Giovanni Fattori è un pittore livornese che esprime la sua arte attraverso macchie di colore distinte, accostate e sovrapposte ad altre e attraversate dalla luce. In altre parole è un Macchiaiolo. Ma è pure un livornese figlio di buona famiglia ma inconcludente e poco incline allo sforzo. Firenze diverrà per lui prima il luogo dei suoi studi e successivamente quello di lavoro. Un lavoro accademico che non garantisce lauti compensi ma che apre la conoscenza e le porte della Firenze bene, alla quale il Fattori prova ad insegnare l’arte dei Macchiaioli.
Il Parco delle Cascine è un teatro quotidiano da cui trarre spunto e luce conveniente. In “Carrozza alle Cascine” si percepisce la pulizia dei viali del parco: geometrici, intagliati ma irregolari nel fondo stradale.
Il Veloce club è la più antica società ciclistica italiana
E’ proprio su questa superficie sgretolata di brecciolino e fango sciolto dalle piogge che un gruppo di nobili e borghesi fiorentini fondò nel lontanissimo 1870 il Veloce Club Florenze, la più antica società ciclistica italiana dotata di statuto, che raccoglieva la passione di cinquantasette velocipedisti guidati dall’avvocato Giovanni Fazzini e dal presidente Gustavo Langlade, originario del Belgio. Quel gruppo di simpatici pionieri della bicicletta veniva a tutti gli effetti considerato un manipolo di svitati che, ondeggiando su mezzi altissimi su cui nessuno riusciva a toccare i piedi per terra, rischiava di cadere ad ogni pedalata mal assestata.
Diceva di loro il padre dello scrittore Bruno Cicognani, suo malgrado grande appassionato di bicicletta: “Ogni anno che passa ti scema il mitidio: ne avevi più a sett’anni[…]Ora t’è venuta la manìa della bicicletta[…]e non sei mica andato a scegliere una macchina adatta per città e su cui stare a garbo[…]Macchè sei andato a scegliere una macchina da corsa, con un manubrio giù che ti tocca ad andare con la testa in terra e le natiche in aria. Se quella ti pare una posizione che doni[… ]Bella figura.”
Nonostante le malevole considerazione della popolazione non ciclistica, il Club riesce in un’altra impresa leggendaria: organizzare la prima gara su strada che si sia mai corsa in Italia. Partenza da Firenze e arrivo a Pistoia, dopo aver percorso 33 chilometri. A testimonianza della considerazione che la città e l’opinione pubblica avevano di questi -a loro modo- cavalieri, ci fu un articolo che comparve su La Nazione del 2 febbraio 1870. “Quest’oggi stesso avrà luogo la gara dei velocipedi nella corsa già annunciata fra Firenze e Pistoia. Gli iscritti raggiungono quasi il numero di 40, e perché l’insolita prova non sia turbata per via, alcuni dragoni a cavallo perlustreranno il terreno della corsa. La partenza è fissata per le 8 antimeridiane dal Ponte alle Mosse”.
Vinse l’americano Rynner Van Hest che impiegò quasi 3 ore per arrivare al traguardo, conducendo con eroismo il suo mezzo di oltre 20 chilogrammi.
Le attività del gruppo proseguirono sotto il nome di Club Velocipedistico Fiorentino dal 1884 e fino al 1903. In quell’anno infatti la società si fuse con un club motociclistico cittadino, chiamato Club Sportivo Ardire, dando i natali al Club Sportivo Firenze.
Il 1908 è l’anno della fondazione della sezione calcio del Club Sportivo Firenze, che incorpora i giocatori della Florence Football Club. Si crea una rivalità accesa con l’altra squadra calcistica della Palestra Fiorentina Ginnastica Libertas, i cui giocatori venivano apostrofati con il tutt’altro che gratificante nomignolo ghiozzi rossi, per le casacche di colore rosso acceso e per i caratteristici tuffi nel Fosso Macinante da cui si dovevano recuperare i palloni che finivano nell’acqua. Eppure è proprio dalla fusione di queste due compagini cittadine che nel 1926 e sotto la presidenza di Luigi Ridolfi nasce la ACF Fiorentina, il cui colore sociale sarà il viola, scelto proprio dal Ridolfi.
Il Club Sportivo Firenze, una storia di luoghi e di campioni
Il Parco delle Cascine è il teatro in cui il Club Sportivo estende a macchia d’olio i suoi spazi. Lo sport è il comune denominatore, che prende forma a mano a mano che Firenze sviluppa attorno a quel pezzo di terra il suo spirito competitivo. I vialetti del parco sono il luogo in cui il ciclismo si sviluppa, come vezzo di un manipolo di eroi borghesi. Dalla statua di Vittorio Emanuele a cavallo al Monumento all’Indiano e ritorno, un ovale di circa dieci chilometri in cui far mulinare le gambe sui pedali di quei mezzi sconclusionati. Ma già nel 1893 l’attività ciclistica si sposta all’interno del nuovissimo Velodromo. Tutto in terra battuta misura circa 350 metri. Già l’anno seguente la terra lascia spazio al cemento e le curve iniziano a rialzarsi. Si susseguono interventi di restauro e già dagli anni venti il Velodromo ospita al suo interno anche un campo da calcio, nei pressi intanto si comincia anche a giocare a tennis, altro sport che arricchisce la Polisportiva del Club.
Il ciclismo resta però attività centrale, anche perchè il Velodromo assume un’aurea di eccezionalità, vista la rarità di questi tipi di impianto. Ruote veloci e nomi di rilievo si alternano sul cemento fiorentino del Velodromo delle Cascine, stelle del ciclismo su strada che vengono ad allenarsi e divertirsi. Ma la stella più preziosa il Club Sportivo ce l’ha proprio in casa. Enzo Sacchi è un fiorentino che va forte in bici. Non è alto, ma è compatto e potente e quando si lancia in uscita dalla parabolica diventa un missile. Colleziona campionati italiani e a Firenze si comincia a parlare di lui, reuccio del Velodromo alle Cascine. E’ il 1951 e ai Mondiali di Milano Sacchi sfreccia nella Velocità e batte tutti. “La prima maglia dai colori dell’arcobaleno è stata indossata da un italiano: Enzo Sacchi del Club Sportivo Firenze, è il nuovo campione mondiale dilettanti”, scrive Emilio De Martino sulla rivista Lo Sport del 30 Agosto 1951, chiedendosi se quella vittoria sarebbe stata una semplice chimera oppure se sarà un buon auspicio per il futuro. E lo sarà. Sacchi si ripete a Parigi l’anno seguente e sempre nello stesso anno si prende la medaglia d’oro ai giochi olimpici di Helsinski.
Sacchi continuerà a correre nei professionisti non ripetendo su strada la straordinaria carriera della pista, nata proprio sul cemento delle Cascine. Resta negli occhi la sua maglia iridata che esce dalla parabolica e trasforma la sua velocità in un arcobaleno lanciato sul traguardo. Per sempre. Perchè il Velodromo delle Cascine sarà intitolato proprio a Enzo Sacchi, baluardo della velocità su pista per l’eternità.
I primi anni dello scorso secolo sono anni di fermento di ogni tipo. Lo sport è centrale nello sviluppo di Firenze e il Parco delle Cascine oltre a esserne il polmone verde è anche il centro delle attività sportive. Il calcio fiorisce negli spazi verdi abbondanti che si trasformano in campi da gioco, stadi e impianti che arricchiscono il panorama cittadino. Da estinte rivalità nasce la Fiorentina, che per certi versi unisce la città attorno alla stessa squadra e sotto lo stesso colore.
Il ciclismo nasce quasi per caso ma cresce. Cresce e trova i suoi eroi e il suo magico teatro. Attorno si sviluppano bar, circoli e anche i giocatori di Tennis trovano il loro habitat. Il Club Sportivo è ormai un caposaldo dello sport cittadino e di Firenze un’eccellenza.
Eppure in quegli anni le vere rockstar dello sport sono uomini vestiti con completi bianchi che cingono nel braccio forte un cilindro di legno con aculei sporgenti, lo chiamano bracciale. Il pallone col bracciale è uno sport che a Firenze trova il suo tempio nello Sferisterio costruito nel 1893, tra il Fosso Macinante e la Piazza Vittorio Veneto. Un mix di tennis e pallavolo che si gioca a squadre e muove un forte giro di scommesse e denaro. Ecco perchè intorno agli anni ’20 i beniamini di questo sport sono tra gli sportivi più ricchi, insieme ai toreri spagnoli e ai lottatori di sumo giapponesi.
Lo Sferisterio è un lungo rettangolo prima di terra e poi di cemento. In un lato un muro si alza a ribattere la palla, dall’altro una marea di gente assiste assiepata sulla tribuna arroccata. E da questo movimento non poteva che uscire un fenomeno fiorentino della specialità. Gino Brachetti nasce a Firenze nel 1935 e allo Sferisterio inizia a giocare al pallone col bracciale, fino a diventarne già in tenera età un campione. Il suo primo titolo italiano lo vince nel 1951 a Rimini. Gino ha soltanto 16 anni e proprio per la sua giovane età sarà per tutti “Ginetto”. Quando il pallone col bracciale subirà un lento declino, soppiantato da altri sport più popolari, Ginetto diventerà uno dei primi professionisti del nuovo Palla Tamburello, sport che nasce dalle ceneri della storica disciplina. Giocherà fino a tarda età, restando al vertice anche nella seconda ondata di popolarità del Tamburello, negli anni novanta. Muore a Firenze nel 2000, lasciando un grande vuoto, ma continuando ad essere ricordato da tutti i tamburellisti italiani e non solo.
La cittadella sportiva si completa così con questa ennesima costruzione che rende la zona del Parco delle Cascine un centro nevralgico dello sport fiorentino. Il Club Sportivo invece oltre ad essere la società polisportiva più antica di Firenze rappresenta un notevole esempio di come lo sport sia una delle discipline maggiormente in grado di aggregare, coinvolgere e organizzare parti della popolazione di una città.
Ancora oggi sono presenti i gruppi del Tennis, del Calcio, del Ciclismo, del Podismo e del Tamburello. Le strutture profondamente ristrutturate e organizzate rappresentano ancora il cuore pulsante della polisportiva e del Parco delle Cascine. E chissà che non possano regalare ancora a Firenze i nuovi Enzo Sacchi e Gino Brachetti.