Un ventennale realizzato come approdo simbolico della carriera artistica e di resistenza di Michael Rotondi. Con la collaborazione curatoriale di Mercemarcia, il contributo del The Cage e il patrocinio dall’assessorato alla Cultura e il Comune di Livorno.
Inaugura il prossimo 5 maggio a Livorno il “Solo Show” di Michael Rotondi intitolato “20anni”, la mostra si sviluppa intorno a una frase sentita spesso dall’artista nelle conversazioni tra curatori e artisti: “L’artista, per essere tale, deve durare per lo meno vent’anni”.
Tra le gallerie di Milano, i bar e i vernissage, tra le chiacchiere e le discussioni sui lavori, questa frase si è stigmatizzata dentro di lui diventando elemento di riflessione. Un sorta di vita militante, dedicata all’arte. Rotondi vede questi 20 anni di lavoro come una forma di resistenza al tempo che corre, e di resilienza agli eventi che travolgono la vita, minando continuamente proprio quel “fare” arte.
Inizia nel 2003 a Livorno, città che lo ha da sempre adottato, con la prima personale dal nome “Uh-60”. Nel 2023, vent’anni dopo, Michael Rotondi torna in città celebrando, con la propria ricerca, quella riconciliazione con il proprio passato e con la volontà di donare al centro di Livorno uno spazio temporaneo che riporti la cultura in una zona piegata dalla crisi. Per l’esattezza nella zona di Piazza Cavallotti, vicino al Mercato delle Vettovaglie, storico quartiere dalle vicende fortissime: lì vicino, lo studio che nel 1909 avrebbe affittato Modigliani e dove avrebbe scolpito quelle teste che si racconta fossero state buttate nel fosso, teatro poi della famosa beffa del 1984.
In via Buontalenti, Michael Rotondi aprirà per un mese un vecchio negozio su più piani, dove costruirà una mostra da zero, occupandosi di allestire, comunicare, scrivere, autofinanziare la propria attività, pur di portare la sua esperienza in mezzo ad un quartiere dai mille odori, dove tutti passano e sono passati. Questa esperienza diventerà, pertanto, un nuovo tassello nella ricerca dell’artista, dedicandosi al rapporto tra le diverse forme espressive, ragionando sull’intimità dell’essere umano. Durante il mese di permanenza, Michael Rotondi inviterà amici musicisti, scrittori ed artisti ad interagire con le sue opere organizzando eventi in divenire: un “progetto in progress”, insomma.
Come introduzione a questi “20anni”, pubblichiamo il commento di Simone Di Renzo, “ultras e assistente sociale”, legato da anni di personale amicizia con l’artista:
“QUANTO PESANO 20 ANNI.
È curioso tornare a scrivere in questa occasione. La scrittura mi accompagna quasi ogni giorno, soprattutto per motivi di lavoro, e, per quanto possa essere importante e di aiuto per le persone che ho in carico, poter scrivere per qualcosa che ti piace, è tutta un’altra storia.
È così, allora, che vi voglio raccontare di quando conobbi Michael, a un concerto credo del 2005, quando alla fine della stagione il “The Cage” organizzava questo evento con le band indipendenti di Livorno, compresa la mia, che all’epoca sparava pallottole di punk rock a tutta birra. Mi ricordo di questa fantastica immagine di Mike preso benissimo che pogava come un dannato sotto il palco. Ecco, sono passati quasi 20 anni, e proprio quest’anno, quel matto che pogava e che nel corso del tempo è diventato un Amico con la A maiuscola, raggiunge i 20 anni ufficiali di carriera. Sì, proprio lui, Michael Rotondi, con il suo faccione e la sua presabbene, un artista a tutto tondo, bonario e bonaccione, sempre in giro ad ascoltare, osservare, sentire, respirare. Un venerdì, di qualche mese fa, ci becchiamo a pranzo e mi dice che a maggio vuole festeggiare questo suo traguardo: inaugurerà uno spazio espositivo (temporaneo) in pieno centro a Livorno. Quale occasione migliore, allora, per tornare a scrivere? Sì, perché Mike, nelle cose che fa, ci mette qualcosa di diverso.
Michael ha sempre cercato, infatti, di rompere il contesto, di darti quella scossa, quel brivido, che ti fa saltare sulla sedia e ringalluzzire la schiena. Ma da uno nato nel ‘77, nell’anno del punk rock e dell’Autonomia Operaia, d’altronde cosa ti aspetteresti? Ricordo ancora, infatti, quando mi misi a scrivere una recensione per la sua mostra “Soviet Funk”, organizzata nel 2016 a Livorno: poche e semplici opere, drappi rossi appesi al muro, quel tratto grossolano e grezzo che si mischiava con il ruvido del cemento bianco del muro, in un’opera di ri-concettualizzazione delle icone politiche dell’epoca sovietica fuse con l’idea del suprematismo di Malevič, per dare quel nuovo senso e quella nuova originalità che tanto ci manca. Un’originalità tanto artistica, che politica. Perché Michael aveva raffigurato icone che nella nostra cara Livorno hanno un peso e un significato che nessuno ha ancora dimenticato, e una voglia di riscatto, uguaglianza e libertà che nessuno ha mai saputo sopire.
Eppure, anche lì Michael era riuscito a rompere qualcosa, presentando i volti di un Lenin spoglio di quell’aura mistica, mettendolo in raffronto con le raffigurazioni della natura che si stava riprendendo Cernobyl, mostrandoci così quella forza irrefrenabile della vita che sa riprendersi tutto. Oserei dire, il senso puro della lotta di classe.
Ecco qui che torna l’originalità, l’invenzione, o meglio il re-inventare, che poi non è altro che la sfida di questo secolo. E quindi, passano 20 anni e l’originalità ce l’abbiamo di fronte. Perché forse, troppo spesso, quando guardiamo all’arte e alla cultura, non ci rendiamo conto di aver perso che cosa voglia dire fare arte, che non è né più né meno che un’opera di traduzione dei nostri sentimenti, delle nostre passioni, di rabbia, furore, amore, gioia, tristezza e tutto ciò che c’è dentro di noi, per portarlo fuori, in qualcosa che ha una forma, un colore, un peso, qualcosa che possiamo vedere, sentire e toccare. È una rottura con il mondo che ci circonda. Perché la società ha delle sue regole, delle norme che la tengono insieme, che tengono insieme quei miliardi di pezzetti che siamo noi. Per tenerci insieme, per stringerci, per amarci, per odiarci, abbiamo inventato il linguaggio, le parole e la scrittura per tramandarle. Ma l’arte fa qualcos’altro, rompe questo linguaggio, ti fa interrogare con te stesso, con gli altri, su cosa ti trasmette ciò che hai di fronte. Rompe un meccanismo e ne inventa uno nuovo. L’arte è rottura, ma al tempo stesso unisce e ri-significa il mondo. E ditemi voi, non siamo nel momento storico in cui il mondo avrebbe bisogno di una nuova significazione? Di essere ri-pensato, re-inventato? Io penso proprio di sì.
Ecco, Mike ancora una volta, mi ha dato l’opportunità di riflettere su questi argomenti, di sapere che romperemo quelle dinamiche cittadine, aprendo – anche seppur temporaneamente – uno spazio di condivisione e confronto nel pieno del centro della nostra città, che è sempre stata un baluardo a difesa di un certo modo di pensare, sapendo regalare al mondo artisti immensi. Non importa, allora, sapere con cosa si fa l’arte, o quanto si può valere, ma 20 anni passati a farla, possono essere un bel modo di provarci.
Michael Rotondi nasce a Bari nel 1977; dopo lunghi anni passati a Milano, ora vive e lavora a Livorno, dove è cresciuto. Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Firenze, ha partecipato a numerose mostre collettive e personali. Tra le collettive: Biennale di Praga, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Biennale Italia-Cina, Biennale di Teheran, Premio Cairo al Palazzo Reale di Milano, Manifesta 12 Palermo, PAV Torino; ha esposto anche a Berlino, Valona, New York, Londra. Tra le personali: mostre a Mumbai, India; Varsavia, Museo MAC di Lissone ed una grande mostra pubblica a Napoli, di cui la pubblicazione edita per Iemme Edizioni porta il nome di “Ca piogg’ dint’ ‘o cor'”. È stato finalista al Premio Arte Laguna e al Premio Cairo. Col gruppo Wurmkos ha realizzato una performance al Museo del ‘900 di Milano per il progetto MIAbito. Ha curato numerose mostre di giovani artisti e ha collaborato con numerosi spazi indipendenti curando animazioni e video per svariati gruppi musicali e cantautori votati all’autoproduzione e al circuito indipendente.
MICHAEL ROTONDI, “20anni” solo show 5 – 31 maggio 2023
Inaugurazione venerdì 5 Maggio 2023 h.18:00, con pubblicazione a tiratura limitata di 100 copie firmate. MERC @ ONE – spazio popolare con-temporaneo, Via Buontalenti 83/83A, Livorno.
Mostra visitabile dal martedì al sabato, orario 16:30-19:30
Il venerdì orario 10-13 e 15:30-19:30
Domenica e lunedì su appuntamento.
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