Come una Spoon River del divertimento per la Generazione X, molti dei più affascinanti locali simbolo degli anni ‘80 e ‘90 hanno chiuso i battenti uno a uno definitivamente nel nuovo Secolo.
A Firenze, mentre il Tenax e lo YAB resistono al passare delle stagioni, altre dance floor sono andate perdute per sempre, nonostante abbiano scritto pagine storiche della nightlife fiorentina. Da Firenze alla costa toscana, passando per Empoli, una breve geografia dell’abbandono delle mitiche discoteche che furono.
Le notti delle Cascine: il Meccanò e il Central Park
Impossibile non partire dal Meccanò, quella che è stata la più grande discoteca di Firenze. Elegante, dall’architettura affascinante, è andata completamente distrutta da un incendio nel 2008 ed è stata abbattuta nel 2013. Si sviluppava su due piani con una sala principale e un privè al piano superiore, la famosissima “piccionaia”.
Durante la stagione estiva si estendeva nel Parco delle Cascine con due piste e una terrazza vip. Pubblico bello e selezionato, nel 1993 dopo un concerto a Bologna ci fecero un salto addirittura gli U2, al bar conservavano in bella mostra una foto con Bono e compagni! Sempre nel 1993, Vasco Rossi girò qui il video della canzone Vivere.
Nel corso della sua storia la discoteca Meccanò si è fatta conoscere per un calendario artistico di altissimo livello che ha visto protagonisti dj del calibro di Carl Cox, Francesco Farfa, Franchino, Joe T. Vannelli, Ricky Le Roy, Satoshi Tomiie e Sven Vath.
La serata iniziava a mezzanotte e terminava all’alba. Se il Tenax rappresentava l’essenza dell’anticonformismo culturale con atmosfere da club “internazionale”, il Meccanò era la sua immagine speculare: intrattenimento puro e voglia di apparire.
Quel dannato incendio si è portato via per sempre anche il bagliore di quelle notti fiorentine. Perché lì accanto completava la zona del divertimento di viale Olmi, all’ingresso del Parco delle Cascine, il Central Park. Aperto anche in versione estiva grazie al grande giardino, era dotato di sei bar, quattro piste da ballo, il ristorante e la pizzeria, La discoteca fu chiusa nel 2011 con ordine di abbattimento, al suo posto oggi si trova l’area ristoro e sportiva “Fosso Bandito”, nonché una nuova discoteca estiva che le rende omaggio con il nome di “Central Club”.
Il centro e la periferia: Villa Kasar, Maracanà, Kajà e Happy Land
Spostandosi verso il centro bisogna segnalare Villa Kasar, la discoteca della domenica per i più giovani sul Lungarno Colombo. Oggi al suo posto sorge un’area ristoro. In zona San Lorenzo, precisamente in via Faenza, c’era il Maracanà, dal 1991 al 2009 la discoteca di riferimento per la musica latina prima che l’onda latinoamericana arrivasse in Italia. Era solito frequentare il locale Edmundo, mitico attaccante brasiliano della Fiorentina alla fine dei Novanta!
Spostandosi verso la periferia, due discoteche si contendevano il pubblico della piana fiorentina, il Kajà a San Donnino, attivo fino alla fine degli anni Novanta – oggi c’è il sexy-disco Excelsior in quei locali – e l’Happy Land a Campi Bisenzio.
Da Empoli alla costa toscana: il Jaïss, l’Imperiale e il Ciucheba
Non proprio fiorentina, ma impossibile da ignorare, il mitico Jaïss, fu la discoteca empolese cult della musica progressive anni Novanta. Inaugurata nel 1992, con il dj Roberto Francesconi in consolle, ottenne in un paio d’anni notorietà a livello nazionale e nel 1994 era già uno dei locali di tendenza più importanti d’Italia. Raddoppiò le aperture, non solo domenica pomeriggio ma anche sabato sera e divenne un “regno” del compianto dj Franchino.
Un decennio dopo, nel 2004, superato dalla nuova moda della disco “commerciale”, chiuse i battenti. I locali hanno in seguito ospitato un’altra discoteca che organizzò pure una serie di serate revival a marchio Jaïss, ma i protagonisti di quella stagione erano ormai già finiti nell’album dei ricordi.
Dal 2019 l’immobile è chiuso definitivamente e pare che oggi sia destinato a diventare uno spazio commerciale. Meritano una citazione finale due discoteche che pur non essendo anch’esse nell’area di Firenze erano però molto frequentate dai fiorentini d’estate: l’Imperiale a Tirrenia e il Ciucheba a Castiglioncello. La prima era ospitata all’interno di uno stabilimento balneare – tuttora attivo – e dagli anni Ottanta fino all’anno della chiusura, nel 1998, ha scritto pagine storiche della nightlife toscana creando un microcosmo molto trasgressivo per l’epoca. La seconda, di tutt’altro genere, è stata la perla della “perla del Tirreno”!
Tra gli anni Ottanta e Novanta non c’era personaggio famoso che non passasse da questo locale; Gino Paoli e Renato Zero qui si sono pure esibiti in concerto. Proprio quest’anno è stata demolita e al suo posto sorgeranno appartamenti per vacanze.
DJ Franchino, il simbolo del divertimento della notte nelle discoteche toscane
Franchino dj, al secolo Francesco Principato, è stato il signore di quella nightlife toscana perduta. Siciliano di origine, si trasferì ragazzino con la famiglia a Empoli alla fine degli anni ‘60. Dopo l’apprendistato come parrucchiere, iniziò a frequentare il mondo delle discoteche e la prima in assoluto dove ha messo i dischi era il Seven Eleven di Montelupo Fiorentino, altra discoteca ormai scomparsa che ha lasciato il posto a un supermercato. Nel 1982 in una discoteca in Brasile durante una vacanza in Sud America ebbe l’intuizione di affiancare i dj (tanti e famosi quelli con cui ha collaborato) come vocalist.
Franchino sovrapponeva la sua particolare voce alle selezioni house e techno, creando una particolare atmosfera che lo renderà famoso in Italia e all’estero e farà la storia della disco italiana. Numerose le sue esibizioni, da Ibiza alla riviera romagnola, in Toscana i suoi “regni” furono il Jaïss, l’Insomnia e l’Imperiale. Nonostante la malattia, ha continuato a produrre dischi fino alla fine. Si è spento a 71 anni il 19 maggio 2024 e la notizia della sua morte è stata riportata da tutti i media, perfino su Il Corriere della Sera. Alcuni giorni dopo, durante la partita Empoli – Roma, gli ultras empolesi lo hanno omaggiato alzando un lungo striscione: “Vivere per vivere… Ciao Franchino”.
L’auditorium F.L.O.G. e il regno perduto della rockteca fiorentina
Chiudiamo questa Spoon River, o geografia dell’abbandono che dir si voglia, con un omaggio per la F.L.O.G. Il mitico auditorium di Rifredi era uno spazio live, ma dopo il concerto del sabato la serata si concludeva sempre con la sua apprezzatissima “rockoteca” e la platea diventava una dance floor dove scatenarsi.
Inaugurato nel 1972 come circolo dopolavoro delle Officine Galileo, sulla collina del Poggetto si sono esibiti artisti di livello internazionale del calibro di Ramones, Radiohead, Mark Lanegan, Mike Patton, Jon Spencer Blues Explosion, Afghan Whigs, Babyshambles, Dinosaur Jr, The Hives, Mogwai, Skunk Anansie, Tricky, nonché italiani tra cui Afterhours, CCCP, Gianna Nannini, Teatro degli Orrori, Verdena, Vinicio Capossela e Skiantos. Chiuso il 29 febbraio 2020 per la pandemia da Covid-19 non ha più riaperto, anche per sopraggiunti problemi strutturali.
Epilogo
Max Pezzali, in un verso della sua canzone Discoteche abbandonate, immagina che nella notte, mentre tutti dormono, riecheggia l’eco delle serate che furono nelle discoteche ormai abbandonate. Ma quando anche la vecchia insegna cade, allora il sabato sera è finito davvero, simbolo di una stagione scintillante chiusa per sempre.
Però chi quella magia l’ha vissuta ne è rimasto segnato in modo indelebile.