I Medici VS I Medici Il Finale: la vera storia dietro la fiction di Rai Uno

Richard Madden e Annabel Scholey
Richard Madden e Annabel Scholey interpretano Cosimo e Contessina

Stavolta andiamo subito a scoprire quali differenze ci siano tra il Finale di Stagione de I Medici e la vera storia della grande famiglia fiorentina, riservandoci per la conclusione le nostre considerazioni.
Cosimo non difese la famiglia Albizzi dall’accusa di tradimento, anzi fu proprio lui a pronunciarla. Dopo l’esilio e la fuga di Rinaldo e dei suoi alleati alla corte di Milano, dai nemici di Firenze, Cosimo fu nominato Gonfaloniere di Giustizia e si occupò proprio degli Oligarchi. Furono allora dichiarati ribelli Rinaldo e Ormanno e decapitati i loro sostenitori rimasti a Firenze. Cosimo attuò quindi una politica anti-aristocratica che doveva, con le successive riforme, consegnargli il potere assoluto.
Il Papa spedì Giovanni Vitelleschi a riprendere Roma nel Settembre del 1434, prima del ritorno di Cosimo a Firenze. Dopo l’aiuto che aveva prestato a Eugenio IV (interpretato da David Bamber) nell’ostacolare l’insurrezione degli Albizzi a Firenze, Vitelleschi attaccò l’effimera Repubblica Romana di Fortebraccio, insorta, con il sostegno dei Colonna, contro il Papa per ottenere le libertà comunali dall’unica teocrazia europea della storia. Il Vescovo soldato compì atti di atrocità indicibile e risolse la situazione entro l’ottobre di quell’anno, senza l’aiuto dei Medici, ma il Papa attese dieci anni per tornare a Roma. Nel 1436 Vitelleschi divenne arcivescovo di Firenze.
Stuart Martin interpeta Lorenzo il Vecchio
Stuart Martin interpeta Lorenzo il Vecchio

I Medici non proposero alcuna tassa sui banchieri. Tantomeno per aiutare il Papa, che aveva ormai ripreso il potere su Roma, dunque non ci fu alcuna votazione in tal senso spinta da Piero dei Medici. Né ci fu alcun andirivieni di Cosimo tra il Palazzo di Via Larga e una Santa Maria Novella inspiegabilmente modesta e calata nella campagna, invece della maestosa cattedrale domenicana della città. E, soprattutto, nessun ripetitivo parlamento con Eugenio IV sul presunto omicidio degli Albizzi, mai avvenuto, e che di sicuro a un Papa che aveva appena ordinato il massacro dei propri concittadini a Roma non sarebbe importato.
Vero invece che Cosimo ebbe un figlio illegittimo dalla schiava circassa e che fu cresciuto da Contessina. Era uso comune che uomini ricchi e potenti avessero relazioni extraconiugali e figli, come Carlo, riconosciuti e accolti poi nella famiglia.
Lorenzo dei Medici non fu ucciso ma morì naturalmente nel 1440. Ammettiamo però che questo colpo di scena ci è piaciuto, ha arricchito la trama senza forzare troppo la realtà storica e ha toccato la nostra emotività. Quando Lorenzo (interpretato nella serie da Stuart Martin) morì, dopo una carriera brillante come capo della filiale romana del Banco e ambasciatore presso il Papa al Concilio di Ferrara (spinse lui per lo spostamento a Firenze), fu sepolto nella Basilica di San Lorenzo. I suoi figli, non visti nella serie, capostipiti del ramo popolare dei Medici, furono cresciuti dallo zio.
Guido Caprino interpreta l'enigmatico Marco Bello
Guido Caprino interpreta l’enigmatico Marco Bello

Non si capisce come Cosimo diventi signore della città e come eserciti il suo potere. Questo è il vero punto dolente dell’intera serie, che manca completamente il bersaglio nel descrivere la carriera di Cosimo il Vecchio e dei Medici, per un innaturale e miope buonismo. Il personaggio interpretato da Richard Madden diventa il padrone della Repubblica suo malgrado, semplicemente perché ricchissimo, senza alcun intrigo, anzi, mettendosi sempre dalla parte moralmente giusta della vicenda. Mancano, nella fiction, le politiche, le spregiudicate riforme, le manipolazioni elettorali che Cosimo attuò perché cadessero i suoi avversari e la Repubblica finisse irrimediabilmente nelle mani di un’unica famiglia. Emblematica la vicenda degli Albizzi, famiglia complessa trasformata in una macchietta negativa che semplicemente si autosconfigge affrontando Cosimo, e che viene eliminata non da lui, che anzi nella fiction li difende fino all’ultimo, ma dai suoi stessi alleati. I Medici finiscono per apparire come una famiglia priva di alcuna profondità psicologica, dipinti in un affresco bidimensionale più attento alla buona morale dei personaggi che alla loro storia. L’unico gesto politico rilevante di Cosimo raccontato su Rai Uno, l’elezione di un popolano tra i priori (come fa però a farlo estrarre a sorte? Sappiamo che manipolava le tratte, ma nella serie non si dice) si conclude in dieci minuti con l’omicidio del neo-eletto priore. Praticamente per non mostrare Cosimo come il grandissimo statista senza scrupoli che fu, Rai Uno lo trasforma in una nullità storica incoronata dal fato e dalla cattiveria dei suoi avversari, padrone passivo e aggressivo di una città risanata dalla sua integrità morale. (Abbiamo però apprezzato il documentario che la stessa Rai ha prodotto per raccontare, storicamente, le vicende medicee, ma che certo non basta a evitarci la delusione per un Cosimo così poco tridimensionale).
Dustin Hoffman interpreta Giovanni di Bicci
Dustin Hoffman interpreta Giovanni di Bicci

Un’ultima considerazione quindi va fatta: al di là delle licenze storiche, molte delle quali avremmo accettato se non apprezzato, il vero punto debole della serie è proprio il suo irrimediabile buonismo, che avvicina la fiction di Rai Uno ai molti sceneggiati di ambientazione biblico-evangelica (prodotti sempre da Lux Vide) piuttosto che a serie tv come House of Cards e Roma. Avremmo amato molto un astuto Cosimo il Vecchio, più simile al padre Giovanni di Bicci (lui, si, realistico e ben interpretato da Dustin Hoffman), che grazie alla propria visionaria comprensione dei tempi ormai mutati, riuscì a trasformare la Repubblica in una Signoria lontanissima dalle tirannie milanesi e romane di Duchi e Papi. Una criptosignoria che lasciò in piedi, con suprema abilità, le istituzioni repubblicane consegnando il potere in mano a un’unica persona. Cosimo esercitò la sua supremazia con sensibilità e astuzia, spietato, generoso e mecenate come sapeva essere, aprendo il mondo medievale all’Europa moderna. Una storia, la sua, che valeva la pena raccontare con onestà, quella che dobbiamo sempre ai grandi personaggi del nostro passato, ai padri del nostro presente. Con questo è tutto, attendiamo la seconda stagione, curiosi e un po’ delusi dalla prima. A tutti un saluto, ci rivedremo presto su Roba da Medioevo per tornare a scoprire e analizzare i fatti dell’attualità attraverso la storia.
NICCOLÃ’ BRIGHELLA