Lo scorso aprile il presidente degli Stati Uniti ha creato uno dei fondi di ricerca più consistenti nella storia (al pari di quello stanziato molti anni fa per studiare il DNA dell’uomo), destinato ad approfondire, in modo considerevole, le conoscenze su mente e cervello: il Brain Research Through Advancing Innovative Neurotechnologies (BRAIN) Initiative. Un progetto di circa 3 trilioni di dollari, spalmati in più di dieci anni di lavoro, che ha l’obiettivo di mappare miliardi di interconnessioni neurali che si ricollegano alle nostre funzioni più disparate e di cercare una giusta strada per la cura di alcune tra le malattie neurodegenerative più debilitanti per l’uomo, come l’Alzheimer. L’Europa ha fatto lo stesso, aprendo un altro fondo simile a quello statunitense per gli stessi scopi di ricerca dal nome Human Brain Project. Le cifre sono impressionanti e dimostrano come lo sviluppo della tecnologia che oggi abbiamo a disposizione finalmente ci permetta di studiare, nei minimi dettagli, le interconnessioni di un apparato che è oggi il più complesso ed il meno conosciuto del nostro corpo: di fatto, il più condizionante per quanto riguarda le nostre vite. Si apre quindi oggi un all in sullo studio del cervello.Si punta tutto lì, e lo si fa in buona parte perché ci siamo resi conto che è arrivato il momento in cui possiamo espandere questo campo di conoscenza, che se ben studiato, ci restituirà in modo esponenziale altri nuovi settori di sviluppo e di lavoro.
Migliaia di colleghi in giro per il mondo, solo nel settore delle neuroscienze, pubblicano in media 100 lavori di ricerca al giorno, provando a spiegare come funzionano dei piccoli spicchi di attività neurali ancora sconosciuti che di solito riguardano gli ambiti di maggiore interesse nello studio della mente: la memoria, l’attenzione, la percezione e le emozioni. Questi spicchi prima o poi dovranno essere sistemati insieme, come si fa con un puzzle, ed è quello che anche noi cercheremo di fare da oggi in poi. Suggerendovi l’entusiasmo mio e dei miei colleghi, in questo momento unico nella storia, cercherò di raccontarvi alcune tra le più interessanti scoperte che quotidianamente vengono fatte in materia.
Spero di non trovarmi vestito come Piero Angela di grigio, marroncino e verde sbiadito, e ammetto fin da subito che utilizzerò spesso e volentieri la mia lente teorica privilegiata, che è quella psicoanalitica, cercando di integrarla con le altre discipline che si occupano di psiche e cervello. Per quanto mi riguarda, il motivo nella scelta della psicoanalisi inizialmente fu legato all’interesse per lo studio dell’inconscio, ovvero quella parte del nostro pensiero che sfugge alla nostra coscienza, ma che con questa ha sempre a che fare. Un po’ come quando, durante un viaggio in treno, seduti a fianco del finestrino, sovrappensiero vediamo scorrere un’infinità di paesaggi, persone, luoghi ed oggetti: di per sé non ne guardiamo nessuna, ma in realtà le vediamo tutte. Ecco che oggi tutte le teorie della mente riconoscono l’esistenza e soprattutto l’importanza della parte non coscienziosa della nostra mente. Alcune mie speculazioni quindi potrebbero risultarvi ostiche o non facilmente commestibili, ma, spero, mai tossiche. Cercherò, inoltre, di mantenere basso il mio livello narcisistico, meglio super-egoico, con il quale, chi fa il mio lavoro per un verso, ma anche chi partecipa alla vita sui social network per un altro, deve spesso fare i conti.
Buon procedere e buon anno.
MARIO PUCCIONI
Twitter: @MarioPuccioni