“Bucaiolo/a”: etimologia ambigua di un termine ambiguo

A Firenze rivolgersi a qualcuno chiamandolo “Bucaiolo” (con la dovuta aspirazione della ‘c’, in quanto intervocalica) non è esattamente un modo per fargli un complimento.

Ovviamente, a meno che non siate in compagnia di amici stretti e allora la goliardia non segue regola alcuna, esclusa quella del gruppo.
In realtà, questa parola ha una storia interessante e diverse possibili spiegazioni etimologiche. Come potete immaginare, deriva effettivamente da “buca” nel senso di affossamento del terreno.

Chi erano dunque, anticamente, i bucaioli a Firenze?

Tre sono le possibilità, legate alle diverse attività che si svolgevano nelle strade fiorentine ( e no, in questo caso, nessuna di esse ha a che fare con il meretricio).
Nel quartiere di San Lorenzo, i negozi e le attività commerciali si trovavano al di sotto del livello stradale, cioè “in buca” (motivo per cui, ancora oggi, molti ristoranti e trattorie storiche si trovano interrati e non al primo piano) e quando, all’ora di pranzo, passavano i carri con il cibo, i venditori urlavano:

“BUCAIOLI, C’E’ LE PASTE!”.

Spostandoci nel quartiere di Santarosa, incontriamo invece gli stradini: cioè coloro che per mestiere riparavano le strade, colmando le buche. Anche loro venivano chiamati Bucaioli.

C’erano poi i renaioli, coloro che dovevano raccogliere la rena dal fondale dell’Arno con una barca apposta: così facendo creavano delle buche da cui prendere la rena da usare nelle costruzioni. Quando il fiume era in secca, lavoravano sulla superficie del suolo e, all’ora di pranzo, le consorti dei renaioli, con il consueto garbo fiorentino, avvertivano che il pasto era pronto: “BUCAIOLI C’E’ LE PASTE”.

Ma perchè il termine è diventato un’offesa?

In una scena dell’arcinoto “Amici miei” a una non meglio identificata “bucaiola” viene dedicata una accorata canzone declamata di fronte a un pubblico di esimi ecclesiastici: “O BUHAIOLA TU MI TRADISCI”. La signora in questione, è accusata di essere fin troppo generosa in termini di distribuzione dei favori, oltretutto fingendo: appare evidente che, in questo caso, le buche da colmare non fossero quelle stradali, quanto quelle anatomiche fornite da Madre Natura. Per estensione, lo stesso significato si può applicare anche agli uomini, seppur dotati di altre cavità…Quando si dice l’uso lirico delle figure retoriche e l’amor di metafora: i fiorentini sono nati POETI, che non ve n’eravate accorti?

Rita Barbieri