Chi non conosce Palazzo Pitti, situato in pieno centro storico della città? Acquistato nel 1500 da Cosimo I de’ Medici e dalla consorte Eleonora di Toledo per trasformarlo nella nuova residenza granducale, Palazzo Pitti diventò nel giro di poco tempo il simbolo del potere esercitato dai Medici in Toscana.
Oltre alla casata dei Medici, fu abitato dagli Asburgo-Lorena e, dopo l’Unità d’Italia, dai Savoia. Se la storia del Palazzo è nota ai più, non tutti forse sanno che, fra le sue mura, si cela una curiosità tutta da scoprire.
La facciata di Palazzo Pitti è stata costruita utilizzando pietre più grandi alla base e altre più piccole nella parte superiore. Il Palazzo non è stato l’unico palazzo costruito con questo metodo a Firenze: altri palazzi infatti, come Palazzo Medici in via Cavour, sono stati edificati seguendo gli stessi dettami architettonici.
Se quindi la modalità di costruzione non è un’esclusiva di Palazzo Pitti, certamente lo sono due pietre, situate alla base della facciata, collocate alla sinistra guardando verso il portone centrale, precisamente sul bugnato rustico. Qui, fra le pietre più grandi e meno raffinate, sono state accostate due pietre sbozzate, completamente diverse fra loro: una lunghissima, l’altra cortissima.
A cosa si deve questo bizzarro accostamento? Secondo la leggenda, queste due pietre vennero accostate per volere di Luca Pitti in persona – ossia il committente del palazzo, signore influente di Firenze e rivale della famiglia dei Medici – per simboleggiare la sua potenza, rappresentata dalla pietra grande, e la debolezza degli altri signori della città, rappresentata da quella più piccola.
Sembra che fu lo stesso Luca Pitti a suggerire ai costruttori le caratteristiche che avrebbe dovuto avere il suo palazzo: fra queste, in segno di sfida nei confronti delle altre famiglie di Firenze, decise che il cortile sarebbe dovuto essere tanto grande da contenere al suo interno l’intero Palazzo Strozzi.
Una sfida che per il visitatore sembra continuare pure oggi.
Foto di copertina © Matteo Nannelli.