Chiacchierata fra passato, presente e futuro con Beatrice Antolini, artista, produttrice e polistrumentista fra i punti di riferimento del (vero) mondo indipendente musicale.
Avevo già intervistato per la prima volta Beatrice Antolini nell’estate del 2018. Di quell’incontro ricordo tutto molto bene: la calorosa accoglienza, il caffè bevuto prima dell’intervista, le vibrazioni positive che permeano in lungo e in largo il Big Saloon Studio. Reduce da un’importante tournée, chiedevo a lei che cosa avrebbe voluto fare nei mesi successivi, mentre registravo la sua voce e annotavo parzialmente le risposte sul foglio in cui avevo scritto le domande.
C’era la volontà, fra le altre cose, di portare in tour “L’AB”, l’ultimo album pubblicato dall’artista in quello stesso anno. Gli impegni prima e la pandemia poi hanno costretto a rivedere i piani: Beatrice ha infatti portato in tournée i brani di L’AB nel 2021, quando le normative poste a contrasto del covid-19 hanno subito alcuni allentamenti.
Proprio alcune ore dopo la prima data di quel tour, nel giugno del 2021, di getto ha scritto il suo ultimo singolo, pubblicato lo scorso aprile da La Tempesta Dischi. “Ho scritto Il Grande minimo solare a caldo, poche ore dopo la fine di un concerto a Musicultura. Dopo tanto tempo senza live, quella data mi ha rimesso in sesto, grazie anche a un pubblico molto accogliente. Suonare mi ha stimolato a rimettermi a scrivere.”
Così Beatrice scrive e racconta cosa succede nell’animo umano. Lo fa con una metafora di astrazione scientifico-astronomica, secondo la quale ogni 11 anni il Sole compie un ciclo che giunge a un minimo della produzione di macchie solari, provocando una diminuzione delle temperature sulla Terra e il possibile inizio di piccole ere glaciali. Una mancanza di solarità che attraversa le nostre vite: “Siamo molto meccanici. Viviamo in una realtà preimpostata, molto incentrata sulla personalità e poco sulla spiritualità. Siamo molto indifferenti rispetto a quello che accade intorno a noi. Non abbiamo, in altre parole, un centro di gravità permanente, che se invece coltivassimo ci porterebbe a stare tutti meglio.”
Beatrice cita uno dei suoi grandi maestri, Franco Battiato. I due sembrano assomigliarsi non solo per alcune produzioni, ma anche per la lucidità delle argomentazioni e la capacità di trasmetterle agli altri, attraverso una canzone o un’intervista, come in questo caso: “Sono tempi in cui si cerca poco la verità personale” – continua l’artista di origini marchigiane – “distratti da tante cose non si capisce più quali siano i propri talenti. Penso sia invece importante lavorare su sé stessi, per quanto sia fra le cose più difficili da fare. Manca la volontà di mettersi in discussione, come manca la fede in qualcosa, non necessariamente religiosa.”
Scava a fondo Beatrice, nella vita come nella musica. Il Grande minimo solare non è infatti il primo brano che chiama in causa teorie che cercano di spiegare alcuni fenomeni che riguardano l’essere umano. L’AB, per esempio, rifletteva sulla contrapposizione fra scienza e humanitas, per lasciarci -chi ama i cantautori nostrani conosce bene questa sensazione- con molte più domande che risposte. Beatrice ricerca, indaga, osserva e analizza il mondo circostante, annota tutto su una canzone e ce lo racconta con garbata fermezza e tagliente spirito critico.
Una differenza sostanziale però c’è fra tutti i brani composti prima de Il Grande minimo solare e quest’ultimo pezzo: è infatti il primo in assoluto cantato in italiano. Penso sia una scelta presa, per così dire, a tavolino, ma capisco presto da Beatrice che in realtà non è così.
“Mi è venuto spontaneo scrivere Il Grande minimo solare in italiano, come ho fatto con altri brani che senza rappresentarmi al meglio, sono rimasti in un cassetto. Cerco di mettermi a disposizione di quello che arriva e in questo caso ho sentito di non dover scrivere in inglese, ma in italiano.”
Parola dopo parola, Il Grande minimo solare sembra comporre un manifesto della contemporaneità. Sono molto attaccato ai messaggi degli artisti: sono strumenti quasi imprescindibili per provare a decifrare la realtà in cui viviamo. Bramo ancor di più per i testi dei cantanti che ti toccano dentro e pungolano la coscienza: ogni parola che ascolti è al posto giusto, non cambieresti nulla -ma proprio nulla- di quella canzone che parla così tanto di te -o del paese in cui vivi, dell’ultimo amore che hai avuto o che mai avrai- che potresti averla scritta tu, se solo ne avessi avuto le capacità. Ci accontentiamo quindi di ascoltarle, e non è certo una magra consolazione.
Tuttavia, per trovare al giorno d’oggi dei brani che un tempo si sarebbero definiti “impegnati” sembra che si debba scavare a fondo, senza neanche saper bene in quale direzione andare.
Chiedo a Beatrice cosa pensa del panorama musicale contemporaneo: “Oggi si ha un po’ più paura che in passato a fare uscire un progetto originale, fuori dai binari commerciali che sono sempre più guidati da mode e visualizzazioni. C’è, secondo me, un pubblico pronto ad accogliere musica un po’ più alternativa, le cui esigenze potrebbero essere soddisfatte se ampliassimo un po’ le vedute artistiche. A me piace molto quando gli artisti ci mettono qualcosa di loro, della loro personalità, rappresentando se stessi nei loro lavori.”
Ci salutiamo con una bella notizia: Beatrice sta maturando l’esigenza di fare un nuovo disco. Quando? È ancora presto per dirlo: “Io sono per la sincerità: fino a quando non avrò qualcosa da dire, non scriverò niente. Piano piano sento però che qualcosa sta arrivando. A proposito di dischi, a scrivere uno degli album italiani più belli di quest’anno ci ha pensato Manuel Agnelli, che ha da poco pubblicato “Ama il prossimo tuo come te stesso”. È un disco significativo e davvero molto intelligente. Ho grandissima stima di Manuel, sia come autore sia come musicista. Per questo motivo, mi sento molto fortunata a essere adesso in tour con lui: mi trovo bene, mi sento molto a mio agio. Manuel è un artista dal quale ho molto da imparare.”
Proprio Franco Battiato disse che “se sei un cercatore di verità, devi dire la verità, non puoi fingere.” In attesa di ritrovarla col suo prossimo disco, Beatrice ci ha raccontato la sua versione e a noi è piaciuta tanto.
Per ascoltare Il Grande minimo solare clicca qui.
Per l’immagine di copertina, credit to Luca D’Amelio.