Abbiamo dato un’occhiata alla mostra “Mercanzie e Natura: Firenze e il mondo indo-atlantico 1500-1800”. Un viaggio per immagini nella cornice di una stupefacente biblioteca seicentesca.
La Biblioteca Riccardiana è uno dei luoghi più affascinanti del centro di Firenze, collocata in un’area che ospita altre splendide biblioteche antiche (Marucelliana, Laurenziana e Moreniana). A partire dal 19 novembre scorso e fino al 10 gennaio 2025, la Riccardiana ospita una bella mostra sui legami tra Firenze e gli angoli più sperduti del mondo, a cavallo fra Medioevo ed Età Moderna. Siamo stati a vederla accompagnati dalla Direttrice Roberta Masini e dal suo gentilissimo staff.
Organizzata con la collaborazione di un gruppo di studiosi dell’Istituto Universitario Europeo di Fiesole, la mostra espone 25 testi originali, fra bestiari, resoconti di esplorazione e trattati di botanica. Secondo il Professor Giorgio Riello – studioso di Global History e a capo del team – l’alto impatto visivo della mostra è reso possibile proprio all’attenta selezione del materiale espositivo, che può contare sulle affascinanti incisioni e sui disegni dei volumi conservati in biblioteca. Scopo dichiarato del progetto è quello di far luce sulle conoscenze che, dal XVI al XVIII secolo, gli europei acquisirono sui diversi ambienti naturali, sulla flora e sulla fauna del mondo indo-atlantico.
Animali e culture globali
Sempre con un occhio di riguardo a Firenze e alla sua importanza come centro attrattivo di risorse naturali e di mirabilia, così come polo culturale alla base di una vasta produzione libraria. I volumi giacciono aperti in apposite teche, da cui l’osservatore è invitato ad apprezzare le sontuose immagini. La mostra si struttura in sei sezioni (Animali, Spezie, Mondi Marini, Sostanze Stimolanti, Colture Globali, Materiali e Produzioni), ciascuna delle quali fa luce su uno specifico ambito di studio. Orientandosi fra i manoscritti, le “cinquecentine” e i grossi albi settecenteschi, ci si rende immediatamente conto di come la semplice rappresentazione di certi elementi, in epoche più antiche della nostra, potesse stimolare l’immaginazione dei più curiosi.
A partire dalla prima sezione, che segna un ponte fra una civiltà ancora medievale e una forma mentis più rigorosamente rinascimentale, è chiaro che gli animali raffigurati – siano essi zebre, pantere o pappagalli – servano a colpire, a meravigliare, spronando la mente a cercare più informazioni. Questa, del resto, era la premessa necessaria per inaugurare un’epoca di portentose esplorazioni marittime, che avrebbero portato gli europei a conoscere i siti produttivi delle più disparate sostanze. Sì: perché a partire dalla seconda sezione, infatti, risulta evidente quanto le materie prime si trovino al centro dell’intero impianto scientifico e narrativo.
Agognate spezie e schiavi
Le commodities possono essere tanto le agognate spezie (come il pepe e lo zafferano), i tesori del mare (come perle e conchiglie, ma anche l’apprezzatissimo baccalà dell’Atlantico), le sostanze stimolanti (tè, caffè, zucchero), quanto le colture destinate a rivoluzionare interi paesaggi (come il mais e l’indaco) o i materiali volti alla produzione di manufatti più o meno lussuosi (metalli, seta). Partendo da un ambito come quello degli animali esotici – che per tutto il Medioevo erano stati un dono regale, un oggetto di stupore – è naturale che l’itinerario del visitatore passi per tutte quelle sostanze che, con le loro innumerevoli virtù, hanno stimolato l’esplorazione.
Non senza impattare drammaticamente sulla vita di milioni di persone, destinate a vivere in schiavitù come pescatori di perle o raccoglitori di fave di cacao… La mostra “Mercanzie e Natura”, quindi, si colloca in un settore di studi oggi particolarmente fertile, come dimostrano anche il successo editoriale dei libri di Alessandro Giraudo e la recente mostra “Cacao entre dos mundos”, svoltasi alla Biblioteca Laurenziana (proprio di fronte alla Riccardiana). Vi invitiamo pertanto a vivere più da vicino questa splendida iniziativa, che rimarrà aperta al pubblico fino al 10 gennaio 2025.
In copertina: Le Isole di Ghiaccio. La scenografica rappresentazione di un iceberg, tratta dal resoconto dei viaggi australi di James Cook (1778), ci ricorda la preziosità di questi ammassi giganteschi, all’epoca utilizzati come rischiosa fonte di approvvigionamento dell’acqua potabile.