“Enduring Freedom”: una mostra a favore della popolazione afghana

Il lavoro dei due giovani artisti fiorentini Gianluca Braccini e Jonathan Soliman Awadalla è visitabile negli spazi RFK International House for Human Rights di Firenze a partire dal 24 marzo fino al 15 aprile.

“Enduring Freedom” mette davanti ad una verità difficile che ci costringe a riflettere e ad aprire gli occhi. Le opere esposte – sessantacinque in tutto più delle stampe calcografiche- tessono un filo tra passato e presente che scorre senza nodi e in maniera lineare e questo fa paura. La guerra si ripete e si potenzia come le tecnologie e i mezzi per metterla in atto. Quello di Gianluca e Jonathan è un lavoro che riproduce in pittura immagini iconiche che non si possono dimenticare anzi che è bene tenere a mente alternate a frammenti di vita della popolazione civile durante i conflitti. Sono trasportate in pittura le due facce della guerra: un bambino viene associato al dipinto di una mina, la montagna di Noshaq è presentata in linea con le donne velate di Kabul e l’uomo che cade dalle torri gemelle, persone in fuga sono accompagnate da elicotteri Boeing CH-47 che attraversano i cieli . “Enduring Freedom” ricorda che l’arte deve fare male, deve scuotere. Le opere non devono solo essere belle ma porre davanti agli occhi degli spettatori il male e la violenza così da farlo riflettere su quali sono le vere urgenze sociali. Dall’RFK si esce pesanti ma ponendosi le domande giuste. Proprio per questo andare a vedere la mostra è più attuale e necessario che mai, perché viene facile associare ai quadri esposti le immagini che stiamo vedendo in questi giorni delle strade delle città dell’Ucraina. Premesse e contesti diversi caratterizzano le due guerre ma – come afferma il presidente del Consiglio regionale della Toscana Antonio Mazzeo introducendo la mostra – c’è un filo conduttore che le accomuna e accomuna ogni conflitto: il dolore.

Kabul 2021 – Gianluca Braccini – olio su tela 100x120cm

Il percorso espositivo

Il percorso espositivo inizia con i quadri relativi all’11 settembre 2001 connettendosi così con il titolo della mostra. “Enduring Freedom” è l’operazione militare statunitense avviata a livello internazionale in risposta all’attacco terroristico alle Torri Gemelle di New York. Questa scelta è stata mossa dalla voglia di evidenziare un paradosso, come spiegano gli artisti: “L’ossessione moderna di far guerra in nome della libertà, combattere il fuoco con il fuoco, lascia perplessi e viene da chiedersi: “libertà persistente sì, ma per chi?”. Ma a spingere Gianluca e Jonathan a dare vita al progetto è la moltitudine di immagini che ritraggono un paese nel caos a seguito degli eventi in Afghanistan dell’anno scorso: “Il malessere causato da queste scene e l’impossibilità di reagire ci ha spinto a cercare di metabolizzare l’intera situazione per mezzo della pittura”. Proprio “metabolizzare” è la parola chiave dell’intera mostra, i due giovani sono stati spinti dalla voglia di comprendere, aiutati dalla lentezza del gesto pittorico che permette di immergersi profondamente in quello che si sta rappresentando.

Bambini – Jonathan Soliman Awadalla – olio su tela 130 x 200

“Occorre domandarsi per quale motivo due giovani oggi decidano di dedicare la loro arte al soggetto della guerra, drammaticamente tornato in auge in questi giorni dopo l’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo” – commenta Valentina Gensini, direttore artistico di MAD Murate Art District -. “Come oggi Kiev, ieri Kabul, New York, Saigon: l’offesa, il dolore, le vittime civili. Al tempo determinato dello scatto fotografico, la pittura sovrappone il tempo continuato di chi osserva, rivive, metabolizza, soffre. Di chi poeticizza gli attimi del dramma storico con uno sguardo meta-critico, lontano, eppure dentro le cose con una profonda, assoluta mestizia. La resistenza e la memoria resiliente, per fortuna, sono nutrite anche afferrando un pennello, oltre che imbracciando fucili”. 

Figure centrali per la realizzazione del progetto sono state: Jorio Corelli nella doppia veste di coordinatore e progettista dell’allestimento; Arianna Iandelli, firma del testo curatoriale; Vincenzo Lapiccirella e Matteo Fiorino che hanno curato la parte grafica del progetto e da Italia Bruno per la gestione dei social media.

Kabul 2021- Gianluca Braccini – olio su tela – 140 x 120 cm

Le immagini mostrano l’evoluzione della guerra a partire da quella degli anni ’80 in Afghanistan fino a quella più recente. Un resoconto di scene fortemente simboliche tratte da documentari, dai media, da archivi e trasformate in dipinti che ricostruiscono il dramma che abbiamo vissuto e continuiamo a vivere. Come spiega Gianluca l’esposizione ha l’obiettivo di far riflettere sul nostro modo di vivere la guerra come necessaria, generando un senso di colpa che è quello da cui poi nasce l’intero lavoro. Proprio quest’idea di guerra che portiamo avanti è stata per l’Unione Sovietica con la guerra del ’79 e gli Stati Uniti nel 2021 la pietra tombale, producendo un disastro militare e portandole alla perdita della loro posizione di potenze mondiali. “Enduring Freedom” rappresenta proprio un modo per fermare, tenere a mente, congelare.

L’asta online

Quando la copertura mediatica scompare, ci dimentichiamo degli ultimi ed è proprio quello che i due giovani artisti non vogliono fare. Per questo durante tutta la durata dell’esposizione sarà attiva un’asta online dove sarà possibile acquistare tutte le opere realizzate per il progetto Enduring Freedom. L’intera somma verrà versata a favore della popolazione afghana tramite la raccolta fondi attivata dall’Università degli studi di Firenze. Accanto a ciascuna delle opere è presente un QR code che linka direttamente al sito dell’asta online. La mostra, organizzata dall’associazione culturale Eterotopie in collaborazione con il Comune di Firenze, MUS.E, MAD Murate Art District, con il supporto del Consiglio Regionale della Toscana e di RFK Human Rights Italia è visitabile dal mercoledì alla domenica dalle 15 alle 20.

“Quello che Gianluca e Jonathan fanno con questo lavoro va oltre la storia e l’arte e si tinge di un colore forte, il colore della solidarietà. Una solidarietà che è nel dna della nostra Toscana” dichiara Antonio Mazzeo. “A distanza di vent’anni dall’inizio dell’operazione militare Enduring Freedom il popolo afgano ha ancora bisogno del nostro aiuto, del nostro supporto ed è stupendo pensare che due ragazzi giovani abbiano deciso di devolvere il ricavato della vendita delle loro opere in beneficenza per aiutare le famiglie afgane. Non possiamo che essere fieri e orgogliosi di questi ragazzi e imparare da loro cosa vuol dire fare solidarietà, sono loro la faccia più bella della nostra Toscana”. 

Afghanistan – Jonathan Soliman Awadalla – olio su tela – 100 x 120 cm

Il profilo degli artisti

Gianluca Braccini (1996) si è laureato all’accademia di belle arti di Firenze nel 2020. Usa come mezzo la pittura e la stampa calcografica prendendo spunto da immagini fotografiche storiche o paesaggistiche. Partecipa a varie mostre personali e collettive ed alcune residenze d’artista fra le quali Entropia, nell’estate 2021 organizzata dalla galleria fiorentina Cartavetra; Margine, residenza d’artista svolta da gennaio a maggio 2021 a palazzo Acciaiuoli. Nel 2018 partecipa alla residenza d’artista Anabasis, o dell’arte Sacra a Montaione. Attualmente vive e lavora nel capoluogo toscano.
 
Jonathan Soliman Awadalla (1995) Nel 2016 studia regia e video a Parigi, presso l’ESRA International Film School. Attualmente studia pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Sin dall’infanzia ha suonato diversi strumenti musicali, frequentando la Scuola di Musica di Fiesole. Coltiva da sempre una passione per il cinema e la fotografia. La sua ricerca fonde fotografia e pittura: i soggetti degli scatti che seleziona, distanti nei tempi e nei luoghi, vengono svincolati dai loro contesti per creare nuovi racconti nel presente. Nel 2021 partecipa a Margine, residenza d’artista a Palazzo Acciaiuoli, e Entropia, residenza organizzata dalla galleria fiorentina Cartavetra. Fa parte dell’associazione culturale Eterotopie. Vive e lavora a Firenze.

Foto a cura di Gianluca Braccini e Jonathan Soliman Awadalla