Imparare da Las Vegas. Il simbolismo dimenticato della forma architettonica

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Nel 1972 Robert Venturi, Denis Scott Brown e Steven Izenour pubblicano “Imparare da Las Vegas” (titolo originale “Learning fron Las Vegas”). Tradotto in ben 18 lingue, questo libro ha fatto molto discutere, entusiasmando e scandalizzando architetti di tutto il mondo, rafforzando le emergenti spinte postmoderniste di quel periodo. Oggi “Imparare da Las Vegas” è considerato un classico dell’urbanistica contemporanea, un’opera che ha introdotto concetti come quello di “sprawl”, e non solo. Grazie a questo libro le città americane e le metropoli dei paesi capitalisti sono state rilette in modo completamente nuovo.

Gli autori di “Imparare da Las Vegas”

L’opera nasce dall’incontro tra Robert Venturi, Denis Scott Brown e Steven Izenour. Il primo, classe 1925, è originario di Filadelfia. Si è formato negli Stati Uniti d’America e presso l’Accademia Americana di Roma. Lavora per lo studio d’architettura di Eero Saarinen e Louis Kahn. Nel 1966 pubblica “Complessità e contraddizioni in architettura”, stampato in Italia da Dedalo nel 1980. Riporta al centro del dibattito il tema della forma. Nel 1991 ha vinto il Pritzker Prize. Sua moglie è Denise Scott Brown. Lei è un’architetta e urbanista sudafricana che si è formata a Johannesburg, per spostarsi poi in Inghilterra. A Londra negli anni Cinquanta sperimenta con l’Independent Group di Reyner Banham, Alison e Peter Smithson, indaga la pop-art. Si trasferisce poi a Filadelfia, dove inizia a lavorare all’Università. Qui conosce il suo futuro marito Robert Venturi. Lavorerà nello studio Venturi and Rauch, che dal 1989 diventerà lo studio Venturi, Scott Brown & Associates. I due conosceranno anche Steven Izenour, architetto che ha lavorato per molti a Filadelfia presso lo studio VSBA.

Come nasce “Imparare da Las Vegas”

Nel 1965 Denis Scott Brown viene chiamata a insegnare presso la UCLA di Los Angeles. Approfondisce il tema delle road-town del sud-ovest degli USA. Nel 1965 decide di portare i suoi studenti del corso di progettazione di Yale a visitare Las Vegas. Con lei c’è anche suo marito Robert Venturi. La loro attenzione si concentra in particolare sui legami fra la comunicazione commerciale e la Pop art. Da questa esperienza sarà il primo nucleo d’indagine alla base di “Imparare da Las Vegas”.

Fonte: Pixabay Autore: pixelheart

Las Vegas come paradigma urbano

Il gruppo di ricerca analizza con attenzione la città di Las Vegas. La città diventa l’esempio perfetto della nuova città dell’Occidente capitalista. Qui si fondono linguaggi nuovi: quello della pubblicità, nuovi stili, un nuovo simbolismo architettonico. I segni e i simboli della via principale della città, nota come “Las Vegas Strip” creano una nuova tassonomia di segnali, di forme e di simboli. Las Vegas è una “non città” che si è sviluppata sulla crescita della sua strip.   

Las Vegas è un simbolo, ancora oggi continua a essere considerata la capitale mondiale dell’intrattenimento. Oggi vi si recano ogni anno milioni di visitatori. Nei casinò troviamo campioni di poker internazionale che disputano tornei milionari, così come tantissimi avventori che padroneggiano le regole di questo gioco quel poco che basta per sedersi a un tavolo verde. Troviamo curiosi, persone alla ricerca di una serata indimenticabile, amanti della musica e dello spettacolo. Qui lavorano centinaia di migliaia di persone. È ancora vivo il mito di Las Vegas e degli USA degli anni Cinquanta. La città resta ancora oggi un miraggio di colori e di suoni nel bel mezzo del deserto del Mojave, un’oasi kitsch e surreale.

Negli anni Las Vegas si trasforma in modo più tradizionale, venendo circondata da campi da golf, ma lo studio resta comunque paradigmatico. Rimane un paradigma con la sua cartellonistica, con il suo uso di massa dell’automobile, le luci al neon e le sue nuove tipologie architettoniche come lo shopping mall, il drive-in e il fast food. Queste forme sono diventate comuni in tutto il mondo occidentale e non solo. “Imparare da Las Vegas” ha portato alla luce delle trasformazioni che nel corso di pochi anni sono diventati dirompenti anche nelle vecchie città europee, introducendo concetti come lo sprawl e al junkspace.

L’opera ha fatto discutere tantissimo. Imparare da Las Vegas era stato giudicato un libro eccezionale dagli esponenti dell’architettura postmoderna, mentre invece era stato reputato totalmente inaccettabile da coloro che erano più vicini al modernismo. Il libro oggi è diventato un classico imprescindibile per chi si avvicina a certi aspetti dell’architettura e dell’urbanistica contemporanea.  

 Pixabay Autore: PatternPictures