Al via COP 28, ultima chiamata per il clima e ci riguarda tutti

COP 28 Dubai

Di cosa si discute alla COP 28 di Dubai? I temi sul banco dei colloqui da oggi e per due settimane sono importanti per tutti noi. Il clima è cambiato e lo abbiamo visto con l’ottobre più caldo di sempre e l’alluvione in Toscana. Ma c’è il rischio che la Conferenza ONU sul Clima perda di credibilità.

La Conferenza annuale dell’ONU sul clima – COP 28 parte oggi a Dubai. Presieduta dal petroliere Sultan al-Jaber, CEO anche dell’azienda petrolifera statale emiratina, non solo deve raggiungere dei risultati concreti, ma anche dimostrare di essere credibile.

Si fa fatica ad aver fiducia in al-Jaber, che da una parte deve condurre le trattative tra quasi 200 Paesi per la decarbonizzazione delle rispettive economie e dall’altra siede sulla poltrona di amministratore delegato della Abu Dhabi National Oil Company. Un petroliere sta guidando la lotta ai combustibili fossili, principali responsabili delle emissioni di CO2, è uno scherzo?! 

Il giornalista Ferdinando Cotugno, che si occupa di seguire le conferenze sul clima per il quotidiano Domani, ha denunciato la strategia degli emiratini alla COP 28, i quali si giustificano di fronte allo scetticismo del mondo ambientalista con i grandi investimenti nelle energie rinnovabili. Ma <<[…] gli investimenti in rinnovabili hanno senso da un punto climatico se si sostituiscono ai combustibili fossili, non se si aggiungono a essi. […] Stanno investendo in rinnovabili? Tantissimo. Stanno dismettendo i fossili? Per niente>>.

Quando poi Al-Jaber ha dichiarato al The Guardian di voler reinvestire i profitti del petrolio per sostenere la transizione energetica abbiamo avuto la conferma che la narrazione degli Emirati Arabi Uniti è puro greenwashing

Di cosa si discute alla COP 28 di Dubai?

La posizione negoziale ufficiale per l’Unione Europea alla COP 28 sarà: phase out ovvero uscita dai combustibili fossili, triplicare le fonti rinnovabili e stoppare la costruzione di nuove centrali a carbone. Sono ovviamente posizioni di compromesso. All’ultima COP in Egitto la discussione sull’uscita dalle fonti fossili (carbone, gas, petrolio) fu tra phase out come voluto dalla maggioranza dei delegati e phase down come invece impose l’India. Il premier indiano Modi, presente all’inaugurazione, ha ribadito che il carbone farà parte della strategia energetica del suo Paese ancora per il futuro.

Durante i round preparatori per la Conferenza, alcuni Paesi hanno dimostrato di voler essere più coraggiosi, come gli scandinavi o gli olandesi. Mentre l’Italia è rimasta nel gruppo dei “cattivi”, con i Paesi dell’Est Europa, per trovare scappatoie sulle fonti fossili. Insomma la miopia politica continua a inchiodarci al passato. Ad ogni modo, in nostro ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin parteciperà alla Conferenza e la premier Giorgia Meloni interverrà alla plenaria del 1° dicembre.

Nonostante l’Accordo di Parigi sul Clima (2015) chiama a contenere l’aumento delle temperature terrestri a 1,5 gradi rispetto all’era preindustriale, probabilmente il globo si riscalderà di almeno 2,5 gradi entro fine secolo. Per mantenere l’aumento medio delle temperature almeno entro i 2 gradi, l’impegno sarebbe quello di ridurre le emissioni dei gas serra climalteranti del 28% entro il 2030. Ma si scontra con vecchie strategie di “sicurezza energetica”. Niente di nuovo, peraltro, considerando certe recenti dichiarazioni del Ministro delle Infrastrutture.

COP 28 Dubai

Le alluvioni in Toscana e Romagna spia di un clima impazzito.

Il giorno dopo l’alluvione nella Piana Fiorentina il Presidente della Regione Eugenio Giani affermava su Twitter che: “Non avevamo mai registrato così tanta pioggia in così pochi minuti. Quello che è avvenuto stanotte in Toscana ha un nome chiaro: cambiamento climatico” in risposta alla polemica con il sindaco di Prato Matteo Biffoni che criticava il livello d’allerta “arancione” e non “rosso”. Il punto è che la crisi climatica corre più veloce dei modelli statistici di rischio.

Greenwashing “d’Arabia“…

Per fortuna, la transizione ecologica – che essenzialmente è una transizione energetica – è qualcosa di irreversibile e lo sanno anche i petrolieri. Il loro lavoro è quello di rinviarla il più possibile, ma spingere in avanti decisioni e azioni che il Pianeta necessita adesso significa solo aumentare le diseguaglianze e rendere più drammatico il contesto in cui andremo ad intervenire. Già oggi l’Italia è il Paese d’Europa con il maggior numero di morti a causa delle ondate di calore estive.

Per concludere, Sultan al-Jaber cercherà per il prestigio della COP 28 che presiede di trovare un accordo. E attenzione alla narrativa del greenwashing “emiratino”, anch’essa ci riguarda tutti. Alla fine dei conti non sei tu che hai scelto l’auto invece del mezzo pubblico il colpevole delle emissioni, come i grandi inquinatori vorrebbero farti credere per scaricare le loro responsabilità. Certo, se tutti gli italiani andassero al lavoro in bici o a piedi le emissioni globali dell’Italia si abbasserebbero. Ma un manipolo di sei/sette aziende del fossile da sole – da Saudi Aramco a Gazprom, passando per Shell o British Petroleum – emettono tanta CO2 quanto decine di milioni di persone messe insieme!

Quindi, se chi inquina ci dice di non inquinare, è sempre l’ultima chiamata per l’ambiente fino alla prossima chiamata!