
Tracey Emin a Firenze: le opere Fuorimostra
Non solo Palazzo Strozzi: Tracey Emin arriva a Firenze e in tutta la Toscana con il Fuorimostra dell’esposizione Sex and Solitude.
Dal 16 marzo al 20 luglio 2025, Palazzo Strozzi ospita Tracey Emin. Sex and Solitude, la più ampia mostra mai dedicata in Italia all’iconica esponente “ribelle” della Young British Art. Definita dalla stessa Emin come la sua mostra più significativa di sempre, l’esposizione rappresenta un momento cruciale nella sua carriera (ve ne abbiamo parlato qui).
Curata da Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi, la rassegna ripercorre l’intero arco creativo dell’artista, dagli anni Novanta fino alle più recenti produzioni, presentando opere storiche, inediti e lavori mai esposti prima in Italia. Un viaggio intenso tra passione, fragilità e autoanalisi, che, nelle parole di Galansino, si configura come “un dialogo intimo tra il desiderio di connessione e l’inevitabile isolamento dell’esistenza”.
Oltre alle oltre sessanta opere in mostra tra le storiche mura di Palazzo Strozzi però, l’itinerario alla scoperta di Tracey Emin ha tappe in tutta la Toscana: 17 i luoghi coinvolti nel Fuorimostra sviluppato in occasione della mostra Tracey Emin. Sex and Solitude tra cui il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, la Collezione Freymond a San Casciano Val di Pesa e molte, moltissime tappe a Firenze e dintorni (che potete trovare qui).
Oggi ci fermiamo all’Hotel Savoy, uno dei luoghi di questo itinerario alla scoperta di Tracey Emin fuori da Palazzo Strozzi, che ospita la sua opera My Forgotten Heart (2015): un’opera realizzata con la sua grafia -tratto distintivo della sua arte- e l’impiego del neon, un lavoro che offre un’esperienza potente e lirica, intima e al contempo evocativa. Per capire il perché di questa affermazione occorre soffermarsi per un secondo sull’importanza fondamentale proprio di questo mezzo per Emin, il neon, e di ciò che esso esprime: la parola.

Nella poliedrica attività di Emin che spazia tra pittura, disegno, video, fotografia e scultura, passando da tecniche e materiali come il ricamo e il bronzo, il neon e le parole che esso esprime sono parte fondamentale della sua produzione da sempre. Non è un caso che, fin dal primo sguardo sulla facciata bugnata di Palazzo Strozzi, sede della mostra, l’occhio cada infatti su un grande neon di un azzurro vivido con l’intensa dichiarazione visiva che dà titolo alla mostra: Sex and Solitude, opera site-specific creata per l’esposizione. Fondamentale nella pratica dell’artista è infatti proprio l’uso del linguaggio, nei titoli e all’interno delle opere stesse: parole dirette ed esplicite per coinvolgere visceralmente il pubblico, fondendo confessione e affermazione. Le più celebri tra le sue frasi sono proprio quelle che riproducono la sua scrittura manuale con l’utilizzo del neon appunto, di cui ha da sempre apprezzato la “luce ed energia pulsante”: “Il neon ha sempre avuto una connotazione un po’ squallida. Ma lo trovo anche sexy. È scintillante, pulsante, audace, vibrante […]. Per me ha sempre avuto un fascino meraviglioso” ha dichiarato la stessa Emin.
Elemento tipico di Margate, cittadina della costa inglese dove la Emin ha vissuto fino all’adolescenza e a cui diversi anni dopo ha dedicato e donato proprio un’opera al neon, quest’ultimo diventa per l’artista una costante nel suo linguaggio fin dagli anni Novanta. Era il 1995 quando doveva realizzare un’insegna per il suo museo; in quell’occasione fu il gallerista Carl Freedman a dirle: “Ti piacciono i neon, perché non lo fai così?”; la scritta “The Tracey Emin Museum” fu così il suo primo neon, che l’artista conserva ancor oggi con cura. Da quel momento la produzione è cresciuta e Emin continua a sfruttarne la luce come amplificatore emotivo, trasformando la parola scritta in un segno pulsante e fortemente comunicativo.

L’uso fortemente espressivo che Emin fa del neon, la distanzia da quello più concettuale già adottato negli anni Sessanta dagli artisti post minimalisti americani ed europei come Bruce Nauman e gli esponenti dell’Arte povera come Mario Merz. Quelle di Emin sono vere e proprie confessioni al neon, lettere d’amore al neon (come nel caso di Love Poem for CF del 2007), espressione di una condizione universale (come Those Who Suffer LOVE del 2009) o di un impulso (I Want My Time with You del 2018).
L’esposizione nell’elegante lobby dell’Hotel Savoy, sempre fortemente connesso con la scena artistica della città, di My Forgotten Heart costituisce dunque un’occasione per gli ospiti dell’Hotel e per tutti i fiorentini di approfondire l’esperienza con l’arte di Tracey Emin e con uno dei suoi medium e linguaggi più importanti.
Photo credits: Tracey Emin, Sex and Solitude, Palazzo Strozzi, Firenze, 2025. Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio © Tracey Emin. All rights reserved, DACS 2025.