Benvenuto Cellini: il bronzo, il mito e l'istinto

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Volgiti indietro, e tien lo viso chiuso:
che se il Gorgon si mostra, e tu il vedessi,
nulla sarebbe del tornar mai suso.”

Malvagia, inquietante, senza pietà: Medusa è la terribile Gorgone invocata dai demoni della città di Dite, abitanti del sesto cerchio dell’Inferno dantesco. L’ira di queste anime prave si riversa sul Sommo Poeta e su Virgilio, la sua guida, mentre stanno tentando di passare, superando l’infima palude Stigia.

Ma chi è Medusa? E perché è così temibile? E che cosa c’entra tutto questo con lo scultore fiorentino Benvenuto Cellini?

Come nei più avvincenti film storici, scaveremo in un passato lontano e misterioso: un viaggio nel tempo che ci porterà esattamente nel cuore di Firenze, pronti a spalancare gli occhi di fronte ad un capolavoro unico.

Iniziamo col narrare questa celebre leggenda, facciamoci guidare dalle parole di Ovidio ne “Le Metamorfosi” ed immergiamoci nel mito.

“Del sangue, che dal collo tronco sparse
Medusa, in un momento fu formato,
E innanzi à Perseo ben guarnito apparse
Fuor d’ogni fede un gran cavallo alato.
Perseo montovvi, e subito disparse,
Che veder volle il mondo in ogni lato.
Si drizza contra il Sole, e non s’arresta,
Tenendo in man la mostruosa testa.”

Figlio di Zeus e Danae, l’esistenza di Perseo inizia tragicamente: il nonno Acrisio, re di Argo, allarmato da una profezia che aveva predetto la sua morte, proprio per mano del nipote, gettò Perseo e la madre nelle acque marine, dentro ad una cassa.

I venti spinsero i due in mare aperto ma la burrasca fece approdare la cassa sull’isola di Serifo e i due riuscirono a salvarsi. Qui viveva il tiranno Polidette, Danae diventò sua schiava e Perseo fu allevato ‘a palazzo’. Polidette era follemente innamorato di Danae che però non voleva saperne di sposarlo, intenta soltanto a crescere il figlio, fu così che il tiranno escogitò un piano per liberarsi di Perseo ed avere via libera con sua madre.

Indisse le proprie nozze con Ippodamia chiedendo come regalo di nozze un cavallo. Perseo non lo possedeva, per cui promise che avrebbe procurato a Polidette qualunque cosa egli avesse chiesto.

Ecco che il desiderio fu quello di ricevere la testa di Medusa, l’unica delle tre Gorgoni ad essere mortale, colei che con un semplice sguardo poteva pietrificare ogni cosa.

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Un’impresa impossibile.

Con l’astuzia e con l’aiuto di Atena ed Ermes, Perseo riuscì a procurarsi l’equipaggio per poter uccidere Medusa: sandali alati, una lama di diamante affilatissima ed uno scudo lucido come uno specchio.

Fu così che l’eroe raggiunse la grotta dove vivevano le Gorgoni e con una mossa arguta riuscì a decapitare il mostro, guardando la sua immagine riflessa nello scudo, in modo da poterla colpire senza incrociare quello sguardo mortale.

Perseo, vittorioso, con la testa di Medusa afferrata per la chioma, fatta di terribili serpenti, è il simbolo dell’eroe astuto, che usa la strategia e la furbizia per uccidere un nemico altrimenti insuperabile.

E come spesso accade, dalla leggenda, prende forma la storia.

Firenze, 1545, Cosimo I De’Medici, guarda dall’alto le vie della città, ammirando le bellezze che il Rinascimento ha scatenato nella culla della nuova civiltà.  La Signoria è tornata al potere spazzando via ogni velleità della Repubblica, rivelatasi soltanto una breve parentesi. Cosimo I sente il bisogno di suggellare il successo cancellando del tutto quella parentesi: tra le sue mosse, oltre a chiedere al Vasari di coprire ogni opera inneggiante alla Repubblica, intende celebrare il ritorno dei Medici con magnificenza.

Ecco che si affida ad uno strano, incredibile personaggio dal temperamento focoso.  Scultore sublime, istintivo, impetuoso, così devoto al suo lavoro da non fermarsi di fronte a nulla, pur di terminare un’opera: Benvenuto Cellini.

Cosimo I apprezzava molto il Cellini, tanto da tenerlo letteralmente “al soldo”, era, in sostanza, un artista stipendiato direttamente dai Medici. In questa occasione, il signore di Firenze, decise di affidargli una missione fondamentale, una scultura che celebrasse il genio politico della famigliaUna statua da erigere dove, se non nella Loggia dei Lanzi, quello spazio, all’interno di Piazza della Signoria, nato per officiare le cerimonie repubblicane e adesso prosciugato da ogni riferimento all’esperienza “falsamente democratica” e reso un “inno alla Signoria”. Uno spazio quasi magico dove sculture meravigliose sembrano danzare all’ombra del loggiato, con un armonia destabilizzante, una bellezza disarmante, che concede all’osservatore il solo diritto d’inchinarsi.

A Cellini spetta l’opera più vicina all’occhio del visitatore ed il soggetto da rappresentare è un monito di arguzia e un simbolo di rottura completa, inesorabile, col passato recente: Perseo con la testa di Medusa

L’eroe greco tiene in mano la testa del mostro agonizzante, sconfitto, ha tagliato la testa della Gorgone come Cosimo I ha spezzato l’esperienza repubblicana, con una sferzata decisa ed implacabile. Dal corpo agonizzante di Medusa fuoriescono viscidi  serpenti, che rappresentano le proverbiali discordie cittadine, da sempre minacce alla vera vita democratica.

La potenza del bronzo si scatena fino a 5 metri da terra, Perseo domina la Loggia mostrando ai passanti il trofeo di guerra. Incrociare lo sguardo del prode vittorioso è come scontrarsi con la leggenda, si percepisce sulla pelle un senso di potere, di successo. Ma ci sono altri aspetti di questo capolavoro che non possono essere trascurati, caratteristiche che escono dal concepimento concettuale e sfociano in quello materiale, ed ecco che prende forma un’altra storia, una storia in cui l’unico protagonista è Benvenuto Cellini.

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L’artista, appena rientrato a Firenze dopo una detenzione con l’accusa di Sodomia, intende superarsi, vuole stupire e decide di realizzare una scultura spettacolare, utilizzando tecniche classiche per raggiungere la perfezioneDecide di utilizzare il particolare processo “a cera persa”, procedimento tipico dei Greci antichi, creando una statua di creta vuota internamente, cuocendola e stendendedovi la cera. Successivamente la forma veniva ricoperta di altra creta e, uniti gli strati con dei chiodi, la statua veniva infornata. Sciolta la cera si versava il bronzo liquido ed infine si toglievano chiodi e creta e si rifiniva. Con questo procedimento s’impiegavano anni per terminare una scultura.

Cellini tentò quest’impresa epica e, come raccontato nell’autobiografia dell’artista, fu un vero e proprio calvario, durante il quale successe di tutto. Dalle pericolose febbri che lo afflissero, dovute alle esalazioni dei metalli, al malfunzionamento della fornace, che lo scultore, allo stremo delle forze, alimentò con le stoviglie di casa.  Nonostante lo scetticismo generale Benvenuto Cellini riuscì a portare a termine questo capolavoro di maestria e linguaggio. E probabilmente fu proprio per queste immense difficoltà, che lo portarono più volte a rischiare la vita, che decise di incidere il proprio ritratto sul retro della grande scultura.

Infatti, dietro la testa di Perseo, esattamente sotto la nuca dell’eroe epico, si possono scorgere, chiari ed inequivocabili, dei lineamenti umani: è l’autoritratto dell’artista.  Una sorta di firma, indelebile, decisa, folle, esattamente com’era questo personaggio straordinario, protagonista della scena manierista fiorentina

Chiuderemo questo racconto con le parole di un visitatore speciale della nostra città, che ha descritto in poche righe l’impatto con il Perseo di Cellini. Questo particolare turista si chiamava Charlie Chaplin e scrisse così:

“Una notte, con la piazza illuminata, fui attirato dalla figura del David di Michelangelo. Ma appena vidi il Perseo tutto il resto passò in seconda linea. Rimasi affascinato dallo straordinario equilibrio delle sue magnifiche proporzioni. Perseo, che leva alta la testa di Medusa col suo corpo patetico contorto ai suoi piedi, è l’epitome della tristezza, e mi fece pensare al mistico verso di Oscar Wilde: «Perché ogni uomo uccide ciò che ama». Nella lotta di quell’eterno mistero, il bene e il male, il suo scopo era stato raggiunto.”