Varco Appennino

Varco Appennino simone donati

Un libro fotografico di Simone Donati di TerraProject – impreziosito dai testi del poeta Franco Arminio – sull’esplorazione delle aree interne dell’Appennino Meridionale. Dalla Calabria alla Basilicata, dalla Campania al Molise, fino al confine con l’Abruzzo.

Io credo che l’Appennino sia il luogo dell’anima dell’Italia. Per questo è di grande interesse Varco Appennino, un libro fotografico che racchiude il progetto che Simone Donati ha portato avanti dal 2016 al 2020. L’ultima foto è stata scattata proprio il giorno precedente il lockdown imposto dalla pandemia.

Simone, da 15 anni occupato a livello professionale nella fotografia, è uno dei fondatori di TerraProject, il collettivo fiorentino che dal 2006 lavora su tematiche sociali, politiche e ambientali in Italia e all’estero. Le sue immagini sono esibite in mostre sia in Italia che all’estero e pubblicate dalle maggiori riviste nazionali e internazionali, tra cui Der Spiegel, D – La Repubblica, Internazionale, L’Espresso, Le Monde Magazine, Newsweek, Panorama, Sette e Vanity Fair. Selezionato come uno dei tre finalisti nella categoria ritratto del Sony World Photography Awards, ha ricevuto il 3° posto al Premio Ponchielli con Welcome to Berlusconistan e con Valley of Angels è stato finalista all’OjodePez Award.

Varco Appennino, curato da Fiorenza Pinna – impreziosito dei testi dello scrittore, poeta e regista Franco Arminio – è uscito in estate per Witty Books. Si tratta di un’esplorazione dei piccoli paesi lungo la catena montuosa che dalla Calabria attraversa Basilicata, Campania, Molise, fino al confine con l’Abruzzo. Luoghi banali forse, ma testimoniare la banalità del quotidiano è stata proprio la necessità del fotografo in questo progetto portato avanti con calma, come il tempo che scorre lento in questi posti in cui “non succede mai niente”. Ecco che il fotografo ha lavorato sulle complessità e le contraddizioni contenute nella frase che si sentiva ripetere spesso nei piccoli borghi visitati: «Ma qui non c’è niente! Perché vieni qui?».

Eppure quel “niente” è spesso ricco e fertile dal punto di vista storico e attuale, fatto di paesaggi, gesti, intimità, campagne abitate e immancabili edifici incompiuti. “L’incompiuto meridionale” non solo come spreco e scempio del paesaggio, ma anche come simbolo del destino non finito di un popolo.

Il lavoro di Donati è costruito attraverso un’alternanza di fotografie di paesaggi sospesi – senza tempo ma allo stesso modo imponenti – e una serie di ritratti di chi quei territori ancora li vive e li popola perché non se n’è mai andato o perché poi vi è tornato. Ai paesaggi e ai ritratti si aggiungono anche gli interni delle abitazioni, intimi e silenziosi, insieme a piccoli paesaggi marginali. 

Nei passaggi dalla penna di Franco Arminio – che si è autodefinito “paesologo” – c’è poi l’essenza letteraria di questo progetto. «Vado nei paesi per capire come se la passano. Ma prima ancora ci vado per capire dove sono, sopra una montagna o un altopiano, dentro una valle o in pianura. I paesi parlano, come ogni cosa, e parlano innanzitutto con la geografia. Sono terra da leggere anche se hanno perso molte parole, e da scrivere» .

Il poeta è nato e vive tutt’ora a Bisaccia, nel cuore dell’Irpinia, paese simbolo di Varco Appennino. Qui, nel caratteristico borgo della Campania di 3.600 anime, il Comune ha messo in vendita quaranta abitazioni abbandonate a 1 euro. Il tentativo, già messo in atto da altri comuni italiani, è quello di provare a salvare comunità morenti incentivando le persone a vivere in questi borghi. 

Il libro è così un dialogo tra Donati e Arminio, il primo con le immagini, il secondo con il “Vocabolario Appenninico” che si dipana dalla A alla Z con le parole simbolo dei luoghi. 

A come Appennino: «L’Italia ha una lunghissima colonna dorsale che sta perdendo poco a poco la sua linfa. La gente sceglie di abitare nelle città e, quando sceglie i paesi, ha sempre cura che siano comodi e pianeggianti. Nessuno vuole stare nei luoghi più impervi, quelli dove gli inverni sono lunghi e non passa nessuno. L’Appennino è l’Italia che avevamo e che rischiamo di perdere per sempre. La gente ci ha vissuto per millenni consumando quel poco che bastava a sostentarsi. Penso all’Appennino come alla vera cassaforte dei paesi, una cassaforte piena di monete fuoricorso».

Troviamo quindi Bar alla B, passando per Geografia alla G o Terra alla T. Oppure Silenzio alla S, che bene rende l’idea di queste comunità nascoste, remote, lontano dai luoghi comuni ma anche da certe cronache che spesso caratterizzano questa parte d’Italia: «Ogni paese ha il suo silenzio. Dipende dalla forma. Il silenzio di un paese concavo, appoggiato in una valle, è diverso dal silenzio di un paese convesso che sta in cima a una montagna. E poi c’è la disposizione delle case, la presenza della vegetazione, l’esposizione geografica, il fatto di essere a nord o a sud, la vicinanza o meno a una città, perfino il reddito ha influenza sul tipo di silenzio che percepisci dentro un paese».

www.terraproject.it

Foto di Simone Donati | IG: @donati