Road to Mars

Intervista a Ilaria Cinelli, giovane ingegnere biomedico di origini fiorentine sulla “road to Mars”.


Quando si parla di Marte molti pensano a Ray Bradbury, a
The Martian e ai dischi volanti nazisti. Insomma alla fantascienza. Questo perché il pianeta rosso è da anni al centro di speculazioni, trattandosi di quello che potrebbe diventare il prossimo traguardo del genere umano. Se da un lato la strada per Marte è percorsa principalmente grazie alla cooperazione di agenzie nazionali come la NASA o l’ESA e di privati, dall’altro l’impresa richiede una quantità di dati tale che anche l’apporto di associazioni no profit è davvero prezioso. Perfino costruire basi in luoghi sperduti della terra e indossare tute da astronauta in una colonia che simula la vita sul pianeta rosso rappresenta un piccolo importante passo verso l’obiettivo.

Mars Society nasce in America nel 1998 come organizzazione internazionale no profit con lo scopo di promuovere l’esplorazione di Marte. Una delle attività principali è quella di ricerca che viene effettuata nella Mars Desert Research Station: un centro specializzato negli human factors, che studia, attraverso delle simulazioni, gli effetti psicofisici derivanti dalla vita in ambiente marziano e valuta come migliorare la relativa strumentazione. I parametri dei membri dell’equipaggio sono monitorati e registrati in tempo reale per tutta la durata della missione attraverso dei biosensori. La simulazione si svolge nel deserto dello Utah in un habitat di otto metri di diametro, contenente un laboratorio geologico e biologico, un’area di lavoro, bagni, cucina, una piccola libreria e delle anguste camerette.

Per capire come funziona abbiamo parlato con Ilaria Cinelli, fiorentina, ingegnere biomedico dell’Università di Pisa e dottoranda in computational modelling alla National University of Ireland, nonché comandante della Crew 172 di Italian Mars Society.

Ilaria è entrata in contatto con Mars Society nel 2015, a una conferenza di medicina aerospaziale e in quell’occasione è stata reclutata come membro dell’equipaggio della Crew 158.

Mars Society seleziona volontari da tutto il mondo e in prevalenza da facoltà scientifiche per i suoi equipaggi. Sei mesi prima della missione Ilaria riceve la lista dei nominativi della crew di cui sarà comandante e gli scrive subito una mail, per presentarsi, annunciare l’inizio dell’allenamento e cominciare a conoscere la squadra. «L’ho fatto perché le persone, anche se provengono da università fantastiche, non è detto che siano adatte a missioni così estreme. Le persone vanno fuori di testa, non reggono lo stress emotivo perché semplicemente non hanno la giusta preparazione, si spaventano».

Ilaria ci racconta che il ruolo di comandante ha richiesto una certa severità nella raccolta di dati e nella schedatura della giornata di ciascun membro dell’equipaggio. «Ho fatto in modo che gli orari fossero molto scanditi, un po’ come essere cadetti.» Sveglia e colazione alle 7.00, extra vehicular activity dalle 9.00 alle 12.30, pranzo alle 13.00, cena alle 19.00. Ogni attività, persino dormire, deve seguire un calendario rigido per poter registrare le onde cerebrali, e l’uso di qualsiasi risorsa deve essere monitorata. «Se tu mangi di più, se bevi di più, se tiri l’acqua della toilette lo devo sapere. Può sembrare assurdo, però è solo una questione di sicurezza. Perché andiamo in missione con una certa quantità di cibo, di elettricità, di acqua e di connessione dati per collegarsi al centro di monitoraggio missione» ci spiega. Tutto questo in uno spazio inospitale come il deserto dello Utah, dove vivono puma, orsi e animali selvatici che rappresentano un fattore di rischio in più.

La missione della sua crew si è trovata ad affrontare un problema inaspettato: una nevicata improvvisa che ha congelato tutta l’acqua potabile a disposizione. «È stata una vera emergenza perché tutto il cibo che avevamo era disidratato, quindi l’acqua era essenziale». Anche se avesse abortito la missione, i soccorsi non sarebbero potuti arrivare in tempo. Così sotto pesanti condizioni di stress, razionando le risorse, ha guidato il suo equipaggio fino alla fine senza compromettere i progetti di studio dei suoi colleghi.

Il Mission Support aveva distribuito i compiti e l’incarico di Ilaria è stato proprio quello di monitorare gli studi in corso: «Dovevo supervisionare tutti i progetti, uno ad uno, perché qualsiasi fallimento sarebbe stato una mia responsabilità. Quando sei il comandante devi essere partecipe, devi fare in modo che le altre persone si fidino di te, ma non sei un amico, non puoi scendere a compromessi altrimenti il tuo ruolo non viene riconosciuto». Per comunicare al Mission Support lo stato di aggiornamento dei quattro progetti di cui era a capo, Ilaria ha avuto a disposizione solo 1 giga di internet tra le 2.00 e le 5.00 del mattino. «In sostanza dormivo tre ore per notte. Non ero freschissima, ma era questo il lavoro che volevo, quindi ne sono contenta».

La conquista della Luna è stato frutto di una lotta tra nazioni per la conquista dello spazio, ma lo stesso non si può dire per quella di Marte, poiché le risorse a disposizione di un solo paese non sono sufficienti a superare le complessità tecniche che si annidano nell’impresa. Anche se Trump tagliasse i finanziamenti alle ricerche, Ilaria è comunque positiva: «grazie alla cooperazione fra agenzie internazionali e industrie private, non penso sia una sfida impossibile». Sulla fattibilità della colonizzazione del pianeta pende la grande incognita delle radiazioni cosmiche che sono una sfida aperta, nonché una della motivazioni per cui le esplorazioni vengono posticipate. «Il problema è che non sappiamo ancora come proteggerci né durante il viaggio, né per i due anni di permanenza sul pianeta. Non sappiamo come varia la loro l’intensità e come si accumulano. È controproducente mandare un gruppo di astronauti senza conoscere gli effetti a lungo termine di un tale fenomeno». Quando la gravità cambia anche di poco, il corpo umano lavora in modo diverso «si pensi a come potrebbe cambiare una gravidanza, in vista di una colonizzazione.»

Diventare astronauta richiede un profilo eccezionale, la selezione tra le migliaia di candidati è dura, ancor più se sei una donna. Non è tanto un problema di discriminazione, ma di disponibilità dei dati: la casistica sulle ripercussioni fisiologiche dei voli spaziali è quasi tutta al maschile. Nonostante ciò il recruiting delle astronaute sta aumentando (basti pensare a Samantha Cristoforetti, prima astronauta italiana nell’ESA che detiene il record femminile di permanenza nello spazio in un singolo viaggio).
Ilaria vive all’estero ormai da alcuni anni e ha l’impressione che molti italiani abbiano perso motivazione nel raggiungimento dei propri obiettivi, eppure con la sua storia ci vuole «soltanto far capire che, a volte, se ci si mette d’impegno si può raggiungere l’obiettivo che davvero ci interessa». •
ENGLISH VERSION>>>>
Nowadays Mars is on everyone’s lips because it represents our future. There are different organisations all over the world that are trying to understand if it’s possible or not. Mars Society is one of them. It was born in America in 1998 as an international no profit organisation with the aim of promoting Mars’ exploration. One of their main activity is research through projects such as Mars Desert Research Station: a specialised centre that studies, through simulations, the psychological effects deriving from the life on Mars. The staff is constantly monitored through biosensors. The simulation takes place in the Utah desert, in a unit of a 8 square metres of diameter.
To understand how it works we have talked to Ilaria Cinelli, Florentine biomedical engineer of the Pisa University and Phd in Computational Modelling at the National University of Ireland. She is also the captain of Crew 172 by Italian Mars Society.
Six month before the mission Ilaria received the list of her crew members and she wrote them an e-mail to introduce herself. «I did it because I could not to take it for granted that they were suitable for a mission in such extreme conditions. People go crazy, they don’t bear the emotional stress because they don’t have the right preparation, they are scared».
Ilaria tells us that she had to be severe in the data collection and in the scheduling of the day: «My timetable was very strict, as if they were cadets». Alarm clock and breakfast at 7.00, extra vehicular activity from 9.00 to 12.30, lunch at 13.00, dinner at 19.00. The use of any resource had to be monitored too. «If you eat more, if you drink more, if you flush the toilet I must know it. It may sound absurd but it’s a matter of safety. We go on mission with a certain quantity of food, electricity, water and data connection» explains Ilaria.
During the training her crew had to face an unexpected challenge because snow froze all the drinkable water. «It was a real emergency because all the food we had was dehydrated. Even if we had cancelled the mission, aids would not have arrived in time».
«I had to supervise all the projects, because any failure would have been my responsibility. When you are the leader you must participate, the others must trust you, but at the same time you are not a friend». To communicate with Mission Support all the updates she had only 1 GB of Internet between 2.00 and 5.00 a.m. «I slept 3 hours per night. I wasn’t very fresh but that was the work I wanted, so I was happy».
We don’t know what can happen in the future, how countries are facing the Mars’ challenge. Even if Trump is threatening to cut funds, Ilaria is positive thanks to the cooperation between international agencies and private industries. However, there is still a major unknown variable about the colonization of Mars: the cosmic radiations. The missions are delayed because we don’t know how to protect the astronauts from the radiations and how they will vary during the years on the planet.
Becoming an astronaut is hard and even more if you are a woman. It’s not a matter of discrimination, but of data: most of the available data are mainly related to male astronauts. Anyway the female recruiting is growing (let’s think of Samantha Cristoforetti).
Ilaria has been living abroad for some years and she has the impression that many Italians have lost motivation, she wants people to understand that commitment is key to achieve your goals. •
Testi di Lorenzo Masini e Cristina Verrienti
Foto di Ilaria Cinelli e Italian Mars Society