All'Inferno con Botticelli – Il mistero della mappa maledetta.

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Pittore sublime, pennello sopraffino, fu un pioniere del Rinascimento fiorentino, un vessillo d’orgoglio sventolato dai Medici, in faccia a tutti i mecenati del mondo, uno dei simboli di quella resurrezione culturale che aveva il sepolcro nel centro di Firenze. 

Ma perché mai un artista riconosciuto e celebrato, autore di capolavori custoditi dalla città come gioielli, si ritrova a mendicare, in rovina, sul suo stesso palcoscenico? 

Dopo anni mirabolanti, la famiglia de’ Medici, viene cacciata da Firenze, Botticelli perde i suoi protettori, si ritrova immerso in un fiume di corruzione e trame, un fiume rosso di sangue da cui emerge una figura tanto inquietante quanto influente: Girolamo Savonarola. Questo monaco mistico predica austerità e devozione, condanna il malcostume della Chiesa di Roma, accusa il papato dei Borgia, che “regnava” tra scandali e vergogne. Dai banchetti lussuosi alle orge lussuriose, il Vaticano vive uno dei momenti più deprecabili della sua storia, Sandro Botticelli, sente il richiamo della sua coscienza e si avvicina alle prediche del monaco. 

Da sempre famoso per la spiritualità e la poesia dei suoi dipinti, in cui la potenza del colore si sposa con l’armonia del disegno, Botticelli rappresenta scene di rinascita e di bellezza, di risveglio della conoscenza e trionfo dell’amore per il sapere. Immortala figure e soggetti classici, frugando nell’epica e nella filosofia, negli scritti degli antichi e nella mitologia; sfoggia una cultura smisurata anche in materie delicate come la botanica e la scienza. “Primavera” e “La nascita di Venere” sono due manifesti del Rinascimento, fulgide dimostrazioni di un’umanità che si riprende la luce, dopo secoli di buio, dettati da una religione interpretata in modo rigido ed opprimente. 

 

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Ma ad un tratto tutto cambia nella mente del Botticelli, non riconosce più i valori della rinascita, che sembrano precipitare in un vortice di lussuria e decadenza, non riconosce più la sua Firenze, culla di bellezza, ma crogiolo di peccati.  Perde la strada e la ricerca attraverso una fede che lo consuma, lo lacera, lo morde dall’interno, portandolo a modificare la sua arte. “La Calunnia”, capolavoro conservato agli Uffizi, è il simbolo di questa rabbia interiore, di una virata nell’animo del pittore, che adesso addita, condanna, inquisisce, immortalando soggetti sacri dal sapore oscuro, che lo rendono un personaggio scomodo per la città.

La sconfitta definitiva dei “piagnoni”, culminata con l’esecuzione pubblica del Savonarola, getta il Botticelli tra le braccia di una crisi mistica che lo avvicina agli scritti di Dante, l’Inferno diventa lo sfondo della sua esistenza, lo legge con furore quasi religioso e lo rappresenta come se fosse riuscito a vederlo coi suoi stessi occhi.

Realizza decine di illustrazioni, una per ogni canto, alcune andranno disperse, altre rimarranno incompiute, ma sono ben 92 quelle giunte fino a noi, una parte di esse è conservata ai musei statali di Berlino, l’altra nella Biblioteca Vaticana. Il governo prussiano comprò la maggior parte dei disegni all’asta di una collezione del nobile inglese Lord Hamilton, sul finire del 1800, gli altri giacciono misteriosamente, per secoli, tra le scartoffie degli archivi papali. Proprio a Roma, si trova l’illustrazione più importante e densa di significato, la riproduzione, in un solo foglio, dell’intero viaggio di Dante negli inferi, lo specchio dell’Ade descritto dal Sommo Poeta: la “Mappa dell’Inferno”.
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