Fünf degli SKoM

Tra la Forlì dei Santo barbaro e la Firenze post-punk, SKoM pubblica l’EP Fünf con la partecipazione di Federico Fiumani.

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SKoM, some kind of make up, è qualcosa che prova a riempire un buco senza fondo, è il trucco di una donna, è una maschera che nasconde il tuo volto, mentre libera il tuo corpo.
SKoM è ironia e passione, è ricerca ed espressione, è “la Croce”, il “Graeme”, il “Beat”.
Un progetto ambizioso, sviluppato con importanti collaborazioni. Sono in programma l’uscita di un disco e tante date live da stabilire: Ester, Gianluca e Franco sono gli affluenti di un fiume in piena.
Dalle loro parole emerge una passione sfrenata per la musica, una conoscenza infinita dell’universo punk-rock degli anni d’oro di Firenze e di Forlì, le due città decisive, i due teatri dove si svolge la storia degli SKoM.SKOM_LUGLIO15_00004
Ester (La Croce) e Gianluca (Il Graeme) si conoscono in uno studio di registrazione durante lo sviluppo di un video musicale. Si conoscono nello “studio” di registrazione, non in un semplice studio, s’incontrano all’OMI, storico locale di Firenze, un crocevia per tutti i principali artisti di quel periodo denso di produzioni musicali. Stanze per la registrazione, ma anche un famoso locale di concerti live, s’incontrano lì, e si uniscono in un legame fatto d’amore e musica che culmina in un atto tanto istintivo quanto decisivo.
Un concerto di Fiumani appicca il fuoco. Siamo nel gennaio 2014, alla Flog, il classico appuntamento per gli appassionati del genere, per tutti i diaframmatici, la canzone simbolo dell’evento, Gennaio, genera una serie di tessere ad incastro, che formano il puzzle degli SKoM.
Il giorno dopo il concerto, senza starci troppo a pensare, Ester e Gianluca corrono nello studio di Franco (Il Beat) a Forlì, e registrano la cover di Gennaio. Entusiasmo e dedizione sono subito premiati, Paolo Favati, l’eminenza grigia della musica italiana, un personaggio-chiave per lo sviluppo di questo progetto, promuove il pezzo e le danze hanno inizio.
RETRO_2Si definiscono «figli dell’Appennino», proprio per questo scorrazzare tra Firenze e Forlì, s’intensifica il lavoro, i tre iniziano a pensare a un proprio disco con canzoni inedite scritte da loro.
Ognuno ha il suo compito, il suo ambito, la combinazione forma un uragano di idee e di sviluppo.
Gianluca crea, propone, inventa, è il motore, l’interruttore, Franco produce, realizza, ricerca, scavando nelle grotte anguste della musica, rovistando nelle caverne del punk-rock, Ester esprime e imprime ritmi e parole.
Massimo comune denominatore, un personaggio che ispira e partecipa al progetto, il guru del punk-rock fiorentino, un genere iniziato e finito con lui: Federico Fiumani, le sue poesie aiutano la stesura del pezzo Firenze è morta (in un giorno punk), al quale partecipa con chitarra e voce.

Questa canzone è inserita nel primo EP degli SKoM, FünF, uscito da pochi mesi, che culminerà in un disco completo a inizio estate.
Cinque pezzi di cui quattro inediti, che ci scagliano con prepotenza in un universo dark anni ’80, con chitarre dal suono contundente e ritmiche ipnotiche che paralizzano, specialmente nella fusione con testi poetici e visionari.
A spiccare è il coraggio che s’incastra con l’idea: le atmosfere della new wave anni ’80, le note del punk fiorentino sono rivisitate in chiave electro-rock. I testi sono l’elemento definitivo del quadro degli Skom, vere e proprie poesie che galleggiano tra l’inquietudine e la passione.
I videoclip sono un altro elemento fondamentale per capire il progetto del gruppo fiorientino-forlivense, un monito per entrare nelle loro corde e stabilire l’impatto della musica nella loro immaginazione. Il Greame afferma che, spesso, i video, trascinano via la scena dalle mani del testo e della musica, diventando i veri protagonisti dei pezzi, tutto questo per lui non è giusto. Gli SKoM cercano di rimettere al centro note e parole, realizzando video che ricalcano l’atmosfera, senza catturare troppo l’attenzione. Le maschere degli animali della fattoria, che appaiono in Firenze è morta (in un giorno punk), ne sono l’esempio più palese.funf
I volti coperti da irrisorie teste di animale, che riprendono contesti misteriosi ed inquietanti, riportano alle scene della visionaria regia del film Donnie Darko: è un modo per conferire poco senso alle immagini, creando un interrogativo spontaneo in chi vede, che viene chiamato soprattutto ad ascoltare.
Le illustri collaborazioni che imbastiscono non spersonalizzano il progetto, anzi, lo nobilitano. Il fatto di non avere nel gruppo un batterista fa sì che musicisti in grado di sopperire a questa mancanza si alternino nel disco e nel live.
Spesso si potrebbe cadere in una crisi d’identità dei pezzi che si smarriscono tra le vie dell’interpretazione: la forza degli SKoM sta nel mantenere la propria linea concettuale, trascinando chi lavora con loro, a spasso nel proprio universo particolare.
Nomi di guru delle bacchette e del pedale come Giulio Martinelli già batterista di Umberto Maria Giardini, Matteo Rosetti (Santo Barbaro) passando per Lorenzo Moretto (Diaframma) e Vanni Bartolini (OBO), si sono immersi nel mondo SKoM, dando vita a pezzi sempre rinnovati e particolari.
SKoM, some kind of make up, è il cerchio infuocato intorno al buco che abbiamo dentro, è musica e… per gli SKoM, che cos’è la musica?
La Musica è un calcio dentro, dice il Graeme, suona in una casa di un’altro pianeta, che gli piace frequentare… La Musica è una flebo, per La Croce, canta nel soggiorno di casa sua, con indosso soltanto la sua anima… Il Beat dice che la Musica è semplicemente vita, la inventa dalla sua astronave, in cui si possono vedere solo i comandi, tutto il resto s’immagina.
 
Testo: Gianluca Parodi
Foto: SKoM