In Indonesia c’è un villaggio dove la tradizionale cerimonia indigena Sasi è guidata dalle donne, perché i loro diritti di governo e culto sono pienamente riconosciuti dagli uomini. Il rito è esempio di tutela della fauna marina in un Paese dove le norme ambientali sono poco rispettate, nonostante le minacce del cambiamento climatico.
Non ho dovuto pensarci troppo quando The Nature Conservancy mi ha invitato per un viaggio a Kapatcol, sull’isola remota di Misool, nel distretto di Raja Ampat – provincia indonesiana di Papua Sud-occidentale, nell’estremo oriente dell’Indonesia. Un volo di quattro ore da Jakarta fino alla città di Sorong e una corsa in motoscafo di cinque ore per 180 chilometri mi hanno portato a destinazione.
The Nature Conservancy intendeva dimostrare come gli abitanti del villaggio di Misool gestiscono la pesca sostenibile, un tema cruciale in un paese dove il monitoraggio governativo è spesso carente. L’isola è rinomata per la sua straordinaria biodiversità marina e terrestre, con acque cristalline che ospitano il 75% di tutte le specie conosciute al mondo di coralli e pesci ornamentali. Migliaia di isole calcaree emergono dalle acque turchesi, uccelli del paradiso volano attraverso la foresta pluviale e colorati reef ospitano la più grande varietà di pesci e coralli sulla terra.
Gli indigeni del villaggio di Kapatcol, nel distretto di Misool Occidentale, conducono ogni primavera la cerimonia di apertura del Sasi Laut – è, in realtà, una tradizione che esiste tra la maggior parte delle comunità indigene in Papua e in altre regioni dell’Indonesia orientale. La cerimonia prevede che, dopo una serie di preghiere e rituali, il capo e il sacerdote del villaggio annuncino quali animali marini possono essere catturati durante la stagione. E quanto grandi, per esempio, dovrebbero essere le aragoste e i cetrioli di mare.
La parola Sasi deriva dalla loro lingua nativa, che significa “giuramento”. La filosofia del Sasi Laut, infatti, è di rispettare e chiedere il permesso al Creatore per godere della Sua creazione. Il Sasi è ammantato da una forte sacralità, ma offre benefici significativi per la conservazione della vita marina a Raja Ampat monitorata anche grazie all’ausilio scientifico di associazioni come The Nature Conservancy.
Eseguita tradizionalmente all’inizio della stagione della pesca, solitamente è gestita dagli uomini, ma non in questo villaggio: qui sono le donne a guidarla. Spiega Almina Kacili, leader della cerimonia, che: «Le donne svolgono un ruolo essenziale nella protezione della natura. Continuare la tradizione del Sasi è un modo per mantenere la natura sostenibile e la speranza è che questa tradizione non si interrompa».
The Nature Conservancy è presente nel villaggio di Kapatcol dal 2011 come partner di sviluppo del governo provinciale della Papua Sudoccidentale. Sostiene il ruolo delle donne nella tutela ambientale, anche attraverso la tradizione del Sasi supportato da dati scientifici. «Il Sasi è una tradizione che deve essere mantenuta perché è strettamente legata alle attività di conservazione» sottolinea Luke Rumetna, Senior Manager di Bird’s Head Seascape presso The Nature Conservancy.
Coloro che hanno partecipato alla cerimonia del Sasi devono infatti rispettare le regole concordate per quanto riguarda animali, tempistiche e modalità di pesca – la dimensione minima per i cetrioli di mare è di 16 centimetri, di 7 centimetri per le lolas e un peso di 6 once per l’aragosta più piccola.
Ma i benefici del Sasi si estendono anche alla popolazione di Raja Ampat; le offerte dei partecipanti alla cerimonia forniscono al villaggio proventi utilizzati per sostenere attività religiose, sociali e risparmi da devolvere all’istruzione dei giovani della comunità. Grazie a tanto impegno e dedizione, nel 2019 il governo locale del villaggio ha ampliato l’area del Sasi a 215 ettari dai 32 ettari del 2010.
Durante la cerimonia del Sasi, Yolanda Kacili ha attirato la mia attenzione. La maggior parte di questo gruppo è composta da donne di mezza età come Almina, mentre Yolanda è molto giovane, ha solo 21 anni. La sua capacità d’immersione è stupefacente. «Ho imparato quando avevo nove anni», mi spiega. Pesca a mani nude, usando solo degli occhialini da nuoto tradizionali in legno; raggiunge in apnea e per diversi minuti i 5 metri di profondità. La cerimonia del 2023 è stata la prima per lei.
Ha seguito un corso base di apnea ad Aduwei, un villaggio vicino alla punta occidentale dell’isola di Misool e vorrebbe studiare infermieristica nella città di Sorong, a Papua.
Nottetempo, ho osservato come gli uomini scomparivano nell’acqua scura con solo una torcia in bocca. Avevo la sensazione che rimanessero sott’acqua per venti minuti, a raccogliere aragoste dal fondale. Ho immortalato i pescatori al tramonto, di ritorno con il loro pescato, gli abitanti del villaggio con abiti tradizionali decorati con conchiglie e piume, le donne con occhialini da immersione artigianali che pescano cetrioli di mare… Momenti di sfacciata semplicità e insieme estrema bellezza.
La realtà di questo villaggio, la tradizione del Sasi e le ricadute sociali e ambientali che si porta dietro dimostrano che chiunque – pure dall’altra parte del mondo e nel proprio piccolo – può fare qualcosa per la tutela dell’ambiente, pur preservando le tradizioni locali.
Testo e foto di Garry Lotulung*
*Garry Lotulung è un reporter freelance indonesiano specializzato in storie che documentano cambiamenti sociali e crisi ambientali nel sud-est asiatico. Nel 2022 ha ricevuto il premio “Pictures of The Year Asia” per il suo lavoro sul Covid-19 in Indonesia ed è stato selezionato per il World Press Photo. Le sue foto sono apparse in riviste e quotidiani di tutto il mondo tra i quali National Geographic, GQ, Stern, The New York Times, Washington Post e The Guardian.