Firenze capitale d'Italia, dove si trovava il Senato?

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Un breve ripasso storico per ricordarci quando e perché Firenze è stata capitale d’Italia ma soprattutto quanto quegli anni abbiano influito sulla Firenze moderna.

Firenze è stata la seconda capitale del Regno d’Italia, dopo Torino e prima di Roma. La storia di Firenze Capitale dura solo sei anni, dal 3 febbraio 1865 al 30 giugno 1871. Fu una parentesi in una storia più ampia, di strategie di potere e ragnatele d’interessi più fitte. La storia di Firenze Capitale si inserisce in quella della nascita del Regno d’Italia e del suo espandersi, nonché in quella delle relazioni internazionali dell’Europa dell’epoca.


Il Granducato di Toscana si era disciolto da sei anni quando Firenze divenne la capitale del Regno d’Italia, con l’abdicazione di Leopoldo II avvenuta il 21 luglio 1859 (con la fine della seconda guerra d’indipendenza italiana) e il continuo assorbimento al nascente stato italiano, proclamato, poi, il 17 marzo 1861.

Nel 1864, il governo italiano presieduto da Marco Minghetti, in seguito alla convenzione di settembre firmata con Napoleone III, decise il trasferimento della capitale del Regno d’Italia da Torino ad un’altra città che fosse in posizione più centrale e più protetta (vi era già il profilarsi della terza guerra d’indipendenza). Tale città doveva inoltre essere più vicina a Roma, considerata già da Cavour la “necessaria capitale” del nuovo Stato ma ancora sotto il potere temporale del Papa e della Chiesa cattolica che poneva ancora il suo scettro sul Lazio.

Febbraio 1865 Firenze diventa capitale d’Italia

La Gazzetta Ufficiale del 3 febbraio 1865 recitava: “Questa mattina alle ore otto, S.M. il Re è partito da Torino per Firenze, accompagnato da S.E. il Presidente del Consiglio dei Ministri, Generale Alfonso La Marmora”.
Il re si stabilì a Palazzo Pitti, scegliendo il lato della Meridiana, che gli permetteva maggior libertà di movimento ma anche di riservatezza – durante le uscite e le entrate dall’edificio. In realtà, nel periodo di Firenze Capitale, Vittorio Emanuele II trascorse molto del suo tempo nella sua tenuta di caccia nel parco di San Rossore a Pisa.

La Camera dei Deputati fu insediata a Palazzo Vecchio, così come il ministero degli Esteri; il Senato fu invece collocato negli Uffizi. La Presidenza del Consiglio e il ministero dell’interno furono allestiti a palazzo Medici Riccardi. Il ministero dei Lavori Pubblici si insediò nel convento di Santa Maria Novella mentre il ministero dell’Istruzione al convento di San Firenze.

Il 18 novembre del 1865, il nuovo Parlamento si insediò nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio dando il via alla IX legislatura del Regno d’Italia. A presiedere la Camera dei Deputati fu chiamato l’avvocato Adriano Mari, deputato eletto a Campi Bisenzio.

La storia di Firenze Capitale non è segnata da grandi avvenimenti pubblici visto il periodo di guerra che l’Italia stava attraversando e la poca presenza del re Vittorio Emanuele II. La storia di questi sei anni ha però inciso molto sul tessuto sociale e urbano di Firenze.

Il risanamento della città

Con l’arrivo della Monarchia e del Governo, circa 30.000 persone si trasferirono a Firenze nel giro di un anno: burocrati, personale di corte e varie mansioni che solitamente vengono svolte ove si trovi il centro politico di uno Stato. Questo cambiamento importante, non salutato con troppo furore dai cittadini fiorentini, portò a cambiamenti ben più importanti nel tessuto urbano della città, inaugurando il così detto periodo del “risanamento di Firenze”, conclusosi poi nel 1895. Le necessità di una capitale moderna, sulla falsariga delle maggiori capitali europee, dettero impulso al cambio di volto della città, per adeguarsi al nuovo ruolo, attraverso l’opera urbanistica di Giuseppe Poggi. Le Cascine, all’epoca vasta piazza d’armi costruita per le esercitazioni militari, si trasformano in un parco. Si realizzano il Viale dei Colli e il Piazzale Michelangelo; furono abbattute le antiche mura di Firenze e al loro posto, sul modello di Parigi, si realizzarono i viali di circonvallazione, che culminano nel piazzale Michelangelo. Vennero costruiti numerosi nuovi alloggi e venne creato Campo di Marte per le attività militari – su imitazione del Campo Marzio dell’antica Roma, e vennero avviati lavori idraulici per il contenimento del fiume Arno.

In questo periodo il costo della vita sale come i tributi che i cittadini devono versare per tutte le opere di ammodernamento della città.
La storia di Firenze Capitale si conclude il 3 febbraio del 1871, con l’approvazione della legge. 33, a seguito della conquista di Roma (avvenuta il 20 settembre 1870) e l’unità d’Italia.

Nel maggio 1871, il Parlamento, ancora operante in Palazzo Vecchio, approva la Legge delle Guarentigie che regolerà i rapporti fra Stato italiano e Chiesa fino al 1929. È l’ultimo atto politico di rilievo prima del definitivo trasferimento a Roma. Quando l’apparato statale lascia la città alla volta della nuova capitale, Firenze si svuota con la stessa velocità con cui si era riempita e interi quartieri rimangono sfitti.

La storia di Firenze Capitale è sembrata a qualcuno una sbornia, lasciando dietro di sé un fallimento (economico e sociale) e pochi reali benefici. Innegabile però il suo ruolo nel percorso di unificazione dello Stato italiano, preferita per la sua storia a città come Napoli e Bologna, inserendosi, ancora una volta, nella storia della penisola italica.

Articolo a cura di Michele Manfrin

Foto di copertina by ladante.it