
Lucio Corsi: il cantautore toscano che ci ha conquistati
Vi avevamo già parlato di tutti i cantanti fiorentini che hanno partecipato al Festival di Sanremo e quindi non potevamo non raccontarvi anche della rivelazione di quest’anno: Lucio Corsi.
“Vivere la vita è un gioco da ragazzi, me lo diceva mamma ed io cadevo giù dagli alberi. Quanto è duro il mondo per quelli normali che hanno poco amore intorno o troppo sole negli occhiali”
Questi alcuni versi della sua canzone che si è aggiudicata il secondo posto nella classifica finale del Festival di Saremo 2025 che ormai conosciamo tutti. Ma al di là del primo o del secondo posto della suddetta classifica, aspetto che lascia il tempo che trova, la cosa più importante è ciò che quest’artista e il suo brano hanno donato al pubblico, sia quello presente all’Ariston che quello ben accomodato sul divano di casa dinanzi alla propria tv. Perché è senza dubbio questo che ci interessa di più, non tanto la classifica e i premi, che per carità, quando si fa un buon lavoro è sacrosanto meritarli, ma piuttosto il messaggio che l’artista vuole far passare, la sua anima messa a nudo che viene fuori dalle parole e dalle note del suo pezzo che ci raccontano qualcosa che riguarda anche noi.
Sotto questo aspetto, Lucio Corsi (classe 1993) avrebbe meritato il primo posto e tutti i premi possibili e immaginabili, perché per prima cosa, ci ha fatto sognare e il sogno, nella società odierna, è fin troppo assente in quanto inglobata e ingurgitata da una realtà frenetica, smaniosa e irrequieta. In questo contesto così arido, Lucio ci ha regalato una ventata di deliziosa meraviglia non solo con la sua canzone ma anche col suo look fiabesco scelto e curato, ricordiamo, unicamente da sé stesso, compreso quello sfoggiato durante le cinque serate della kermesse sanremese, in cui nessuno stylist di successo ha avuto il piacere di poterlo vestire. Il volto dipinto di bianco come un Pierrot un po’ rockettaro, su cui svetta un piccolo neo che potrebbe sembrare una lacrima, costumi che ci trasportano in una dimensione onirica dove tutto sembra possibile, sono le caratteristiche del suo stile che lo rendono unico e fuori dagli schemi, suggellato poi dalla cover presentata dall’artista nell’ambito della quarta serata del Festival del brano di Domenico Modugno “Nel blu dipinto di blu” in duetto con Topo Gigio perché, come lo stesso Corsi ha detto, “anche i topi possono volare”.

Ma oltre il suo stile e i look scelti, ci sono le sue canzoni fatte di abili giochi di parole e rime, ma soprattutto significative e profonde; e ricollegandoci, dunque, alla dimensione del sogno, è impossibile non citare un suo singolo del 2023 “La gente che sogna”, nonché titolo anche del suo terzo album, in cui alcuni dei versi confermano quanto detto:
“…Ma è necessario un incubo per svegliarsi con sollievo… Tra i manichini che dormono in piedi imprigionati dentro ai loro vestiti
E i pali di ferro che gridano fedeltà rimanendo incatenati alle bici
I cuscini portano in vacanza la gente che sogna
Dove accade di tutto, ma tutto ciò che accade non conta…”
Ritornando ai versi citati all’inizio dell’articolo della canzone vincitrice del secondo posto ed anche del Premio della critica “Mia Martini”, ovvero “Volevo essere un duro”, ci chiediamo: ma da quali alberi cadeva giù l’autore? Probabilmente dagli ulivi della sua Maremma. Infatti Lucio Corsi nasce e cresce nella provincia di Grosseto, precisamente a Val di Campo nella zona di Vetulonia, la parte più selvaggia e assolutamente autentica della Toscana. Circondato dalla natura e anche dall’arte, grazie alla madre pittrice i cui quadri compaiono su alcune delle copertine dei dischi e dei singoli di Lucio, è proprio qui, in questa dimensione fuori dal mondo, ma allo stesso tempo che rispecchia la vera identità del mondo stesso, che si fa strada questo ragazzo, respirando la genuinità e la veridicità della vita di campagna. E così, passeggiando ed esplorando le sue campagne, alla scoperta di insetti e animali di ogni tipo e in compagnia dei suoi cani definiti “fratelli” Era ed Enea, ha trovato quel senso della vita che sfugge a chi vive e nasce in città, assorbito dall’asfalto e dal grigiore del cemento senza potersi sentire parte della natura, dei suoi suoni, della sua purezza.

La noia e la solitudine della campagna che in tanti temono, sono state per lui lo stimolo per poter creare e inventare, andando al di là di tutte quelle cose che non fanno altro che reprimerci la mente, ingabbiandola. Insomma, detta per le vie brevi, Lucio ha preferito il pianoforte, la chitarra, la penna e un taccuino alle serate con gli amici, se non con quelli giusti, come Tommaso Ottomano, chitarrista presente con lui a Sanremo e amico d’infanzia nonché colui di cui Lucio non riesce a fare meno per realizzare la sua musica. E così, notevolmente ispirato da grandi della musica italiana e internazionale come Ivan Graziani, Flavio Giurato, Lucio Dalla, Rino Gaetano, Vasco Rossi, The Blues Brothers e Genesis, dal 2011 inizia a lavorare seriamente al suo progetto musicale e si esibisce nelle piazze e nei locali maremmani, tenendosi sempre lontano dai Talent che il cantante non sembra apprezzare molto definendoli delle “fabbriche di scarpe”.

Il suo primo album in studio “Bestiario musicale” pubblicato nel 2017, in cui le otto tracce sono dedicate ognuna a un animale della Maremma, è un vero e proprio salto in una dimensione favolistica e legata all’infanzia, dietro la quale, come per tutte le favole più celebri, si cela la realtà, o meglio, la realtà per come la si vorrebbe:
“…Guarda che ho fatto di me, ho regalato la stella brillante
Troppo scomoda da trasportare, troppo pesante
Comunque ogni mattina caccio i topi dai campi vicini
Mi chiamano per nome, mi vogliono bene tutti i contadini”
(dal brano “La Volpe”)
E il primo album, ovvero “Altalena Boy/Vetulonia Dakar” (2014), il quale raccoglie i primi due EP realizzati da Lucio, è anch’esso un immergersi in una dimensione da fiaba, surreale e immaginifica in cui emerge il divario tra la città e la campagna, due dimensioni in completa contrapposizione e antitetiche l’una all’altra, nella cui diatriba Lucio probabilmente si sente un ragazzo che, mentre è sull’altalena sparisce nel cielo, rapito dagli alieni o almeno così ci racconta nel singolo “Altalena Boy”. Ma dove l’hanno portato gli alieni? Non su Marte, ma a Milano, dove vive attualmente. Trasferitosi nel capoluogo lombardo dopo aver conseguito la maturità al Liceo Scientifico Marconi di Grosseto per meglio realizzare il suo sogno, ovvero la musica, di certo Lucio avrà risentito della completa mancanza di quello che è stato il suo ambiente natio, e in Maremma infatti ci torna tutte le volte che può, per respirare la pace e perché no, anche per gustare un buon piatto toscano al ristorante di famiglia “Macchiascandona” gestito da sua nonna.
“Sentirsi soli in una grande città è più dura che nella mia terra. Ci sono troppe pareti, troppi muri dove sbattere la testa”
(Dal brano “Freccia Bianca”)
Ebbene, come dargli torto, la città è proprio così. Niente alberi ma solo lampioni sparsi qui è lì, tra cui Lucio immagina sconfinati campi in cui correre:
“Sono nato a mezzogiorno, tra le foglie rosse sulle strade
Nella città che si metteva addosso le prime luci di Natale
Ho imparato come stare al mondo dagli ulivi nella rete
Che s’inchinano soltanto sotto al peso della neve
Non me ne fregava niente di Pitagora ed Euclide
Gli occhi fuggivano via dalle finestre, nei prati di margherite”
“Tu sei il Mattino”, da cui sono tratti i versi citati sopra, è un singolo di Lucio uscito nel 2024 e fa parte della colonna sonora della serie “Vita da Carlo” in cui il cantante appare come Guest Star interpretando sé stesso e nel cui finale della Terza stagione che però all’epoca fu tagliato, vince Sanremo. A quanto pare, Carlo Verdone non ci era andato troppo lontano nel prevedere come sarebbe andata a finire l’avventura sanremese del suo amico a cui, in una delle puntante, aveva detto che doveva sconfiggere la paura di salire su un palco importante come quello dell’Ariston e che era un dovere per lui regalare al pubblico la sua arte e il suo talento. E che dire, ringraziamo Carlo Verdone del giusto consiglio anche se nel video vediamo un Lucio un po’ titubante, definendo Sanremo sì una grande vetrina ma che nelle vetrine ci stanno i manichini. Ma Lucio è tutto tranne un manichino, e se anche Sanremo è quello che dice lui, pure Sanremo è servito e meno male che si è presentato. E a testimonianza di questo, sono le date del Tour estivo che stanno andando l’una dopo l’altra completamente Sold Out, sottolineando quanto sia stato apprezzato dal pubblico, come artista ma anche come persona perché abbiamo capito che ciò che lo anima sono la sua enorme sensibilità, il suo talento e le sue capacità musicali e scrittorie, frutto di fatica, studio e impegno, e non certo la sete di successo, perché, come dice lui, se è quella la base di partenza allora sei messo male.

E proprio per quanto riguarda il suo Tour, vogliamo riportare qui tutti gli appuntamenti “toscani” per sognare, vedendo e ascoltando dal vivo Lucio Corsi: tanto per cominciare, il 16 aprile sarà, precisamente al teatro Cartiere di Carrara a Firenze, ma questa data è già sold out, dopodiché lo ritroveremo a Lido di Camaiore, il 29 Giugno, a “La Prima Estate” Festival e infine, o almeno per il momento nel caso non venissero aggiunte altre date, sarà presente anche al Men/Go Festival di Arezzo il 10 Luglio.
Da non dimenticare assolutamente è anche l’appuntamento televisivo con L’Eurovision Song Contest che si svolgerà a Basilea dal 13 al 17 maggio e in cui Lucio Corsi rappresenterà l’Italia con il brano presentato a Sanremo, al posto del vincitore Olly che invece vi ha rinunciato.
E quindi, nell’attesa del suo nuovo album che uscirà il prossimo 21 Marzo dal titolo “Volevo essere un duro” e di vederlo salire sui palchi in giro per l‘Italia, non possiamo fare altro che amare Lucio, un artista a 360 gradi, senza filtri, finterie e presunzione, di cui ci arriva tutta la sua sincerità artistica e umana. Di certo non passa inosservato un video girato fuori al teatro Ariston in cui un fan regala al cantante un vassoio di chiacchiere e lui, non avendo soldi per pagare, gli dona la spilla a forma di stella del suo cappello. Ebbene, questo è Lucio Corsi ma non c’è modo migliore per conoscere l’incredibile artista che è se non attraverso la sua musica, il dono più grande che potesse fare a chi ha ancora voglia del cantautorato di qualità. Quindi, Lucio, se non sai ancora cosa fare da grande come dici nella la tua canzone “Cosa faremo da grandi?”, te lo diciamo noi: continua ad emozionarci.