Portati i'toni che fà freddo

tperché a Firenze si dice toni

Altre ipotesi, più interessanti, riguarderebbero il periodo del secondo dopoguerra quando, al rientro in patria, i soldati americani si cucirono sulla tuta la sigla TO N.Y. (To New York, cioè verso New York) impressa anche sugli scatoloni che le contenevano. Sembra però che tali tute, per una serie di disguidi, non siano mai state spedite a destinazione, finendo invece sui banchi del mercato di San Lorenzo, a disposizione dei cittadini che, leggendo la scritta, logicamente pensarono che quello fosse il nome inglese e iniziarono a chiamarle così, italianizzando in “toni” (con la “i” finale al posto della “Y”). Un’altra interpretazione, sempre inerente, collega il vestito con il nome proprio Tony, convenzionalmente attribuito a tutti i soldati americani per semplicità: ‘toni’ indicava quindi ‘il soldato americano tipo’ e la sua uniforme.
Versione diversa quella per cui il vocabolo si ricondurrebbe addirittura al 1936, anno in cui si tennero le Olimpiadi a Berlino. Le divise della squadra italiana vennero realizzate a Firenze, coniando appositamente per l’occasione l’acronimo di Tuta Olimpica Nazionale Italiana: “TONI”.
Insomma qualunque sia la versione che più vi aggrada, seguite sempre il consiglio delle vostre madri: in valigia, mettetecelo un toni. Di stoffa o di forma umana, su questo agite pure secondo disponibilità e capienza. O, male male, all’occorrenza procuratevelo in vacanza…

Articolo a cura di Rita Barbieri