Con il ritorno in zona gialla, il 4 maggio riapre anche L’Armonia, la mostra finale delle residenze d’artista di Manifattura Tabacchi, a cura di Sergio Risaliti
Dal Giardino di San Marco alla pratica del Grand Tour gli artisti hanno sempre sfruttato il confronto con i modelli, con la tradizione, con le varie discipline artistiche e con gli altri artisti; spesso l’hanno fatto durante periodi di permanenza in alcune grandi città d’arte proprio come Firenze. Da quest’eredità secolare e dall’esempio di una Firenze grande laboratorio del Rinascimento e crocevia di talenti, nasce l’idea di un programma triennale di Residenze d’Artista a Manifattura Tabacchi, nuova cittadella dell’arte fiorentina. L’Armonia (4 maggio – 23 maggio 2021) è l’esposizione che conclude il primo ciclo di Residenze d’Artista di Manifattura Tabacchi (La cura 2018-19 La meraviglia 2019-20 L’armonia 2020-21), traguardo di un percorso fondamentale iniziato tre anni fa che ha contribuito alla rinascita dell’ex-fabbrica e alla definizione del suo programma di attivazione culturale.
Il progetto ideato e curato da Sergio Risaliti, storico dell’arte e Direttore del Museo Novecento di Firenze, e seguito da Paolo Parisi, artista e docente dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, nel ruolo di tutor, è stato realizzato nell’ambito di NAM – Not A Museum, il programma sperimentale e multidisciplinare di arte contemporanea di Manifattura Tabacchi.
Ludovica Anversa (Milano, 1996), Ambra Castagnetti (Genova, 1993), Diana De Luca (Avezzano, 1996), Chiara Gambirasio (Bergamo, 1996), Nicola Ghirardelli (Como, 1994) e Max Mondini (Parma, 1990) sono i sei giovani artisti che hanno lavorato per 5 mesi, da settembre 2020 a gennaio 2021, negli gli spazi unici dell’ex-fabbrica, occupando atelier appositamente realizzati per ciascuno di loro. Durante il programma formativo, che ha spaziato tra fotografia, pittura, disegno, scultura, installazioni e video, ciascun artista ha sviluppato un progetto individuale e sei opere collettive nate in occasione di workshop tenuti dai visiting artist di questa edizione: Francesca Banchelli, Cesare Viel, Rebecca Moccia, Giulia Cenci, Masbedo e Patrick Tuttofuoco. Come ogni anno, i lavori realizzati dagli artisti nel corso della Residenza hanno dato vita a una mostra finale, L’armonia, che dopo lo stop dell’inverno può finalmente riaprire le sue porte, eccezionalmente allestita negli spazi dell’edificio B7, che riapre per la prima volta al pubblico dopo 20 anni.
La mostra
Le opere collettive, realizzate durante gli workshop con gli ospiti sono esposte tra l’ingresso, la piazza dell’orologio e il cortile della ciminiera; l’esposizione delle opere individuali invece vede al primo piano dell’edificio B7 i lavori di Max Mondini Intradosso, Nicola Ghirardelli Untitled (Il limite della neve), Ludovica Anversa Se mi parli degli angeli, e Ambra Castagnetti Klondike; il secondo piano invece quelle di Diana de Luca Sum e Chiara Gambirasio Nimbo (ma mentre salite le sale buttate un occhio verso l’alto, c’è una sorpresa!). Si passa dalla presenze ambigue e ibride degli oli di Ludovica Anversa, alle sculture teriomorfe e materiche di Ambra Castagnetti alle riflessioni sul concetto di scarto di un lavoro performativo di Diana de Luca. Si scopre una nuova cosmologia nelle opere di Chiara Gambirasio, pronte ad accogliere l’azione del tempo, si riflette sulla creazione di nuovi ecosistemi e sulla complessità del cosmo tramite le strutture di Nicola Ghirardelli, fino ad arrivare alla riflessione sulla relazione tra le nuove forme digitali e la potenza dell’arte del passato.
Intervista al curatore Sergio Risaliti
Le tematiche scelte per il programma triennale delle Residenze d’Artista, rispettivamente La cura, La meraviglia e L’armonia sono state selezionate e concepite come un unicum. Perché questa scelta? Qual è il fil rouge che unisce questi tre temi tra di loro?
La scelta di queste tre parole è legata alla pratica artistica di cui ognuna definisce il campo d’azione, il campo di senso e i valori. Partendo da La cura, l’artista innanzitutto ha cura del processo creativo dall’inizio alla fine, ma ha anche cura della sua azione che ha una sua ridondanza di senso rispetto al pianeta su cui lascia un segno. La meraviglia, questa è fin dall’epoca del barocco l’obiettivo finale dell’artista, la sensazione che mira a suscitare, ma è anche l’emozione che si prova quando, attraverso l’opera finita, si riesce a vedere il mondo in un’ottica diversa. L’armonia infine, tema di questa terza edizione è il principio assoluto secondo cui l’artista ridefinisce il senso e il significato del suo operare nel corso dei secoli. Leon battista Alberti parlava di concinnitas nell’estetica rinascimentale, poi arrivò Michelangelo e disorientò tutti i principi estetici, fino ad arrivare al contemporaneo con Jackson Pollock ad esempio, che apparentemente distrugge ogni concezione precedente canonizzata di forma armonica. Applicando il termine armonia all’attualità, questo comprende sì un impegno estetico ma anche uno etico e morale a trovare una più composta armonia tra progresso e pianeta.
Qual è il suo punto di vista in quanto curatore del progetto delle Residenze rispetto alla crescita e allo sviluppo che ha visto negli artisti che hanno partecipato?
Negli artisti che ho visto lavorare nell’ambito del progetto delle Residenze d’Artista ho assistito a una grande crescita che viene sicuramente anche dalla qualità del progetto. Rispetto alle potenzialità di sviluppo che le Residenze offrono agli artisti basti ricordare che questo modello che unisce l’abitare in una comunità, l’operare artistico in un centro operativo e il confronto con altri artisti e artigiani, è un modello molto antico, che si rifà alla Scuola del Giardino di San Marco a Firenze, una sorta di prima Accademia d’arte d’Europa voluta da Lorenzo il Magnifico.
La peculiarità del progetto delle Residenze d’Artista di Manifattura risiede nel fatto che gli artisti, nel corso della loro permanenza, prendono parte a incontri e workshop con ospiti di rilevanza nazionale e internazionale (artisti, curatori, critici) da cui nascono progetti collettivi di opere d’arte. Qual è il valore aggiunto di tutto ciò, che rende il programma di queste Residenze unico nel panorama italiano?
Il programma di questo progetto di Residenze d’Artista nello specifico è serrato di esperienze, tutti i giorni i ragazzi hanno compiti da svolgere e c’è un confronto nel corso dei mesi con artisti già affermati provenienti da tutto il mondo; vivono anche esperienze sul territorio, confrontandosi con le fondamentali realtà artistiche e artigiane che abbiamo la fortuna di possedere tutt’intorno a noi. In questo Firenze ancor oggi si dimostra una fantastica palestra per lo sviluppo del nuovo talento artistico.
Che importanza assume il programma triennale delle Residenze nell’inserimento di Firenze all’interno dello scenario artistico contemporaneo?
Ritengo inoltre che Firenze debba trasformarsi da città del turismo di massa in una città dove fa massa critica la presenza degli artisti, la sperimentazione e l’aggiornamento; spero che torni a essere quella che era nel Quattrocento e non il luogo dove si vive solo di rendita di sfruttamento massivo del proprio patrimonio storico artistico. Penso che i momenti di passaggio siano sempre importanti; dalle crisi si può rinascere e crescere con una spinta evolutiva di trasformazione. Spero che dopo questa crisi Firenze si trasformi in questo senso, e che le Residenze d’Artista siano un primo passo in questa direzione.