Il Musulmano errante: il libro di Alberto Negri per capire meglio il conflitto siriano.

La cornice del Middle East Now, la rassegna cinematografica annuale sul Medio Oriente arrivata ormai alla sua ottava edizione (e conclusasi lo scorso 9 aprile), oltre ad una ricca programmazione di film, documentari e cortometraggi, offre la possibilità di approfondire le questioni affrontate sul grande schermo con numerosi esperti.

 
Tra i tanti “Punti delle 19.30”, gli incontri quotidiani volti a far luce su alcuni macro argomenti mediorientali, è stata particolarmente interessante la presentazione dell’ultimo libro di Alberto Negri “Il musulmano errante, storia degli alauiti e segreti del Medio Oriente” (Edizioni Rosenberg&Seller).
Alberto Negri è corrispondente estero del Sole24Ore e da trenta anni viaggia in lungo e in largo per tutto il Medio Oriente, frequentando in particolare la Siria, nei suoi articoli ha contribuito ad analizzare in modo accurato le molteplici sfaccettature di una regione in continuo cambiamento. Nel suo ultimo libro ripercorre la storia dell’unica minoranza religiosa ancora al potere in Medio Oriente, gli alauiti. Ne analizza il potere politico acquisito in Siria, calandoli in un contesto più ampio dei confini statali, arrivando ad includere anche Iran e Libano.

La religione alauita nasce nel IX secolo in Iraq per la predicazione di Ibn al-Nusayr e nel tempo si è diffusa soprattutto nel nord ovest della Siria, da Aleppo fino a Latakia e Antiochia (Turchia). Dal punto di vista religioso, gli alauiti sono dei musulmani atipici, rientrano nella corrente sciita poiché ritengono che il primo legittimo successore di Maometto fosse il suo genero Ali e non Abu Bakr, il più fedele compagno del Profeta, come sostengono invece i sunniti. Gli alauiti, tuttavia, a differenza degli altri sciiti attribuiscono ad Ali un carattere divino, e danno un’interpretazione completamente esoterica degli altri dettami della religione, per esempio non praticano in maniera fisica i cinque pilastri dell’Islam (la professione di fede, le cinque preghiere giornaliere, il Pellegrinaggio a La Mecca, l’osservanza del Ramadan e l’elemosina rituale) ma li eseguono mentalmente; credono, inoltre, alla trasmigrazione delle anime e alla metempsicosi. Sia gli sciiti che i sunniti per lungo tempo li hanno considerati dei miscredenti, degli eretici, e, infatti, gli alauiti sono vissuti silenziosamente nelle montagne dissimulando la propria religione. Durante il dominio dell’Impero Ottomano ci fu addirittura un tentativo di islamizzazione: agli alauiti fu donata (imposta) una moschea che però essi usavano come stalla per il bestiame.

Gli alauiti dunque si possono considerare in qualche modo una setta. Come ogni setta esiste una corrente quietista, tendente alla pratica discreta della propria religione, e una corrente maggiormente attiva anche nell’ambito della politica. La conquista del potere politico è stata fortemente aiutata dal mandato francese che ha conferito agli alauiti dei privilegi politici e sociali rispetto agli altri gruppi etnici o religiosi siriani. L’effetto di lunga durata dello sconvolgimento operato dai francesi si è manifestato nella conquista del potere da parte di Hafez al-Assad, padre dell’attuale Presidente Bashar, negli anni ’70.
La forza politica degli sciiti è cambiata notevolmente con la Rivoluzione di Khomeini e con la conseguente creazione della Repubblica Islamica dell’Iran radicata nell’interpretazione sciita della religione. Da quel momento si è assistito ad una trasformazione sia politica che religiosa dello Sciismo, da un lato l’iranizzazione della religione che è venuta dunque a distinguersi dallo sciismo arabo al quale appartenevano più o meno gli alauiti siriani. Dall’altro, c’è stata la trasformazione dell’Iran in uno sponsor politico per tutti i gruppi, organizzazioni e partiti politici costituiti da sciiti in Medio Oriente e Nord Africa.
Il governo siriano alauita si è inserito dunque in un contesto di cambiamento sia religioso che politico che trascendeva le differenze interne. Il caos creato dalla rivoluzione siriana, il movimento di protesta dei giovani siriani nei confronti del proprio governo, ha esacerbato le differenze tra identità politiche e/o religiose portandole ad un aspro contrasto. Non si può dunque capire il conflitto siriano se non si capiscono anche queste differenze politico-religiose e identitarie.
Il libro di Alberto Negri si inserisce in questo complesso mosaico mediorientale per fare chiarezza con una capacità di sintesi impressionante (i mille anni di storia alauita sono riassunti in un centinaio di pagine) e con un linguaggio semplice e accessibile. Come sottolineato da Fulvio Scaglione (giornalista esperto di politica estera ed ex vice-direttore della rivista Famiglia Cristiana) è un libro da giornalista ma non per giornalisti, non riduce la complessità ad un banale appiattimento interpretativo ma lo rende accessibile al grande pubblico.
Lettura sicuramente consigliata a tutti coloro che vogliono seriamente iniziare a capirci qualcosa anche senza avere conoscenze pregresse approfondite.
Barbara Palla