Crisi settore moda, ne parliamo con l'imprenditore fiorentino Tommaso Santoni

crisi settore moda

Purtroppo stiamo andando incontro ad una crisi epica, ci sarà una drastica selezione, non solo di punti vendita ma anche di quei marchi meno affermati, meno solidi e le aziende indebitate o sottocapitalizzate. I brand impostano la collezione, fanno investimenti e programmano la produzione con grande anticipo, quindi questa contrazione potrebbe investire fino a due o tre stagioni a venire.

Già abbiamo il rischio di invenduto dell’estivo 2020, a cui si somma l’invernale 2021 – chi può fermerà o ridurrà la produzione – che a regola dovrebbe essere già stato mandato in produzione per la consegna tra giugno e luglio. In definitiva il sistema è molto stressato, con grande offerta di prodotti e in Italia pure di punti vendita, logico aspettarsi che per riequilibrarsi porterà ad espellere dal mercato chi è meno strutturato.

Il “made in Italy” uscirà ridimensionato da questa tempesta o ci saranno nuove opportunità? 

Per il made in Italy il discorso è diverso e magari non penalizzante nel medio periodo, forse si orienterà su un mercato più “regionale” anziché globale. A seconda di quanto dureranno le restrizioni di questa emergenza, che impattano sull’aspetto logistico, è probabile ci sarà l’esigenza di un ritorno delle produzioni in loco con sbocco di vendite a livello continentale…

Quindi è plausibile che vada rivisto un sistema dove una ditta europea produce in Asia per vendere in America, anche per tornare a tempistiche più ragionate e legate alle effettive esigenze del mercato. Una sorta di re-shoring forzato ma che potrebbe aprire uno scenario interessante.