Betty Colombo, fotoreporter testimonial Canon, si interroga sul rapporto tra Uomo e Natura e su come proteggere la bellezza con le sue fotografie.
Betty Colombo, classe 1975 – lombarda di nascita ma lucchese d’adozione – è una fotoreporter testimonial Canon che lavora con le principali testate italiane, occupandosi prevalentemente di reportage di viaggio e attualità. Vent’anni di carriera professionista e collaborazioni importanti tra cui citiamo Corriere della Sera, Vanity Fair, Vogue, Glamour e lavori per brand quali L’Orèal Paris, Yves Saint Laurent e Corneliani.
Ha ripreso le realizzazioni aerospaziali presso l’ALTEC all’interno del progetto dedicato a Marte e realizzato immagini premiate da Absolut Vodka, Pernod Fils e Swatch, oltre che un video sulle donne acidificate destinato alla campagna Mai più violenza sulle Donne di Amnesty International, in seguito trasmesso alla Biennale d’Arte di Ankara.
Il Centro Pompidou di Parigi e il Museo d’Arte Moderna di Stoccolma hanno sue installazioni fotografiche e nel 2022 sarà protagonista alla Biennale di Fotografia Femminile. Inoltre, dato che ha immortalato la bellezza della Natura per sensibilizzare le persone alla sua difesa, è ambassador dell’associazione ambientalista fiorentina Save The Planet.
Abbiamo incontrato Betty al festival internazionale di fotografia Cortona On The Move per proporle di pubblicare su FUL una piccola retrospettiva di sue foto che si interrogano sul rapporto tra l’Uomo e la Natura.
«Ho girato il mondo toccando territori diversissimi, ascoltando storie di ogni luogo e differenti prospettive» esordisce quando le chiedo una riflessione in merito alla rappresentazione fotografica del Pianeta. «Il rapporto tra uomo e natura è qualcosa di controverso e stupefacente che molte volte mi ha fatto riflettere. La Terra cambia, un po’ per se stessa e molto a causa nostra. Ma il Pianeta sa muoversi per autoripararsi e così l’uomo cerca di fare altrettanto. La Natura ci ferisce e ci ripara. L’uomo distrugge il Pianeta e poi lo cura nel sottile equilibrio in cui entrambi si feriscono a vicenda per poi aggiustarsi».
Come nasce la sensibilità per la tematica ambientale e come si riflette nel suo lavoro? Lei ha una formazione da scout e il tema della tutela dell’ambiente l’ha dentro praticamente da sempre, è cresciuta nella zona prealpina della provincia di Varese, poi diventare una fotoreporter le ha permesso di viaggiare nel mondo e vederlo cambiare.
«Nel mio lavoro ho cercato di testimoniare la bellezza della Natura e sensibilizzare le persone: se vuoi che questa bellezza continui a esistere bisogna proteggerla». Non a caso ha scattato immagini nei medesimi luoghi ad anni di distanza per dimostrare le trasformazioni imposte dalle attività antropiche o dai cambiamenti climatici.
Le sue fotografie sono molto in sintonia con la necessità di rigenerarsi nell’epoca che stiamo vivendo. Il tema della “riparazione” è infatti presente in molte delle sue immagini, almeno in quelle che abbiamo avuto modo di ammirare: un territorio colpito da un incendio devastante, con un bosco che dopo essere stato soffocato dal fuoco torna a respirare e a far respirare; un’operazione di trapianto di polmoni con la morte di una persona che lascia il suo respiro a un’altra, permettendogli di continuare a vivere; l’uomo che distrugge la Natura e i suoi abitanti ma si intenerisce di fronte agli animali, al punto da dedicar loro energie e sentimenti; un intervento di chirurgia plastica ricostruttiva in seguito a un’ustione, lembi di tessuto cutaneo sani trasferiti sopra le zone ustionate, rinnovandosi esattamente come quel bosco incendiato che si è rigenerato facendo sbocciare i semi racchiusi nel terreno… La chiave per comprendere questa ricerca per immagini è ancora il rapporto Uomo – Natura.
In primavera Betty ha esposto alla Crumb Gallery di Firenze “l’Anima del Corpo”. Si trattava di fotografie a dimensioni di stampa 1:1 tra gli organi del corpo umano fotografati e la realtà. Le immagini sono state scattate grazie a una collaborazione con la medicina legale dell’Ospedale San Luca di Lucca, perché da dieci anni affianca importanti chirurghi per realizzare fotografie artistiche che raccontino la ricostruzione dei corpi umani in sala operatoria. Dopo aver girato il mondo e documentato luoghi e persone, ecco che con il suo ultimo progetto è voluta andare alla fonte della vita, delle emozioni, la parte più intima del nostro sentire. Realizzare questi scatti è incredibile come il soggetto stesso delle foto, con il set preparato nella camera settoria dove avvengono le autopsie sui cadaveri. Attraverso un team di medicina legale ha fotografato gli organi espiantati come fossero opere d’arte o gioielli.
«Siamo abituati a guardarci negli occhi, a trovare intima la nudità, a scoprire la parte esterna del nostro involucro. Eppure dentro di noi esiste un mondo fatto di strade, cunicoli, muscoli che si contraggono e linee di sangue che seguono ogni cosa. Un mondo straordinario che rimane per sempre sconosciuto. Così come il nostro profilo differisce da persona a persona, accade lo stesso tra i cuori, i polmoni, i cervelli»
Il progetto l’Anima del Corpo è stato un tentativo di restituire l’idea del corpo umano come una macchina perfetta e magica, un’ingegneria incredibile che spinge l’osservatore a interrogarsi come siamo fatti e quali differenze ci sono tra gli organi dei due sessi. L’Uomo e la Natura sono uniti in questa rappresentazione della bellezza.
Foto cover @Betty Colombo, un marinaio recupera i salvagenti dopo un naufragio di migranti nel Canale di Sicilia.