Senza dubbio, il ritratto di Giuliano de’ Medici della Sagrestia Nuova è la sua fotografia più conosciuta. Ci racconti come l’ha realizzata.
Volevo fotografare il volto della scultura in modo perfettamente frontale e provai a sporgermi dal ponteggio con il mio banco ottico per avvicinarmi il più possibile. Tutt’ora non riesco a capire le vere dinamiche e a replicarle.
Ha anche lei qualche ‘non finito’ come Michelangelo?
Be’ come ogni fotografo ho dei progetti ancora in itinere. Per esempio, devo completare quello sul Duomo di Milano e quello su Canova, così da avere nel mio repertorio la triade dei più importanti scultori italiani: ho fotografato Michelangelo e Bernini e mi manca solo lui di cui ho del materiale, ma non ancora sufficiente. Poi, è da trent’anni che fotografo scorci insoliti di Firenze. Io sono dell’idea che bisogna fare le cose per bene, metterle da parte e aspettare il momento giusto per tirarle fuori.
Articolo a cura di Fabrizio Gitto
Le fotografie sono di gentile concessione del maestro Aurelio Amendola