo Spazio Alfieri e l’Istituto Francese.
no-borders-2Ha inaugurato il festival la proiezione serale di No Borders di Haider Rashid, giovane regista fiorentino che porta il cinema documentario un passo avanti nella tecnologia: il film, girato in realtà virtuale (VR), apre uno spaccato sulla vita quotidiana nei centri di accoglienza per migranti in Italia, tra il Centro Baobab i Roma e il presidio No Borders di Ventimiglia. La scelta del VR rende lo spettatore parte del documentario, a stretto contatto con la realtà dei rifugiati, e permette di scegliere dove porre lo sguardo a 360°sotto la guida di Elio Germano. Si crea cosi una sorta di empatia tra lo spettatore e gli immigrati, smantellando le distanze del 2d e sperimentando un mezzo che si rivela pressoché perfetto per il genere documentaristico, il cui scopo è proprio quello di immergere lo spettatore nelle immagini e renderlo partecipe e consapevole della realtà. Si tratta di un’esperienza al momento unica nello scenario italiano, che è possibile provare ogni giorno fino a giovedì 1 dalle 19 alle 20 nella saletta Mymovies.it presso La Compagnia.
Proseguendo per il fil-rouge del contrasto tra identità e delle grandi fughe di massa della storia, risalta Shalom Italia di Tamar Tal Anati, documentario che ripercorre in modo innovativo la storia di tre fratelli fiorentini (Reuven, Andrea e Emmanuel Anati) fuggiti in Israele in seguito alle persecuzioni razziali: l’olocausto resta sullo sfondo, shalom-italia-4come un ricordo sfumato dal tempo, che assume uno spessore diverso per ognuno dei tre fratelli: dall’incapacità di parlarne del maggiore alla leggerezza e all’ironia di Andrea, che afferma “Io mi divertivo!”. La regista affronta il tema ponendo l’attenzione sulla psicologia del trauma dei fratelli-bambini, dimostrando come la percezione di uno stesso evento possa essere percepito e assorbito in modalità completamente diverse, in una sequenza di inquadrature e sovrapposizioni di immagini di grande effetto visivo. Presentato a numerosi festival internazionali, il film segue i tre fratelli nella ricerca della grotta che li ospitó per un anno e mezzo durante gli anni del nazi-fascismo, tra i boschi delle colline toscane, rievocando il mito della caverna di Platone e riuscendo al tempo stesso a demistificare l’esperienza traumatica con l’ironica allegria dei protagonisti e la forza del loro legame.
Campi di concentramento, centri di identificazione ed espulsione, agglomerati urbani nelle periferie delle grandi città, centri per prigionieri politici in Corea del Nord: la storia di ieri continua a ripetersi nel mondo di oggi. Ed è la Corea del Nord a fare da cornice al documentario While they watched di Jake J. Smith (proiezione while-they-watched-02oggi allo Spazio Alfieri alle 19): immaginando un futuro distopico, in cui il regime dttatoriale è caduto, veri esuli, ex agenti, diplomatici e attivisti raccontano col fittizio “senno di poi” cosa significa vivere in Corea del Nord ai tempi di Kim Jong-un. Sebbene inserite in un contesto immaginario, le reali testimonianze usano il tempo passato, conferendo alle interviste la distanza e la chiarezza necessarie a ricotruire in maniera efficace responsabilità locali e internazionali del disastro in corso, mettendo in luce come l’inazione possa diventare la più amorale delle azioni.
Proseguendo sulla scia di Looking for Neverland, quest’anno il festival presenta due retrospettive sui registi Danielle Arbid e Sergio Oksman. La prima, cineasta libanese trasferitasi a Parigi adolescente, che abbiamo conosciuto a Firenze con il suo Peur de rien presentato allo scorso Middle East No all’Odeon, racconta storie soggettive e singolari, viaggi alla ricerca della libertà di migranti e apolidi in Libano e Francia. Stasera è il turno di Nihna / Nous e Dans les champs de bataille (20.le-passeur45 – Spazio Alfieri) mentre mercoledì sera toccherà a Beyrouth Hotel (19.00 – Istituto Francese). Saltiamo di continente in continente con Sergio Oksam, regista brasiliano che oltre a presentare 5 documentari ambientati in Spagna ha progettato un workshop sull’invenzione del reale e sulle modalità di scrittura cinematografica nel contesto documentaristico, mettendo a nudo 5 dei suoi film che non ha mai concluso.
Last but not least, il focus Hit Me With Music! con documentari musicali su David Bowie, Frank Zappa, Rolling Stones (martedì sera alle 20.45 al cinema La Compagnia) e Fonko (di Göran Olsson, Lars Lovén e Lamin Daniel Jadama), sulla rivoluzione musicale che sta avvenendo in Africa, dove la musica dei club, da Dakar a Lagos, da Accra a Luanda, si fonde con gli stili tradizionali, portandoci tra i suoni e le realtà della Black Music (proiezione stasera alle 22.30 allo Spazio Alfieri). •
Info: www.festivaldeipopoli.org
Roberta Poggi