ZEB: pittura, pensiero e contraddizioni

Zeb, davide fedi

Dieci anni fa scompariva misteriosamente il noto writer e pittore toscano.

Un giorno di fine primavera del 2008 la Polizia di Livorno recupera una Fiat Palio lasciata lungo la statale del Romito, poco distante dal ponte di Calignaia. L’auto abbandonata è di proprietà di David Fedi, quarantenne livornese la cui scomparsa è stata denunciata dalla famiglia un mese prima. Anche la celebre trasmissione della RAI Chi l’ha visto? si è occupata di lui.

Zeb, davide fedi

David Fedi, writer e pittore, in arte ZEB, è considerato uno dei più talentuosi giovani artisti toscani. Già dalla fine degli anni ’90 è riconosciuta la modernità delle sue opere, esposte e apprezzate anche all’estero, per la scelta delle immagini e del colore. L’Università di Firenze gli ha fatto tenere un seminario sulla street art e il Comune di Livorno sta per rendergli omaggio con una grande mostra alla Fortezza Medicea.

Qualcuno teme un folle gesto, l’auto era vicino a quello che è stato ribattezzato il “ponte dei suicidi”, ma il cadavere non è mai stato rinvenuto, qualcun altro ipotizza un’operazione di marketing dello stesso artista per attirare l’attenzione. Nel suo appartamento tutto è in ordine, ci sono il cellulare, il passaporto e persino il manoscritto del suo primo libro. Aveva già preso accordi con una casa editrice per mandare in stampa quello che sarebbe dovuto essere un romanzo inchiesta sugli affari della malavita nel litorale. Pare abbia ricevuto delle minacce anonime per questo, gli inquirenti però non hanno rilevato niente di significativo in merito. O forse non sono andati abbastanza a fondo, ma questa è un’altra storia.

Zeb, davide fedi

Sono passati dieci anni e di ZEB non c’è nessuna traccia

Sparito nel nulla, lasciando dietro di sé quasi 400 opere, di cui un centinaio recuperate dal noto curatore d’arte Filippo Lotti che gli ha dedicato l’ultima mostra nel 2013, nonché alcune frasi dissacranti vergate in spray nero sui muri di Livorno, ormai scolorite dal tempo. La più celebre resta:

«Sono venti anni che mi pare di parla’ co’ muri!».

Per conoscere meglio l’arte di David Fedi, tramite il Montecatini Terme Contemporary Art, FUL ha incontrato la persona che gli è stata più vicina nel suo percorso artistico prima della scomparsa: Filippo Lotti, appunto.

«ZEB – fa notare Lotti – combina riferimenti alla pittura surrealista, Amedeo Modigliani, i fumetti (Diabolik in particolare) e la Pop Art. Tecnicamente proiettava sulla tela un’immagine e la distorceva o fondeva in un’altra, pur conservando una certa geometricità del contorno».
Al centro del quadro, si ripete quasi ossessivamente, lo sguardo minaccioso di Diabolik spesso insieme all’intrigante Eva Kant. Senza dubbio l’originalissima operazione della deformazione ha conferito all’artista una riconoscibilità assoluta, secondo Lotti «Pure Roy Lichtenstein usava sovrapporre retini tra lo spettatore e l’immagine, ma mai aveva avuto l’idea di deformare un protagonista del fumetto».

Meticoloso e preciso nelle pennellate, i suoi quadri, se osservati da lontano, sembrano stampe anziché acrilico su tela: «Queste peculiarità lo rendono non assimilabile ai moderni artisti di street art, bensì ai pittori veri e propri».

Tuttavia, chi lo conosce bene, coglie dietro le sue opere una sorta di amarezza nei confronti di una città che non apprezza la sua arte o peggio la invidia. Un’amarezza che ZEB ha bisogno di comunicare, scrivendo sui muri e dando sfogo al proprio disagio. A tal proposito il parallelismo con Diabolik è illuminante: come il personaggio delle sorelle Giussani è il genio del crimine che si vendica della società con il riscatto economico, così l’artista vuole riscattarsi, in quanto pittore, dalle contraddizioni della società e delle sue regole. «Questa intolleranza alle regole ha influito sul suo percorso, basti pensare che a partire dalla seconda metà degli anni ’90 ha avuto modo di collaborare con importanti gallerie e di partecipare a fiere d’arte nazionali, ma la sua incapacità di rispettare pur minime direttive commerciali lo ha portato a non assecondare il mercato dell’arte e le sue richieste».

Zeb, davide fedi

In ciò la raffigurazione di Diabolik assume una sorta di alter ego che sfida i mercanti d’arte perché, come diceva Picasso, «la pittura è lo strumento offensivo-difensivo contro il nemico».

«Contemporaneamente – precisa il curatore d’arte – il graffitaro che è in lui lancia messaggi con scritte taglienti che appaiono puntualmente sui muri, tutti rigorosamente firmati ZEB, sfidando non tanto chi si occupa del decoro urbano quanto la coscienza di chi legge. Ricordo Ha vinto il peggio perché il meglio è uguale a loro per citare una delle più famose a sfondo politico, dopo le elezioni del 2008».

Questi messaggi servivano a creare momenti di riflessione, in linea con alcune sfumature del suo carattere: la curiosità e la brama di conoscere. Una personalità complessa, che avrebbe potuto raccontare molto altro, e che si sarebbe sicuramente divertita a provocare e denunciare le contraddizioni dell’Italia odierna. «Pare che l’artista – conclude Lotti – sentisse su di sé un peso: vedeva certi fatti, li urlava tramite le sue opere, ma nessuno riusciva a comprenderlo».

Zeb potrebbe essere ovunque e noi ce lo auguriamo.

Il 16 dicembre scorso il Comune di Livorno ha ricevuto in donazione da Filippo Lotti e dalla sorella del pittore due quadri di David Fedi, adesso esposti alla nuova Biblioteca dei Bottini dell’Olio. Di lui rimane anche il fascicolo aperto in questura per allontanamento volontario, mentre in città girano voci che sia in Corsica o a Marsiglia a vivere un’altra vita.

Noi vogliamo credere che ZEB sia vivo e che, dovunque si trovi adesso, produca pittura ancora più moderna, con tecniche evolute e, magari utilizzando un altro pseudonimo, continui a scuotere le coscienze e a far riflettere sulle miserie della società del nostro tempo.

www.davidfedi.it

www.mocamontecatini.it