Angelo Zinna, flashpacker toscano da 10 anni in giro per il mondo

viaggiare zaino in spalla angelo zinna

Ha percorso la via della seta, ha preso 54 navi ed in autostop ha raggiunto l’Armenia. Scopriamo il mondo attraverso le avventure di Angelo Zinna.

Angelo Zinna, 30 anni, ha lasciato Empoli quasi dieci anni fa con l’idea di stare via sei mesi. Ha vissuto un anno in Australia, due anni in Nuova Zelanda, due anni in giro per l’Asia, due anni a Londra e da tre anni vive ad Amsterdam, dove si è laureato in Letteratura e Società.

Angelo si è innamorato della regione dell’Asia Centrale e della Via della Seta dopo il suo viaggio di rientro in Europa dal Timor Est nel 2013 in cui ha preso 234 autobus, 104 treni, 54 navi, un centinaio di taxi, altrettanti tuk-tuk, una carrozza a cavallo, 17 jeep, una dozzina di passaggi in autostop e qualche volo aereo non previsto.

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«Mi sono appassionato a questa zona non ben definita tra Europa e Asia e di come il nostro concetto di confine influenzi la nostra identità», infatti, anche se potrebbe viaggiare ovunque, Angelo preferisce tornare in quella parte di mondo: due anni fa è andato in Armenia in autostop e con i mezzi pubblici da Amsterdam e l’anno scorso da Murmansk, la più grande città nel circolo polare artico in Russia, è arrivato a Kerman, nel sud dell’Iran.

Ad agosto 2019 porterà il suo primo gruppo in Kirghizistan, tra montagne e altopiani: «Da un paio d’anni lavoro come freelance collaborando con riviste di viaggi e fotografia, occupandomi anche di copywriting e traduzioni; a volte lavorare online può essere un po’ alienante e con questo viaggio spero di riportare un elemento umano nel mio lavoro».

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Durante i tuoi viaggi hai fatto esperienze veramente al limite (sei stato quasi arrestato al confine con il Turkmenistan, hai camminato per quaranta giorni sull’Himalaya perdendo la vista per tre giorni); potessi tornare indietro nel tempo, c’è qualcosa che cambieresti?

No, credo che se mettessi fallimenti e successi su una bilancia il risultato sarebbe positivo. Nonostante i sacrifici riconosco il privilegio di poter fare quello che faccio, quindi non c’è niente che correggerei.

“Casa”: in tutti i dizionari si legge più o meno che è una costruzione eretta dall’uomo come propria abitazione… per te, cos’è “casa”?

Non lo so più, a dire la verità. Quando sono rientrato dal primo viaggio dopo quasi cinque anni ero contento di tornare a casa, in Italia, ma le cose non hanno funzionato e quando sono partito la seconda volta avevo coscienza del fatto che sarei potuto non tornare più stabilmente dove ero cresciuto.
Mi piacerebbe avere un luogo da chiamare casa, ma semplicemente non c’è e mi sono abituato a convivere con questo aspetto della mia vita. È una conseguenza di tante scelte e me ne prendo la responsabilità, ma non nego che a volte sia un vuoto.

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Nei tuoi viaggi sei sempre partito e arrivato da solo, ma si è davvero soli quando si intraprendono viaggi del genere?

In realtà quasi mai. Incontrare persone è abbastanza facile e non è mai stato un problema nel corso degli anni, anzi, alcuni tra i miei migliori amici li ho conosciuti proprio in viaggio!

Ci sono stati dei viaggi particolarmente emozionanti e anche particolarmente economici?

Tutti i viaggi che ho fatto sono stati economici, ho sempre preferito allungare i tempi piuttosto che alzare il budget. L’anno scorso sono tornato in Iran spendendo circa 250 euro in tre settimane: mi sono spostato quasi esclusivamente con Couchsurfing, facendomi ospitare dalle persone del posto. Ho conosciuto un sacco di persone e raggiunto angoli del paese che da solo non avrei mai avuto modo di vedere.

Improvvisare è meglio che programmare?

Dipende, ognuno ha il suo modo di viaggiare. Nei due anni che ho passato in Asia, tra il 2013 e il 2014, non credo di aver mai prenotato niente. Arrivavo e in qualche modo mi orientavo, anche senza smartphone. In generale programmo poco e leggo tanto, anche se oggi le cose sono un po’ cambiate: viaggio con più cognizione di causa, costruendo il viaggio intorno a luoghi specifici che voglio vedere. A volte prenotare conviene, altre volte è necessario, ma tutti i miei ricordi più belli derivano da eventi che non ho programmato. Cerco sempre di lasciare lo spazio per qualcosa di inaspettato.

Nell’anno e mezzo in cui ti sei fermato a Londra hai scritto il libro Un altro bicchiere di arak: percorrere la via della seta è stato di grande ispirazione…

Arrivando in Iran mi è sembrato di trovare una storia che valesse la pena di essere raccontata: ho scritto di un luogo specifico e delle persone che ho incrociato lungo la strada, cercando di mettere al centro quei luoghi e quelle persone piuttosto che me stesso. Spero di esserci riuscito!

Viaggi on the road ai tempi di Instagram (o più in generale di internet): sei un backpacker o un flashpacker?

Ormai siamo tutti un po’ flashpacker, credo. Spesso lavoro mentre viaggio quindi la tecnologia è diventata essenziale per me… ma è anche una scusa: ne sono dipendente come tutti.

Cosa non dovrebbe mai mancare nel tuo zaino prima di partire per un viaggio?

La macchina fotografica e un libro.

Ma chi è Angelo Zinna? Un cittadino del mondo che non riesce a fermarsi, un ragazzo che ha raggiunto i propri sogni e obiettivi ancor prima di compiere trent’anni o un eclettico e poliedrico amante della vita?

Sono sempre in difficoltà a definirmi. Nonostante comprenda che dall’esterno possa sembrare che una persona con esperienze così particolari debba necessariamente aver chiaro il proprio posto nel mondo, per me non è così. Mi sento abbastanza perso, ma credo sia questo sentirmi sempre in bilico che mi porta a essere aperto nei confronti di quel che incrocio per strada. Nel frattempo i miei sogni si sono evoluti, insieme a me, e mi sono reso conto che “arrivare” non è così importante e, anzi, un po’ di insoddisfazione è necessaria per procedere. Ho cambiato nuovamente città, mi sono iscritto all’università, ho aperto la mia minuscola attività, ripartendo da zero; cerco di approcciare la vita in modo creativo per mettermi in gioco in modi diversi, non solo partendo.

 

Intervista a cura di Giulia Farsetti