Gucci, in collaborazione con la rivista d’arte contemporanea Frieze, ha commissionato e prodotto dei film ispirati alle rivoluzionarie estati del 1988 e 1989 in cui quattro artisti di fama internazionale hanno indagato il fenomeno della house music e della rave culture.
Arrivo alla Gucci Garden Galleria incuriosita e intrigata da un luogo in cui arte, archivio, storia e moda si uniscono indissolubilmente in 3 piani di bellezza autentica. Mattia è stato il mio Virgilio personale che mi ha accompagnato tra le sale del palazzo storico situato in piazzale della Signoria, è stato un cicerone eccellente che nell’arco del pomeriggio mi ha guidato tra capi storici del brand di moda e opere d’arte contemporanee.
Passiamo accanto ad alcuni lavori di Alex Merry, un’artista eccentrica che con Gucci collabora assiduamente; lo sguardo va oltre alcune finestre dipinte dalla Merry e osserviamo una Firenze fantastica con chiari riferimenti alla pittura metafisica di de Chirico. Al primo piano, appena terminate le scale, vedo una stanza quasi del tutto buia… è lì che, a fine visita, mi attende una esperienza magica.
Il Cinema da camera mi avvolge con il suo velluto rosso, quasi una Black Lodge lynchiana, in cui il tempo sembra fermarsi. In questa atmosfera intimista, seduta su un divano dai richiami antichi, vengo trasportata in una comunità queer di New York City, in lotta contro il mondo per liberare movimenti, modi di essere, stati d’animo. L’artista Wu Tsang con “Into a space of love” indaga come l’house music newyorkese sia entrata in contatto con i giovani, lasciandogli in eredità la possibilità di esprimersi in maniera totalmente diversa e libera rispetto al passato. Concentrandosi sulla comunità afro e latina, siamo spettatori di testimonianze, performance e stili di vita che si intrecciano tra cultura underground e passione sfrenata per la vita notturna e i club.
“Into a space of love” è il primo di quattro proiezioni che si succederanno per tutto il mese di marzo per celebrare il 30esimo anniversario del periodo d’oro dell’acid house; tra le estati rivoluzionarie del 1988 e 1989 la musica elettronica esplode nella cultura giovanile partendo dal Regno Unito espandendosi in tutta Europa e anche negli Stati Uniti. Con “Second Summer of Love” gli artisti Wu Tsang, Jeremy Deller, Josh Blaaberg e Jenn Nkiru esplorano questo mondo sconfinato che ha modificato il modo di vivere negli ultimi trent’anni.
Qui, nel Cinema da camera del Gucci Garden è come se si racchiudesse l’emblema del concetto di Gucci e del suo direttore artistico Alessandro Michele: la contaminazione di stili, l’amore per tutto ciò che è passione, in tutte le sue forme. Vivere la settima arte all’interno di un luogo dove l’arte si respira in ogni stanza è quasi la conclusione naturale della visita al Gucci Garden, in un uroboro in cui storia e contemporaneità si intrecciano insieme al passato e al presente creando ancora storia e contemporaneità, in un’esperienza imperdibile.
Le prossime proiezioni:
fino al 14 marzo
‘Distant Planet: The Six Chapters of Simona’, Josh Blaaberg
15 marzo – 21 marzo
‘Everybody in The Place: An Incomplete History of Britain 1984-1992’, Jeremy Deller
22 marzo – 31 marzo
‘Black To Techno’, Jenn Nkiru
Articolo a cura di Giulia Farsetti