Fino al 23 dicembre 2022 alla Galleria d’Arte Eduardo Secci in Piazza Goldoni, è in mostra la retrospettiva dedicata a Giò Pomodoro, curata dal Direttore del Museo Novecento Sergio Risaliti.
Lo scorso venerdì 16 settembre è stata inaugurata la mostra su Giò Pomodoro. L’omaggio al Maestro marchigiano avviene a ventisei anni dall’ultima rassegna – tenutasi nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio – a lui dedicata nella città di Firenze. Si tratta del primo progetto presentato al pubblico con cui Eduardo Secci e l’Archivio Giò Pomodoro avviano la loro collaborazione, che intende valorizzare e promuovere il lavoro dell’artista nel panorama italiano e internazionale. L’artista Giò Pomodoro, fratello dell’altrettanto celebre Arnaldo, è noto per le grandi opere monumentali pubbliche in pietra e bronzo, fondate sulla fruizione sociale dell’opera d’arte.
Il percorso espositivo alla Galleria Secci distribuisce le opere rispettando un cammino temporale. La prima sala è dedicata agli anni ‘50, epoca in cui l’artista lavorava, come egli stesso dichiarava, “come immerso in un blocco di argilla”. L’itinerario espositivo esordisce con due opere in stile informale, una scultura e un disegno: colpisce la “Fluidità contrapposta” (1958), massiccia scultura in bronzo, nata dalla collaborazione col fratello Arnaldo: materia solcata da rugosità, crepe, incisioni, evocativa di forti contraddizioni, tensioni e lacerazioni.
Il percorso prosegue nella seconda sala, il periodo è quello che va dalla fine anni ‘60 sino alla fine degli anni ‘90: il periodo delle le “Tensioni”, dedicate alle riflessioni dell’artista sul vuoto. Come lo stesso Giò Pomodoro affermava: “Con le tensioni modellavo l’aria stessa, era come se avessi superato l’ombra, o fatto coincidere il vuoto col pieno. Lo scultore può anche provare a scolpire l’aria, ma sempre deve tornare all’erma”… Utilizzo del bronzo e della pietra – basi in sodalite e in marmo – materia solenne, che diventa soggetto e oggetto.Dal comunicato stampa, ecco alcune parole del curatore, Sergio Risaliti: “L’idea delle serie “Tensioni” dapprima e “Folle” successivamente – con forme determinate dal disporsi di teli solidificati con gesso liquido e fuse in bronzo, ma anche realizzate con poliestere e marmo -, è un’azione che precorre ogni esperimento del movimento Anti-Form”. Infine, la sala dei soli: composizioni in marmo, di fondamentale matrice astratta: dimostrazioni vigorose di scultura contemporanea che chiudono l’esperienza artistica del Maestro, sul nascere del nuovo millennio.
Una mostra che attraversa un arco temporale che percorre più di quarant’anni del lavoro di Pomodoro, tra i più importanti scultori astratti del panorama internazionale del dopoguerra.
Immagini: archivio Galleria Eduardo Secci