Il ritorno di Nedo Ludi, il calciomercato della Fiorentina e Jorge Mendes: incontro con lo scrittore Pippo Russo

Pippo Russo, docente di Sociologia all’Università di Firenze, collaboratore di molte testate giornalistiche e scrittore, nel 2006 è stato scoperto da un più vasto pubblico grazie al romanzo “Il mio nome è Nedo Ludi” che ha goduto di ottime recensioni e apprezzamento da parte dei lettori.

Il romanzo narra la vicenda di un immaginario stopper dell’Empoli, nel campionato di Serie A precedente i Mondiali di Italia ’90, deciso a guidare una rivolta contro la “difesa a zona”, dopo che il nuovo allenatore ha dichiarato di voler utilizzare la strategia che, grazie al Milan di Sacchi, sta stravolgendo il calcio, nel bene e nel male, mandando in pensione la “difesa a uomo”. È l’inizio della fine per la sua carriera. Il libro si fa apprezzare anche per aver ben colto l’affresco della nostra provincia, tra Empoli e Montelupo Fiorentino, rappresentata negli anni Ottanta mentre vive la sua ultima stagione di benessere prima della decadenza economica.

Lo scorso anno il romanzo è stato ristampato da Edizioni Clichy, con l’aggiunta di un sequel che vede il ritorno nel mondo del calcio del protagonista Nedo Ludi. Se avevate letto il libro e all’epoca il finale vi aveva lasciato in sospeso, nella nuova edizione ritroviamo il nostro personaggio che dopo una lunga pausa, alla metà degli anni Zero, decide di rimettere piede in un ambiente ormai totalmente cambiato dentro e fuori dal campo. “Nedo Ludi” è stato definito uno dei migliori romanzi italiani sul calcio, ma ci preme sottolineare anche il lavoro di Pippo Russo come giornalista d’inchiesta sportiva, uno dei pochi rimasti a farlo in Italia. A lui dobbiamo preziose ricerche per mostrare aspetti del “gioco più bello del mondo” che sotto la superficie dorata sfuggono a molti.

Quando nel 2016 è uscito il suo libro “M. L’orgia del potere. Controstoria di Jorge Mendes, il padrone del calcio mondiale”, ha dimostrato di essere attento osservatore dei meccanismi che regolano l’economia parallela del calcio, e ci ha raccontato gli intrecci di potere del super-procuratore dei divi del pallone. Sono suoi assistiti tra gli altri José Mourinho e Cristiano Ronaldo. Tramite la sua agenzia Gestifute, oggi Mendes è l’uomo che ha in mano tutto il calciomercato portoghese e buona parte di quello europeo, data l’influenza su molti club importanti tra cui Atletico Madrid, Valencia, Monaco e Porto. Questo saggio è il degno punto di arrivo di un’indagine che Pippo Russo aveva cominciato con “Gol di rapina. Il lato oscuro del calcio globale”, anch’esso edito da Clichy, dove si evidenzia di un calcio ormai sotto scacco di attori economico-finanziari esterni: fondi d’investimento misteriosi con sede nei paradisi fiscali, oligarchi che riciclano guadagni di dubbia provenienza, potentissimi agenti che appunto controllano eserciti di calciatori.
Noi di FUL abbiamo avuto l’occasione di porgli qualche domanda senza dimenticarci che viviamo in una città dove si sprecano i titoli sui giornali per il calciomercato della Fiorentina.

Dopo dieci anni ha sentito che era giunto il tempo di dare un sequel ad un romanzo riuscito come “Il mio nome è Nedo Ludi”. È vero che le numerose richieste dei suoi lettori per un altro finale l’hanno spinta a pensare al ritorno del suo protagonista?
“Verissimo. Quando nel 2006 “Il mio nome è Nedo Ludi” arrivò in libreria, ero convinto di aver scritto tutto quanto ci fosse da raccontare. Tant’è che, quando qualcuno mi chiedeva se intendessi scrivere un sequel, quasi lo guardavo storto. Ma poco a poco l’insistenza di questa richiesta mi ha fatto vacillare. Fino a che non mi sono deciso a prendere l’ipotesi in considerazione le richieste. E quando l’ho fatto ho scoperto che in realtà di cose da dire ne erano rimaste tante”.

Parlando del suo lavoro d’inchiesta sportiva, i super-agenti hanno ormai in mano il mondo del calcio, quantomeno ad alti livelli, ma perché proprio il Portogallo è al centro di questa finanziarizzazione del pallone?
“Perché in Portogallo hanno fiutato l’affare prima di altri in Europa. E inoltre da quelle parti è stata la grande finanza a entrare nel business, a differenza di quanto sia successo in Sud America dove il business dell’investimento sui diritti economici dei calciatori è stato inventato. A ciò si aggiunga un atteggiamento della stampa molto all’acqua di rose, come se questo business fosse una cosa naturale. La somma di queste condizioni ha fatto sì che il Portogallo si trasformasse nel paese ideale per la finanziarizzazione del calcio”.

Lo scorso anno la Fiorentina ha rinnovato fino al 2019 il contratto di consulente di mercato a Carlos Freitas, un personaggio del “giro” di Jorge Mendes. Quindi anche la società viola non è lontana dagli interessi del super-procuratore?
“Carlos Freitas è un personaggio vicino a tutti i grandi burattinai del calcio globale. Mendes è un suo grande amico, ma non soltanto lui. Gli è molto vicino anche Pini Zahavi, cioè il “creatore” di Fali Ramadani (NdR: l’agente di mercato che ha portato in viola molti calciatori slavi, i tifosi lo conoscono bene!). Quanto alla Fiorentina, è nel “giro” da molto prima che arrivasse Freitas…

Il calcio italiano ha mancato l’appuntamento dei Mondiali in Russia, a completamento di una decadenza decennale del movimento. Ritiene ci sia un aspetto in qualche modo collegato tra il clamoroso flop e quanto detto sopra, o è stata una “tempesta perfetta” tutta di casa nostra?
“La decadenza del calcio italiano è un fenomeno di lunghissimo corso. Era partito già con la fine degli Anni Novanta, e la vittoria della nazionale ai Mondiali del 2006 è stata una sorta di “canto del cigno”. Certi segnali avrebbero dovuto essere colti, invece si è continuato a credere nel mitico scatto di reni. Come se fosse possibile piazzarlo in eterno. Adesso ci troviamo all’Anno Sottozero, e ricostruire sarà difficilissimo”.

Ph di copertina:
http://catania.livesicilia.it/2014/11/10/gol-di-rapina-di-pippo-russo-calcio-finanza-e-a-catania_316753/