
Four Seasons, l’hotel di lusso fiorentino-friendly
A tu per tu col General Manager di Four Seasons Hotel Firenze, Max Musto, alla scoperta dei segreti dello storico albergo in Borgo Pinti 99.
“Le persone dimenticheranno quello che hai detto, dimenticheranno quello che hai fatto, ma non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire”. Se c’è una cosa che mi ha colpito quando per la prima volta ho messo piede dentro il Four Seasons Hotel di Firenze, è senza dubbio l’ospitalità. Intendo un’ospitalità basata sui fatti e non solo sulle parole. Il timore reverenziale all’inizio era tanto, non posso negarlo. Mai e poi mai quel giovane giornalista imberbe si sarebbe immaginato di poter mettere piede dentro una struttura del genere, forse influenzato dal preconcetto che tanti fiorentini hanno (o meglio, avevano) sui grandi hotel della nostra città. In giro, del resto, avevo persino sentito dire che l’ingresso fosse riservato ai soli ospiti dell’hotel, e che gli esterni non fossero ammessi.
È bastata invece una semplice stretta di mano col General Manager, Max Musto, per spazzare via ogni senso di inadeguatezza, imbarazzo, distanza. Il Four Seasons Hotel di Firenze, citando il famoso aforisma della poetessa americana Maya Angelou, è l’ospitalità fatta hotel, ma soprattutto fatta persone. Una “seconda casa” per tanti, anche e persino per un cliente estremamente peculiare come il fiorentino. Ma facciamo un passo indietro: in che modo il celebre cinque stelle lusso di Borgo Pinti 99 ha rivoluzionato l’idea di hospitality, coniugando inclusione e poliedricità?

L’ospitalità secondo Four Seasons
«Il team di questo hotel ha saputo ridefinire l’ospitalità, combinando l’eleganza senza tempo del servizio di lusso con un approccio sempre più personalizzato e in sintonia con le esigenze degli ospiti», esordisce lo stesso Max Musto, al Four Seasons ormai da fine anni Novanta.
«Ogni momento qui è pensato per anticipare e soddisfare i desideri più profondi, creando un’esperienza unica. Il nostro hotel è un tesoro storico-artistico, abbracciato da un’oasi verde. Il Giardino della Gherardesca è una risorsa preziosa non solo per chi soggiorna da noi, ma anche per i fiorentini che spesso visitano i nostri ristoranti o la Spa. Le recenti aggiunte di Onde e Bar Berni (rispettivamente, nuovo ristorante di pesce e nuovo vermouth bar, ndr) esaltano ancora di più l’immersione nel verde a pochi passi dalle attrazioni più iconiche della città.
Con il passare degli anni, questo è diventato molto più di un hotel, e ad oggi è un luogo in cui ogni visita si trasforma in un’esperienza memorabile. La nostra capacità di evolverci, mantenendo viva la tradizione e l’autenticità, ha fatto sì che l’ospitalità che offriamo oggi sia ancora più esperienziale di quella a cui eravamo abituati 15 anni fa».

Quella di Four Seasons Hotel Firenze è diventata un’ospitalità a 360 gradi, che coinvolge più aree, più persone e più esperienze diverse al suo interno. Alla base, però, c’è sempre la stessa filosofia: un senso di accoglienza metodico e puntuale, ma umano e quindi lontano dalla formale spersonalizzazione che contraddistingue tante strutture di questo tipo, proprio con l’obiettivo di abbracciare una clientela anche locale e non solo straniera. E soprattutto affinché questa clientela possa tornare più volte.
«Da sempre, le porte del nostro hotel sono aperte alla città, accogliendo eventi, brunch, aperitivi e collaborazioni con realtà locali» prosegue Musto. «Questo approccio ci ha permesso di diventare un punto di riferimento per Firenze, abbattendo le barriere tra ospiti e residenti. I nostri spazi non sono solo luoghi di soggiorno, ma si trasformano in vivaci punti di incontro, cultura e condivisione, dove ogni momento è un’opportunità per connettersi e arricchirsi».
Dal ristorante con una stella Michelin Il Palagio al cocktail bar Atrium Bar – 77esimo miglior locale al mondo secondo Top 500 Bars – passando per gli spazi estivi di Trattoria Al Fresco e Pool Tree Bar, fino appunto alle due nuovissime aperture: al Four Seasons ce n’è davvero per tutti i gusti, le tasche e gli approcci.
«Offriamo cucina fiorentina e internazionale di altissimo livello ed esperienze indimenticabili, da cene private in una terrazza nascosta su Ponte Vecchio al volo in mongolfiera sopra i colli toscani. Il nostro obiettivo è mostrare Firenze in un modo che solo noi possiamo offrire.»

Tra i principali artefici di questa svolta, c’è lo stesso General Manager napoletano, la cui storia d’amore con l’ospitalità parte da lontano, fa una lunga tappa all’estero e alla fine lo riporta nel suo Paese per raccogliere un’eredità importante.
«Sono nato e cresciuto a Napoli, e la mia passione per l’ospitalità è nata presto, ispirata anche da mio padre, che mi ha insegnato l’importanza di dare sempre il massimo. Fin da giovane ero affascinato dai programmi di viaggio e sapevo che un giorno avrei lavorato all’estero. Così, ho lasciato l’Italia per studiare alla Thames Valley University di Londra e ho iniziato la mia carriera senza parlare una parola di inglese.
Il mio primo incarico è stato a Glasgow, da lì è iniziato un percorso che mi ha portato a lavorare in ben dieci Paesi. La mia avventura con Four Seasons, nello specifico, è iniziata nel 1998 come Restaurant Manager a Bangkok.

Da allora, ho avuto l’opportunità di gestire hotel in città, resort sulla spiaggia e persino un meraviglioso tent camp nella foresta thailandese. Ogni esperienza mi ha arricchito profondamente, insegnandomi qualcosa di nuovo. Firenze è il mio tredicesimo incarico con Four Seasons e, quando è arrivata la proposta di guidare questa meravigliosa proprietà, non ho potuto dire di no. Tornare in Italia dopo tanti anni e raccogliere l’eredità lasciata da Patrizio Cipollini è stato un grande onore. Ho trovato un team con un forte senso di appartenenza e un’attenzione straordinaria per gli ospiti, che tornano anno dopo anno».
Questo perché Four Seasons Hotel Firenze è molto più di un hotel. È la genuinità di Max, il sorriso dello chef Paolo Lavezzini, l’estro dell’head bartender Edoardo Sandri e ancora la professionalità di Antonello Palermo dietro al bancone di Bar Berni. È un’esperienza a sé stante che fa sentire a casa qualsiasi ospite, creata dalle persone per le persone.
Solo così, del resto, si possono cancellare i luoghi comuni e aprire davvero a tutti uno degli angoli più belli di Firenze, fornendo ogni volta una scusa diversa per tornarvi.