Domenica sarà Fiorentina-Sampdoria, una partita nella partita, quella tra due canzoni che suonano la carica. Alla vigilia della sfida casalinga con la Sampdoria, abbiamo deciso di dedicare il nostro approfondimento settimanale ai tifosi ed alla massima espressione del loro spirito: l’inno.
L’inno che suona nello stadio prima di ogni partita è una tradizione antica come il mondo, motivi, arie, ritornelli, si cantavano e strimpellavano prima d’ogni battaglia fin dall’alba dei tempi, quando cornamuse o trombe, tamburi o flauti, preparavano i guerrieri e scaldavano il loro cuore.
Senza cadere in ingombranti paragoni bellici, prima di una partita di calcio succede un po’ la stessa cosa: giocatori che entrano in campo sospinti dal proprio pubblico per vincere una partita, lo fanno sulle note di una canzone che trasmette carica e fiducia, che esalta il senso di appartenenza e certifica l’amore per la maglia che indossano.
Chi di noi appassionati, malati di calcio, non ha trascorso minuti e minuti su “you tube” ad ammirare le immagini di tifosi che accompagnano l’inizio del mach con canzoni che lasciano senza fiato?
Pensiamo soprattutto ad Anfield Road, l’incredibile tempio del calcio di Liverpool, in cui tutto lo stadio si alza in piedi e, con la regia esaltante della Kop, intona “You’ll never walk alone”, creando un’atmosfera surreale che toglie il respiro.
Ma anche in Italia ci sono realtà che accolgono i calciatori creando un clima emozionante e l’impegno della Fiorentina di questa settimana ci permette di parlare di due inni da brividi, senza dubbio tra i più suggestivi dell’intera serie A: lo spettacolo al momento dell’ingresso in campo delle due squadre, nei rispettivi stadi, è davvero da brividi, provare per credere.
Sono due spartiti molto diversi tra loro, il canto viola è il più antico d’Italia, quello del Samp è una vera e propria canzone d’amore, scritta in tempi recenti.
“Canzone Viola” è un motivo del 1931, scritta da Enzo Marcacci e messa in musica dal maestro Marco Vinicio, pubblicata dall’editore Marcello Manni e fatta circolare dai tifosi sotto forma di volantino, divenne, da subito, popolare. La versione che ascoltiamo tutt’oggi, prima di ogni partita, è una riedizione del cantante tifoso viola Narciso Parigi, incisa nel 1965 a Milano, e pensate che i cori in sottofondo sono incredibilmente dei giocatori dell’Inter, tra cui il grande tifoso gigliato Pandolfini.
E’ un vero e proprio inno, nel senso autentico della parola, fa leva su quel lato emozionale presente in ognuno di noi; è una richiesta del pubblico colmo di passione, di essere rappresentato in campo con “forza e cuore” due parole sempre attuali, in ogni epoca.
“Canzone Viola” è un motto d’orgoglio, trasmette il senso di appartenenza ad i colori di una città, infonde l’amore per il giglio, il furore per il vessillo, è venerazione per tutto ciò che Firenze rappresenta.
Su note inconfondibilmente anni ’30, con quei suoni armonici e frizzanti di trombe e tromboni, trasporta tifosi e calciatori nel grande passato, come se l’Artemio Franchi facesse da cornice per uno spettacolo d’altri tempi.
E quante volte i presidenti hanno provato a sostituirlo! Per ragioni di marketing, per vendere qualche disco, sono stati contattati tifosi illustri nel mondo della musica, si è provato a creare nuovi inni da suonare allo stadio: vani tentativi. Il popolo viola si è sempre opposto, si è battuto perché rimanesse questo: l’inno più antico d’Italia.
A Genova, invece, sulla sponda blucerchiata, l’ingresso in campo dei giocatori è accompagnato da uno spettacolo d’amore, una vera e propria canzone, di quelle che si ascoltano alla radio o che si dedicano ad una donna. Ecco, proprio ad una donna, la Sampdoria, nel testo di Aldo e Vittorio De Scalzi (leader dei New Trolls) non è mai nominata, tanto che qualcuno potrebbe pensare che sia rivolta proprio ad una “lei” in senso fisico e corporeo. Invece “lei” è la Sampdoria, la squadra del cuore che nella sua “Lettera da Amsterdam”, un tifoso venera e ricorda, promette di non tradirla mai e di pensarla continuamente, anche se è lontano e non può vederla tutte le domeniche.
“Chissà com’è, adesso la domenica con lei!” è la frase che riassume il significato intriso di passione per i propri colori, di questo atto d’amore.
Le note della canzone fanno da cornice perfetta alle parole, un tripudio di bandiere blucerchiate sventolate, lente, seguendo il ritmo di questa vera e propria serenata, creano un ambiente spettacolare che travolge anche chi non tifa quei colori.
Una sfida nella sfida, partita nella partita, due tifoserie tra le più passionali d’Italia si incontrano; domenica il teatro sarà l’Artemio Franchi, il labaro viola garrirà al vento ed il tifoso sampdoriano che vive in Olanda, alla televisione, vedrà uno spettacolo che non dimenticherà.