Incontro con lo studio Q-Bic che ha progettato gli spazi dell’Out Of Ordinary allo Student Hotel di Firenze.
Lo sbarco a Firenze di The Student Hotel è stato fragoroso. Innanzitutto l’ambizioso recupero del grande edificio su viale Lavagnini, sorto a scopo diplomatico nel 1864, sede degli uffici delle Ferrovie dello Stato a lungo lasciato a se stesso, poi la festa d’inaugurazione: ovvero l’evento dell’anno in città. La scorsa estate se ne è scritto e parlato a lungo e non solo per il colpo d’occhio così smart e fresco dell’hotel del gruppo olandese TSH. Il punto più alto di questo intervento di riqualificazione architettonica è infatti il modernissimo OOO (acronimo per Out of Ordinary), il ristorante interno, quello annunciato con una curiosa campagna pubblicitaria di cartelloni giganteschi che non è passata inosservata per le misteriose tre grandi “O” nere su sfondo rosa.
La parola agli architetti che hanno progettato FOOO.
Oltre alla cucina dello chef Fabio Barbaglini, il luogo comprende un bar, un bike rental e un negozio di vinili, l’Out Of Ordinary Music Store, supportato dal nuovo impianto audio realizzato da K-Array.
Abbiamo incontrato lo studio di architettura Q-bic dei fiorentini Marco e Luca Baldini e ci siamo fatti raccontare come è nato il loro concept innovativo e dove sta andando il mercato del design contemporaneo.
Considerato il carattere del TSH, viene da chiedersi se, nella storia del disegno industriale, la nostra epoca sarà ricordata come quella in cui il Made in Italy ha perso appeal a vantaggio del concettualismo nordeuropeo. O magari, semplicemente, si è allargata “la geografia” del design grazie al successo di altre scuole come quella olandese o britannica.
A questo proposito allo studio Q-bic non hanno dubbi: «Le scuole nordiche sono sempre state un riferimento del design, ma è pur vero che recentemente hanno sperimentato e azzardato con forme e colori, molto di più rispetto a quello che è avvenuto in Italia». Il risultato sono prodotti più “pop” e accattivanti, che stanno entrando in nuovi mercati. Ma «è a causa della globalizzazione dei gusti dei committenti, favorita dal web – ci tengono a precisare – che oggi capita di trovare nell’area mediterranea dei locali più tipici di Amsterdam o Stoccolma. Bisogna anche ricordare che noi italiani negli anni ’60 siamo andati a vedere cosa facevano in nord Europa per svecchiare il nostro disegno, e molte storie di successo dei nostri marchi sono nate da quella contaminazione».
L’influenza del design nord europeo
Il design italiano è sempre stato influenzato dall’arte illustrata e dalla tradizione artigianale, mentre quello nordico è più legato all’utilità e non segue l’idea dello “status” e della bellezza del Made in Italy. «I nordeuropei concettualmente sono più legati alla funzionalità delle cose, senza per forza andare a discapito dell’estetica, seguono un rigore formale che ormai li contraddistingue. Potremmo dire che sono più “democratici”, perché la semplicità è preponderante rispetto alla nostra ricerca del bello, all’artigianalità e alla scelta di materiali pregiati». D’altra parte sono paesi di storica tradizione socialdemocratica e questo culturalmente può aver influito anche nell’espressione di un disegno più “sociale”, anziché esclusivo. «Naturalmente questo incide nel costo… la qualità dei nostri manufatti resta più alta ed è pensata per durare, i loro materiali sono quasi sempre più economici».
Q-Bic ha pensato l’FOOO come un ambiente “contaminato”, perché l’avventore abbia una visione d’insieme di ciò che accade nello spazio. Il suo progetto lo ha fatto entrare nella rosa degli studi selezionati in via preliminare da TSH (in quella che era la loro prima grande operazione fuori dall’Olanda), la scelta finale per gli interni dell’hotel è caduta sullo studio bolognese Rizoma, mentre Archea ha curato il recupero architettonico del palazzo. «Noi però, con i nostri 18 anni di esperienza in architettura e interni per i locali di ristorazione, ci siamo potuti occupare delle attività a piano terra. Da subito abbiamo cercato di non replicare format di successo, bensì di trovare qualcosa di diverso per una struttura dedicata a un pubblico giovane, contemporaneo ma non di lusso. Individuata la direzione, per creare il concept il passo è stato breve, tradurre l’idea in un’opera concreta è invece stato ben più lungo, soprattutto per un luogo che comprendesse anche un music store, un bar, il noleggio di biciclette, il parrucchiere, ecc…».
Quello di Firenze è l’unico hotel della catena TSH che racchiude così tante attività, inoltre gli spazi dell’OOO sono aperti a tutti e non esclusivi. È possibile rilassarsi al bar mentre il dj Teo Naddi, oltre a consigliarti i dischi, suona live con tanto di stazione web radio. Va da sé che il tema dell’audio, sempre più centrale nella progettazione architettonica degli spazi pubblici, svolge un ruolo importante per garantire una migliore fruizione del locale. «Volevamo che la musica fosse diffusa nel modo più capillare possibile e, siccome tutto è improntato alla qualità, l’audio doveva essere estremamente gradevole nonostante gli spazi alti e stretti: volumi bassi ma ottimi in qualunque punto capiti di stazionare. Quindi – conclude Marco Baldini – ci siamo affidati ad un impianto K-Array, realtà locale particolarmente attenta alla riproduzione eccellente del suono, con prodotti top di gamma anche quando si parla di piccole dimensioni».
L’azienda del Mugello ha progettato l’impianto e fornito un sistema di speaker così piccoli da essere quasi invisibili, capaci di integrarsi perfettamente con il design del luogo. L’avventore si guarda intorno e si chiede: da dove viene la musica?!