Sans Soucis © Mahaneela

Sans Soucis: corpi, città, memoria

Lo studio di produzione creativa Sound Niccolò Studio ha ospitato la residenza artistica queer di Sans Soucis.

Ricerca artistica come atto politico e trasformazione personale: a Firenze si sono incontrati l’artista Sans Soucis, queer, black e decolonizzata, e Cori & Morgan, la coppia fondatrice dello studio di produzione creativa Sound Niccolò, che ha ospitato la sua prima residenza artistica nata dal desiderio di accogliere, ascoltare, offrire possibilità, ma anche di immaginare nuovi futuri comuni attraverso la creazione condivisa.

Sans Soucis ha esplorato una Firenze che si apre attraverso la musica e la memoria, attraversando il tessuto urbano e rileggendolo attraverso il proprio corpo e la propria storia, intrecciando danza, poesia, suono e riflessione. La città è diventata specchio e terreno di confronto, luogo di passaggio e radicamento per una narrazione che parla di cura, vulnerabilità e identità. Firenze è il punto di partenza di un viaggio che non è solo artistico, ma profondamente umano, in dialogo continuo con il passato coloniale e il desiderio di costruire nuovi linguaggi di appartenenza, capaci di scardinare narrazioni dominanti e creare connessioni sincere.

L’incontro tra Giulia – in arte Sans Soucis – e Cori & Morgan avviene nel 2018 a Londra. Nel 2022, Cori e Morgan si trasferiscono insieme a Firenze dopo anni a Londra e Amsterdam, portando con sé un bagaglio di esperienze in campo musicale. Grazie alla loro attività, danno vita a Sound Niccolò, uno studio musicale e creativo nel cuore del quartiere di San Niccolò, concepito come luogo di creazione e connessione, ma anche come spazio in cui far germogliare relazioni, idee e pratiche alternative.

Giulia, artista multidisciplinare con un percorso che intreccia canto, danza e produzione, incrocia il loro cammino a Londra nello spazio artistico in cui lavorava Morgan e il distributore per cui lavorava Cori che culmina in un progetto londinese a sostegno di giovani marginalizzati. Tra loro, nasce subito una collaborazione basata su affinità artistiche e politiche, che oggi prende forma nella prima residenza di Sound Niccolò, pensata come esperienza di co-abitazione, scambio creativo e ricerca personale e collettiva.

Durante la residenza, Giulia ha lavorato a stretto contatto con The Recovery Plan, che è stato fondamentale per la raccolta di risorse ed esperienze.

La residenza, della durata di dieci giorni, è stata uno spazio aperto e, soprattutto, di cura: una casa-studio, una rete di contatti, un invito alla contaminazione. Giulia ha scelto alcune realtà fiorentine con cui intrecciare un dialogo: tra queste la libreria L’ornitorinco e Il Bisonte, seguendo la traccia di una ricerca profonda e personale, che parte da una necessità urgente di interrogarsi. Il progetto infatti nasce dal suo ultimo album, concepito come gesto di protezione e definizione di sé, per approdare ora a una nuova fase: la decostruzione.

«Ho costruito un’identità per difendermi. Ora ho bisogno di disfarla, attraversarla, capirla. Sono black, queer e persona italiana. Ma soprattutto voglio avere la libertà di chiedermi chi sono, fuori da ogni eredità imposta. Il mio corpo è politico, ma anche vulnerabile. Voglio imparare ad abitarlo».

Sound Niccolò Studio Firenze
Sound Niccolò Studio © Sofia Milazzo.

Attraverso una mappa dei monumenti imperiali fiorentini, Giulia scrive poemi che riflettono sulla sua identità decolonizzata. Ogni visita diventa un atto di consapevolezza e ogni parola un frammento di resistenza e di riscrittura simbolica. Parallelamente, crea musica in risposta emotiva e sensoriale a ciò che vive in città, lasciando spazio all’ascolto e all’improvvisazione. Il risultato sarà un album multidisciplinare, un’opera che unisce poesia, danza e suono, destinata a culminare in una performance pubblica che vuole anche essere restituzione dell’esperienza aperta alla cittadinanza fiorentina e non solo.

Una condivisione intima e collettiva: «La trasformazione non è mai finita. Voglio mostrare i frammenti, i dubbi, la bellezza fragile di questo passaggio. Non è solo mio, è di tutte le persone che stanno attraversando qualcosa. È un invito a rimanere in uno stato di apertura, a non cercare risposte definitive».

Per Sans Soucis lo scopo non è solo artistico, ma profondamente politico: costruire uno spazio safe in cui sentirsi rappresentato. «La sicurezza nasce su due livelli: da una parte l’esposizione, il lasciarmi attraversare da Firenze, dalle sue contraddizioni, dalla sua storia coloniale. Dall’altra la costruzione di una rete: condividere risorse, trovare comunità, creare connessioni con chi, come me, ha bisogno di un luogo per esprimersi senza paura».

Cori e Morgan hanno voluto fare della loro casa un luogo di cura. «La cura è ed è stata la nostra bussola. Le difficoltà non sono ostacoli, ma occasioni per amplificare la voce di chi spesso subisce l’obbligo del silenzio.» Lo studio si propone come spazio decentrato, intimo ma connesso, capace di mettere in dialogo Firenze con il mondo.

La riflessione sullo spazio safe attraversa tutto il progetto. Per Giulia, è prima di tutto il corpo: «Sentirmi a casa nella mia fisicità, poter scegliere dove quel corpo viene rispettato. E poi i corpi insieme: la comunità che ti accoglie e ti fa sentire al sicuro». Per Cori, lo spazio safe è la relazione: «Sono le persone con cui ho costruito e continuo a costruire legami lungo il mio percorso, spesso ai margini o dove ci si riconosce e ci si sceglie. Sono legami che si trasformano e si rinnovano nel tempo, continuando a evolversi ed espandersi in sintonia con le nostre trasformazioni individuali… Lo spazio non è solo un luogo fisico, ma è qualcosa che si costruisce negli affetti, nella fiducia, nella reciprocità».

La residenza di Sans Soucis può essere considerato come il primo passo di un percorso che vuole trasformare la città, l’arte e le relazioni. Una proposta concreta per decostruire le narrazioni dominanti e restituire centralità alle soggettività queer, nere, marginalizzate. Firenze laboratorio di ascolto e reazione, sfondo vivo di un racconto che parla di cura, appartenenza e libertà.

Una narrazione che si espande, si moltiplica e si offre come possibilità per chi cerca casa, per chi cerca voce e per chi sceglie di attraversare la possibilità di ripensarsi.

Cover photo: Sans Soucis © Mahaneela

Informazioni sulla residenza a questo link