La dittatura digitale di Facebook: se mi va ti cancello!

Consigliamo la lettura a tutti coloro che quotidianamente usano facebook sia per motivi personali che per motivi professionali.

Cari lettori di FUL, in questo articolo non leggerete niente che riguarda Firenze. Leggerete una storia che ci ha toccato molto profondamente e che, nostro malgrado, dobbiamo affrontare con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione. Perché crediamo nella libertà di stampa e nella libertà di parola, ma soprattutto crediamo ancora di vivere in una condizione che riconosca ad ognuno di noi i propri diritti di uno stato di democrazia.

Scriviamo queste righe perché vogliamo che più persone possibili siano informate su questo fatto: quello che è successo a noi oggi può succedere a chiunque altro domani.  Ci sentiamo aggrediti ingiustamente e pensiamo sia nostro dovere raccontare quanto ci è successo a tutti coloro che frequentano e lavorano sulla piattaforma.
Mettersi contro un gigante come FB è un po’ come andare in guerra equipaggiati di fionde e pietre contro un’atomica nucleare. È un passo azzardato che però dobbiamo fare soprattutto perché crediamo ancora in un mondo in cui le accuse debbano essere quanto meno spiegate.

CHE COS’È SUCCESSO?

Quel che di grave è successo è che la nostra pagina Facebook è stata improvvisamente chiusa, da un giorno all’altro, senza ricevere nessuna spiegazione. Si senza nessun preavviso, senza nessuna segnalazione. Il gigante americano il 2 gennaio ha deciso di chiudere la nostra pagina e, cosa ancor più grave, non intende assolutamente darci nessuna spiegazione del perché sulla decisione presa.

FUL ( Firenze Urban Lifestyle ) è un magazine cartaceo e web registrato al tribunale di Firenze nel 2011. Racconta la città con una linea editoriale ben precisa, che ha deciso di lasciare alle altre testate la cronaca e la politica, per dare invece spazio al bello della vita di tutti i giorni. Alla cultura in tutte le sue infinite sfaccettature: arte, teatro, cinema, musica, design, mostre – chi più ne ha più ne metta perché l’offerta è davvero vastissima. Ai piaceri della vita: mangiare, bere, uscire con gli amici; e anche a tematiche cosidette green, riciclo, nuove tecnologie, start-up, trekking, artigianato.
Ecco, FUL nei suoi 8 anni di vita, ha raggiunto con i suoi articoli oltre 200.000 persone all’anno, che hanno trovato nelle nostre righe consigli e spunti interessanti su quello che la città di Firenze ha da offrire.

Questi contenuti esattamente sono gli stessi che abbiamo diffuso sulla nostra pagina Facebook fino a pochi giorni fa. Fino a quando, il 2 gennaio 2019, lo strafottente americano ha deciso di chiudere la nostra pagina, improvvisamente e senza nessun preavviso.

Ci siamo messi subito in contatto con l’assistenza. Dopo varie conversazioni ci è arrivata una comunicazione via mail nella quale FB si scusava con noi dicendo che eravamo stati vittima di un errore. Per il disagio ci ha regalato dei “generosi” buoni promozione dell’incredibile valore di € 20,00. Abbiamo chiesto conferma all’assistenza se potevamo riprendere la nostra attività di informazione quotidiana, sincerandoci più volte che tutto fosse ok per non incorrere in ulteriori problemi e l’assistenza ci ha dato il via libera, così circa una settimana dopo lo shutdown siamo tornati attivi. dittatura digitale

Ma purtroppo non sono passati neanche due giorni che abbiamo ricevuto una nuova notifica che ci avvertiva che la nostra pagina sarebbe stata chiusa: PER LA SECONDA VOLTA! Abbiamo ricontattato l’assistenza, la quale dopo ulteriori verifiche, ci ha mandato un’altra mail di scuse in cui questa volta, addirittura, si diceva che il problema dipendeva da un errore di sistema e che la nostra pagina non era mai stata inserita in nessun lista nera o checkpoint.  dittatura fb dittatura fbdittatura fb

Ci sentiamo sollevati, ma ci vogliamo sincerare di poter riprendere la nostra attività di informazione e chiediamo quindi conferma all’assistenza.

«Assistenza possiamo riprendere la nostra attività?»
«Certamente. Andate tranquilli. Tutto risolto».
Tempo altri due giorni e la nostra pagina è stata chiusa. PER LA TERZA VOLTA.

ORA VIENE IL BELLO.

Dopo oltre 10 giorni in cui il gigante si prende il tempo di verificare la situazione ci viene comunicato quanto segue:

«Ciao Marco, Ho ricevuto ora risposta dal team. La tua pagina è stata rimossa e non può più essere riattivata in alcun modo per avere ricevuto un numero di segnalazioni ben superiore al limite massimo, e la decisione è insindacabile. Ti auguro una buona giornata.»

Noi siamo sinceramente esterrefatti: abbiamo documenti scritti, prove che dimostrano che abbiamo ricevuto risposte a dir poco contrastanti. E allora viene da chiedersi: con chi stiamo parlando, quando parliamo con Facebook? Chi è che decide? E sulla base di quali motivazioni?
In maniera legittima e sensata abbiamo cercato di capire, sempre in dialogo con questa fantomatica assistenza, quali nostre attività andavano contro la policy di Facebook. A questa domanda non abbiamo mai ricevuto risposta, anzi sì, una risposta l’abbiamo ricevuta… ovvero che non sono tenuti a spiegarci il perché della loro decisione.

Ecco, la domanda che vogliamo porre direttamente a voi è questa: in che modo possiamo sentirci protetti da un mezzo che sa tutto di noi, che ha milioni di utenti e che prende decisioni arbitrarie?
Chi, come noi, lo usa per lavoro come può, d’ora in avanti, investire anche solo 1 euro in campagne sponsorizzate per poi scoprire, magari domani, che la sua pagina è stata bloccata senza motivo?

Quello che noi chiediamo è una spiegazione. Perché la pagina è stata chiusa? Qual è stato il post che non ha rispettato le policy? Ecco la risposta:

«Vedo che diversi team (non software) hanno analizzato manualmente la tua Pagina e l’hanno ritenuta non in linea. Più di questo non possiamo fare.»

Come mai gli stessi team prima hanno ritenuto di inviarci mail di scuse e dopo, invece, di dirci che la pagina non era più in linea? Che cosa vuol dire “non in linea”? Ma sopratutto, se ci fosse stato un errore da parte nostra perché non spiegarci quale è stata la nostra attività scorretta, che non ci fa stare in linea?

Se uno parcheggia la macchina in divieto di sosta, magari senza rendersene conto, il vigile gli fa la multa. Quella persona però leggerà nel verbale che aveva parcheggiato in una zona non consentita, pagherà la multa e la prossima volta non parcheggerà più lì.

Facebook invece ha l’arroganza di chiudere una pagina su cui abbiamo lavorato quotidianamente, diffondendo contenuti interessanti che hanno raggiunto e conquistato 15.000 follower. Una pagina sulla quale abbiamo investito molto del nostro capitale, del nostro tempo e del nostro lavoro. Una pagina che è uno strumento, se vogliamo, nostro malgrado, indispensabile per la nostra attività di informazione. Com’è possibile che senza darti uno straccio di spiegazione il colosso dei social network abbia l’arroganza di chiuderti la porta di quello spazio che te, e tutto il tuo gruppo di lavoro, giorno dopo giorno hai costruito?

Questo non è un abuso di potere, questo è molto di più. Per quanto possa suonare scomodo, per noi si tratta di una DITTATURA DIGITALE.
Oggi è toccato a noi, ma domani potrebbe toccare a chiunque altro.. ed allora la domanda è
SIAMO VERAMENTE DISPOSTI AD ACCETTARE TUTTO CIÒ, oppure c’è bisogno di maggiori garanzie e tutele? E quale organo queste tutele può darle e garantirle?

Ps: questo articolo è stato pubblicato l’8 febbraio, sulla sera del 9 febbraio la nostra pagina è tornata visibile ed abbiamo potuto condividere i nostri nuovi post. Ad oggi, 12-02, nessuno da parte di facebook si è degnato di scriverci per spiegarci quantomeno qualcosa. 
Marco Provinciali