Oreste Ristori, storia di un leggendario anarchico toscano

Oreste Ristori - BECC

Il più famoso anarchico toscano, fucilato dai fascisti al poligono delle Cascine nel 1943, ha avuto una vita avventurosa al limite dell’incredibile. Dall’esilio in Sud America alla partecipazione alla Guerra Civile Spagnola, la storia del giornalista libertario merita di essere riscoperta.

Qual è la ragione e l’attualità di ricordare un intellettuale che partito dalla Toscana visse in Argentina, Uruguay e Brasile e, tra carceri e persecuzioni, prese parte alla Guerra Civile Spagnola per poi finire fucilato dai fascisti?

Il giornalista libertario Oreste Ristori nacque nel 1874 a San Miniato (in località Poggio al Pino) e fin da giovane frequentò il circolo anarchico di Empoli – dove i suoi genitori contadini si erano trasferiti per lavoro e discutevano di politica nelle osterie – ma per la sua attività politica fu arrestato numerose volte come “sovversivo”. La prima a soli 18 anni nel 1882. Dopo i moti in Lunigiana del 1894 il governo Crispi avviò un’ampia azione repressiva sugli anarchici e Ristori, insieme a altri compagni, è arrestato nuovamente nel 1895. Recluso a Porto Ercole, riesce a evadere dopo una rivolta ma, catturato e processato, stavolta è spedito a Pantelleria.

Tornato a Empoli alla fine della pena, comincia a divulgare l’opera di Errico Malatesta e collabora alla distribuzione del giornale I Tempi Nuovi. Nel 1898 con la crescita del movimento anarchico e operaio sa di avere nuovamente gli occhi addosso delle autorità per la sua propaganda politica, così ripara clandestinamente a Marsiglia dove già vive una numerosa comunità di italiani.

La gendarmerie lo arresta a Nîmes e lo rimpatria in Toscana. Nel 1899 inizia la collaborazione con il giornale socialista l’Avanti e l’anno dopo organizza una manifestazione per ricordare le vittime della Comune di Parigi. Ben noto alle autorità – negli archivi della polizia c’era su di lui un dossier che ne metteva in risaldo le doti di giornalista propagandista – viene spedito con domicilio coatto a Favignana. Nel 1901 è di nuovo rimesso in libertà e rimandato a Empoli, ma il clima ostile nei suoi confronti gli fa maturare l’idea di trasferirsi in Sud America.

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Nel 1902 decise di emigrare in Argentina. La sua autorevolezza come oratore gli valgono l’invito a partecipare a una conferenza al Centro Studi Sociali della Boca e diventa membro di redazione di Avvenire, l’organo dei gruppi anarco-comunisti argentini. Ormai tenuto d’occhio dalle autorità anche qui, lo arrestano per le sue idee sovversive dopo aver partecipato a un congresso della Federazione Operaia Argentina. Durante la deportazione risce però a fuggire e a scampare al fuoco della polizia gettandosi in mare, dove sarà salvato da dei barcaioli che lo portano in un luogo sicuro.

Il nome di Oreste Ristori inizia a essere celebre in tutti gli ambienti anarchici dell’America Latina, mentre lui sceglie di riparare a Montevideo.

Nella capitale dell’Uruguay incontrò il suo grande amore, Mercedes Gomes, con la quale a Buenos Aires avrebbe poi fondato con successo la rivista El Burro nel 1917. Nel 1904, invitato a San Paolo dall’amico senese Toni Boni, decide di stabilirsi con Mercedes in Brasile. Qui tiene conferenze e fonda il giornale La Battaglia, che diventa presto il più importante periodico libertario latinoamericano. Agli inizi del Novecento Ristori è il più importante propagandista anarchico di lingua italiana del Brasile. L’America Latina in quel periodo rappresentava un luogo dopo poter lavorare e organizzare reti transnazionali all’interno del movimento operaio radicale con una certa tranquillità.

La conoscenza diretta delle dure condizioni di lavoro di molti degli emigrati italiani in Sudamerica – si stima che tra il 1871 e il 1914 abbiano avuto luogo almeno 14 milioni di partenze dall’Italia – lo porta a scrivere il saggio Contro l’emigrazione e per questo si attira l’ostilità delle autorità brasiliane, che non gradiscono più la sua presenza sul territorio paulista. Mentre l’Europa è sconvolta dalla Grande Guerra, ristori torna così nuovamente a Buenos Aires e vive come giornalista direttore del già citato El Burro. Poi, nel 1919, in Argentina la situazione sociale si fa tesa. A gennaio di quell’anno scoppia una rivolta dei lavoratori e la repressione è durissima: la più violenta protesta popolare che sia mai accaduta nel Paese lascia un bilancio pesantissimo di un migliaio di morti e altrettanti arresti.

Ristori è nella “lista nera” dei soggetti pericolosi e viene espulso con imbarco coatto su una nave con destinazione Genova. Ma al largo di Buenos Aires si getta in mare e riesce a raggiungere a nuoto la costa uruguaiana! Dato che ha accolto con simpatia l’esperimento sovietico della Rivoluzione d’Ottobre del 1917, nel 1921 contribuisce all’organizzazione a Montevideo della Terza Internazionale che punta a fondare un partivo comunista dove la situazione socio-politica sembra più fertile: il Brasile. Proprio in questo Paese, quell’anno è stato pubblicato a Rio de Janeiro il Manifesto Comunista.

Protagonisti delle battaglie del movimento operaio, a causa delle persecuzioni poliziesche Oreste e Mercedes sono costretti a spostarsi spesso tra Argentina, Uruguay e appunto Brasile, dove stringono amicizia con un giovane destinato a diventare un grande della letteratura latinoamericana: Jorge Amado.

Nel 1922 il Partito Comunista Brasiliano è stato effettivamente fondato, ma il clima in Brasile è cambiato e nel 1933 anche qui è sorto un movimento politico che si richiama espressamente al Fascismo mussoliniano. Nel 1935 un fallito tentativo di rivolta comunista è sfruttato come pretesto dal governo del presidente Vargas per arrestare gli stranieri dediti a ogni attività politica. Così, nel 1936, a causa della sua partecipazione alle agitazioni popolari, Ristori decide di rientrare da solo in Europa. Dopo una breve tappa in Italia – dove tira una brutta aria perché ormai il regime fascista è al potere da oltre dieci anni – sceglie di raggiungere le brigate anarchiche in Spagna, per unirsi alla resistenza anti-franchista. Alla fine della guerra civile, con la sconfitta del Fronte Popolare, si rifugiò a Parigi per provare a ricongiungersi con Mercedes. Ma, nel 1940, le autorità francesi lo arrestano come clandestino e fu rimpatriato ancora, costretto stavolta dalle autorità fasciste all’obbligo di residenza a Empoli.

Ristori se ne starà tranquillo per un po’, lavora come tipografo, ma il 25 luglio 1943 è uno dei primi a organizzare a Empoli una manifestazione per festeggiare la caduta di Mussolini. Nuovamente arrestato, è inviato a Firenze al carcere delle Murate. Il 2 dicembre i fascisti della Banda Carità lo fucilarono al parco delle Cascine come rappresaglia contro un’azione partigiana insieme a tre compagni antifascisti. Si dice che sia morto cantando l’Internazionale. È sepolto al cimitero dei Cappuccini di Empoli, dove la Federazione Anarchica Empolese cura tutt’oggi la tomba e ne tiene viva la memoria per diffondere la sua incredibile storia.

Oreste Ristori, come Garibaldi, è stato una sorta di “eroe dei due mondi”, un internazionalista convinto e uno tra i primi pensatori italiani di quell’epoca a comprendere l’importanza delle reti d’idee transnazionali. Quelle idee, rafforzate dal confronto nelle società d’oltreoceano, avrebbero poi dovuto tornare in Europa per sconfiggere i regimi fascisti, i dispotismi e le ingiustizie.

A Empoli è intitolata una piazza a suo nome e una serie di associazioni locali hanno fatto richiesta all’amministrazione comunale di dedicargli un monumento.

Illustrazioni: ©Alessandro Beccari/ BECC