Tettoia de’ Pisani, uno sfregio in pieno stile fiorentino

La Tettoia de' Pisani in Piazza della Signoria
La Tettoia de' Pisani in Piazza della Signoria.

Siamo nel 1364, anno nel quale l’esercito fiorentino si afferma con una celebre vittoria a scapito dei pisani nella battaglia di Cascina. Erano anni nei quali la situazione generale di Pisa era critica, anche a causa dei dissidi che crescevano con Firenze e i fiorentini. È proprio in questo contesto che nasce la famosa storia della Tettoia de’ Pisani.

La Tettoia de' Pisani in Piazza della  Signoria
Com’era la Tettoia de’ Pisani

Nei pressi della Porta di San Frediano, la punizione per aver perso la battaglia consistette nel far baciare ai pisani, proprio sotto la coda –in segno di sottomissione- il Marzocco, ossia il leone (simbolo della città di Firenze) il quale fu, per l’occasione, rappresentato da un leoncino neonato. Gli stessi prigionieri, furono utilizzati per costruire la Tettoia de’ Pisani, un tempo presente in Piazza della Signoria e oggi scomparsa. In Piazza della Signoria (un tempo denominata Piazza dei Priori), la tettoia trovava spazio lungo il lato ovest, proprio dove oggi si trova il Caffè Rivoire. Dove fu eretta la Tettoia, in precedenza vi era la chiesa di Santa Cecilia, oggi scomparsa.

Perché la Tettoria de’ Pisani divenne un luogo così importante tanto da essere conosciuto ancora ai giorni nostri? Essa fu frequentata dalle menti fiorentine più brillanti dell’epoca, i quali si riunivano dando luogo a veri e propri dibattiti culturali. In questo posto, la storia ci consegna il ricordo di una ristretta cerchia di umanisti che era solita riunirvi e che faceva capo all’Accademia Platonica della città, nell’ambito della quale spiccavano i nomi, fra gli altri, di Niccolò Niccoli e Leonardo Bruni.

A cosa si deve il termine “tettoia”? Il motivo è da ricercare tanto nel fatto che la tettoia proteggesse solo dei semplici sedili di pietra –delineando quindi un ambiente scarno e spoglio di qualsiasi altro elemento- tanto nelle decorazioni le quali, non adeguatamente protette dalle intemperie, lasciarono presto il posto a dei calcinacci che contribuirono a non mettere mai la parola fine rispetto ai lavori dell’edificio, come invece accadde per la vicina Loggia dei Lanzi che, infatti, anche per questo motivo, fu chiamata “loggia”. Insomma, quel che era poco più di un ambiente aperto sopra il quale era collocata una tettoia, non bastò a frenare gli animi di chi amava confrontarsi con i propri coetanei sul mondo della cultura di allora.

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